Prosegue il reportage di VocediNapoli.it sulla cosiddetta Mappa della Camorra di Napoli. La zona presa in esame va da Santa Lucia fino al Museo Archeologico Nazionale, correndo lungo tutti i vicoli che sbucano su via Toledo. Stiamo parlando, quindi, dei fenomeni malavitosi e dei clan di una vasta area che si estende dal mare al centro storico della città, dal Pallonetto di Santa Lucia al Cavone passando, ovviamente, per i Quartieri Spagnoli. Zone sotto il controllo di clan diversi che negli anni si sono susseguiti con guerre e faide.
Questa parte della città ha vissuto un periodo, dalla fine degli anni ’80 agli anni 2000, in cui si sono verificati continui cambiamenti relativi agli assetti criminali per il controllo del territorio. Il clan predominante della zona era quello dei Mariano che a partire dai Quartieri Spagnoli estendeva il suo dominio sulle aree confinanti grazie alle alleanze strette (e spesso interrotte) con gli altri sodalizi storici: gli Elia per quanto riguarda il Pallonetto, i Lepre per quanto concerne il Cavone. Ma con gli anni, anche per merito delle brillanti operazioni condotte dalla magistratura e delle forze dell’ordine, il potere di queste organizzazioni si è indebolito. Si sono dunque creati dei vuoti riempiti da giovani leve che hanno dato vita a nuove organizzazioni. Queste ultime sono spesso sostenute da grossi clan che non agiscono direttamente sul quartiere ma che attraverso l’aiuto di “gruppi satelliti” hanno interesse ad estendere il loro dominio sul centro della città.
Da sinistra, Ciro Mariano, Marco Mariano, Anna Terraciano, Ciro Lepre e Antonio Elia
QUARTIERI SPAGNOLI – Marco, Salvatore e Ciro Mariano. Sono loro i tre ras della famiglia dei cosiddetti Picuozzi (dal nome del caratteristico cordone che ciondola dal saio dei monaci) che hanno dominato i Quartieri per almeno 20 anni (dagli anni ’80 in poi). La loro storia è caratterizzata da una violenta faida con il clan Di Biasi, detti anche Faiano, protagonisti di una sanguinaria guerra anche con il sodalizio dei Russo (il cui boss era Domenico Russo, meglio conosciuto come ‘Mimì dei Cani’ ucciso proprio dai Faiano nel 1999) negli anni ’90. I De Biase ne uscirono vincitori e con l’appoggio dei Giuliano di Forcella, si insediarono nelle attività illecite del traffico di stupefacenti e del racket. La guerra tra loro e i Mariano inizialmente spostò gli equilibri di potere verso i De Biase, ma i Picuozzi avevano un “curriculum” troppo importante, così come le loro alleanze con i sodalizi dei Contini, dei Mallardo e dei Licciardi. Infatti, dopo aver sistemato una faida interna con gli scissionisti Cardillo-Ranieri (detti rispettivamente Beckenbauer–Polifemo) che ha insanguinato la zona negli anni ’90, l’organizzazione dei Mariano è riuscita a tornare in auge per il controllo di quel territorio che aveva sempre “gestito“. Tutto ciò, complice anche il fatto che dal 2007 al 2009, ci sono stati numerosi arresti ai danni dei De Biase e diversi omicidi perpetrati dai Mariano ai boss dei Faiano.
Nel frattempo a Montecalvario, nella zona denominata delle Chianche opera ancora lo storico clan dei Terracciano. A capo dell’organizzazione criminale c’era Salvatore Terracciano detto ‘Ó Nirone’ morto dopo una lunga malattia nel novembre del 2016. L’antico sodalizio era alleato proprio dei Mariano e dell’Alleanza di Secondigliano (Contini-Mallardo-Licciardi). Con gli anni si è adattato ai nuovi equilibri espandendo il suo potere economico con investimenti finanziari in Toscana. A capo dell’organizzazione ci sarebbe, attualmente, il genero di ‘Ó Nirone’, Daniele Bellisomi (marito di Emanuela Terracciano che si è costituita nel 2009 per un omicidio avvenuto nel 2008 e poche settimane fa ha finito di scontare la sua pena tornando in libertà), noto alle autorità per aver stretto rapporti con la mafia siciliana (Cosa Nostra). Attualmente il clan è stato indebolito da diversi arresti e operazioni portate a segno della giustizia italiana che ne hanno confiscato i beni anche al di fuori della Campania. Ma tra i Mariano e i Terraciano non sono sempre state rose e fiori. Infatti nel 2010 è stato ucciso Francesco Terraciano, fratello di ‘o Nirone colpevole di aver tradito il boss dei Picuozzi, Marco Mariano. Il 3 maggio 2017, la squadra mobile di Napoli ha individuato e arrestato i killer colpevoli dell’agguato. Atri tre arresti eccellenti sono stati fatti dalla Squadra mobile, il 19 giugno 2017, per l’omicidio di Raffaele Iannaccone, massacrato di botte il 13 agosto del 2005. Dopo 12 anni gli investigatori hanno arrestato per l’omicidio Eduardo e Francesco Terracciano rispettivamente figlio e nipote del boss Salvatore ‘o Nirone. Con loro è stato arrestato anche Salvatore Equabile anche lui nipote di ‘o Nirone. Il 23 settembre del 2017 è stata scarcerata Anna Terraciano, sorella di Salvatore. L’evento è stato festeggiato con l’esplosione di fuochi d’artificio. Ma la libertà della donna è durata ben poco, infatti la 54enne conosciuta come ‘a Masculona è stata arrestata di nuovo l’8 novembre, con l’accusa di aver minacciato un imprenditore costretto ad assumere 3 disoccupati vicini al clan Terraciano. La donna è poi deceduta a causa di una malattia nel luglio del 2019.

Le guerre continue e gli arresti hanno decimato nel tempo il clan Mariano dando vita ad uno scenario attuale frammentato e disomogeneo. Marco Mariano è in carcere ed è diventato collaboratore di giustizia. Salvatore Mariano è stato arrestato in Spagna mentre era latitante e Ciro Mariano da pregiudicato è stato assolto dopo una sentenza emessa dal Tribunale lo scorso ottobre. Quest’ultimo è stato poi scarcerato il 17 aprile 2018 dopo ben 27 anni di detenzione. Grande festa tra i vicoli di Montecalvario per il ritorno a casa dell’ormai 67enne ex boss e capo famiglia dei ‘Picuozzi. Il 24 maggio del 2018 c’è stata una sentenza del tribunale di Napoli che ha condannato diversi affiliati del clan Mariano, tra cui Mario Savio. Assolto Enrico Ricci e suo figli Gennaro. Questa situazione di enorme difficoltà per il sodalizio dei Mariano ha permesso l’emergere del sodalizio dei Ricci, supportato dalla famiglia Saltalamacchia, che ha esteso il suo predominio sull’intera zona. L’organizzazione è retta da Enrico Ricci (detto “Giacumino ‘e fravulella” per una parentela che lo lega al clan D’Amico di Ponticelli), ex commerciante, e dai suoi due figli Marco e Gennaro. Il clan Ricci è alleato con gli eredi dei Sarno, i D’Amico (anch’essi denominati ‘fravulella‘), con i Mazzarella (in realtà sembrerebbe con alcuni suoi ex affiliati) e con esponenti dei Frizziero, gruppo egemone della Torretta. Le principali attività illegali gestite dal sodalizio sono relative ad un circuito estorsivo, caratterizzato da numerose strutture alberghiere, locali notturni e di intrattenimento ed ormeggi per grosse imbarcazioni da diporto. Il potere dei Ricci deve fare i conti con il clan Esposito del Cavone, divenuto molto forte negli ultimi anni.
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Insomma, l’area è contesa e “governata” dai clan Ricci ed Esposito (tranne che per la parte territoriale delle Chianche dominata dai Terracciano) che hanno riempito il vuoto lasciato dai Mariano. La guerra vede protagonisti, attualmente, in modo indiretto anche altri clan come quel che resta della ‘paranza dei bimbi‘, i Mazzarella e i Contini. All’occorrenza questi sodalizi stringono e disfano alleanze con i “vicini” Elia e Lepre, ma anche queste due ultime organizzazioni criminali, per quanto radicate sul territorio, sono state indebolite da diverse operazioni di polizia condotte dalle autorità giudiziaria e antimafia. In questo scenario gli equilibri dei Quartieri Spagnoli restano sempre precari, infatti, basta ricordare il tentato agguato di capodanno avvenuto nel dicembre scorso nella zona tra la Pignasecca e Montesanto, nuovo segnale di una probabile guerra tra i Ricci e gli Elia e tra i Lepre e gli Esposito.
PALONETTO DI SANTA LUCIA – Se i Quartieri Spagnoli sono la “porta” per Chiaia e via Toledo, il Pallonetto di Santa Lucia lo è per la zona mare e quella parte di città definita la Napoli bene e molto frequentata dai turisti. Il Pallonetto è un reticolo di viuzze a ridosso di Piazza del Plebiscito e del Monte di Dio. A dominare incontrastato da anni sulla zona è il clan Elia. Le attività principali a cui è dedita l’organizzazione criminale sono l’estorsione e lo spaccio di droga. Il blitz avvenuto lo scorso 17 gennaio e che ha inferto un duro colpo al sodalizio degli Elia, ha portato alla luce la catena di montaggio che c’è dietro il confezionamento di droga. La camorra utilizzava bambini e donne per impacchettare dosi di cocaina e per portarla ai diversi acquirenti (in seguito a questa operazione, il tribunale dei minori ha stabilito la sospensione del diritto genitoriale per alcune famiglie criminali coinvolte, trasferendone i figli presso una casa famiglia fuori regione). Inoltre il 22 febbraio è stata arrestata la figlia minorenne di 17 anni di una delle donne fermate nel precedente blitz di gennaio. La giovane è accusata di spaccio di sostanze stupefacenti per conto dell’organizzazione criminale, con l’aiuto della sorellina di soli 7 anni ora affidata ad una casa famiglia. Il predominio degli Elia sul territorio è stato messo a dura prova con la guerra contro i Ricci. Questi ultimi sarebbero coinvolti nel ferimento, avvenuto nel 2015 durante un agguato, di Michele Elia Jr nipote del boss Michele Elia. Il giovane, detto Michele ‘e Tribunale, fu arrestato per aver sparato nel 1996 (in modo casuale e alla sola età di 18 anni) ad un turista canadese.
Il clan già nel 2015 è stato indebolito dalla giustizia italiana grazie agli arresti dei ras Antonio e Renato Elia. Nonostante ciò, il sodalizio storico del Pallonetto ha continuato ad essere egemone nella zona anche dopo gli anni trascorsi a fasi alterne tra alleanze e guerre con i Mariano, i De Biase e i Russo. Tuttavia la forte ascesa del clan Ricci ha creato non pochi problemi agli Elia. Infatti, secondo gli inquirenti, la faida che caratterizza l’intera zona è proprio quella tra gli Elia e i Ricci. Per questo, secondo quanto riportato dalla relazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), gli Elia avrebbero stretto un’alleanza con i Lepre, l’organizzazione che con gli Esposito si contende il territorio del Cavone. Esempio di una situazione poco serena, è una delle tante “stese” avvenute su via Toledo, ad angolo con via Nardones, lo scorso novembre. Azione che vide protagonista le giovani leve degli Elia e che ha portato all’arresto il figlio del boss. A rincarare la dose riguardo lo scontro tra gli Elia e i Ricci, ci hanno pensato le dichiarazioni del pentito Ciro Saporito, ex affiliato al clan dei De Biase–Faiano, che ha raccontato agli inquirenti come il sodalizio degli Elia aveva organizzato un agguato contro Gennaro Ricci figlio più piccolo del boss Enrico ‘fravulella‘. L’omicidio, poi sventato dalla polizia, sarebbe dovuto accadere il 31 ottobre del 2008 presso lo stadio San Paolo.
Il 30 gennaio all’onore delle cronache è emerso il clan Farelli. Un blitz dei carabinieri ha permesso l’arresto di 19 membri del sodalizio accusati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi, esplosione di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico, usura, favoreggiamento di latitanza e ricettazione. Il gruppo criminale sarebbe egemone tra i Quartieri Spagnoli e il Pallonetto di Santa Lucia.
CAVONE – Zona a ridosso della parte finale di via Toledo, che prosegue con piazza Dante e via Pessina e che porta al Museo Nazionale. Il Cavone è costituito da quei vicoli che compongono l’Avvocata, area confinante con Materdei, Salvator Rosa e via Francesco Saverio Correra. Insomma una zona che confina con il centro storico, la Sanità e soprattutto con i Quartieri Spagnoli. Il clan egemone è quello storico dei Lepre, organizzazione criminale che opera sul territorio dagli anni ’80 e che è stata protagonista dei periodi di pace e di guerra con i sodalizi confinanti dei Mariano e degli Elia.
Il clan, da sempre attivo nel giro dello spaccio di droga e delle estorsioni è stato decimato negli ultimi anni da arresti davvero importanti. Su tutti quello del boss Ciro Lepre detto ‘O Sceriff, avvenuto nel 2012. Quest’ultimo è scampato ad un attentato del 2005 i cui mandanti non sarebbero stati i Misso della Sanità ma i Di Biasi che, come dichiarato da alcuni collaboratori di giustizia, avrebbero voluto fare uno sgarro ai Mariano. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il potere dei Lepre sul territorio è stato messo in discussione dal sodalizio degli Esposito. Questi ultimi erano affiliati dei Mazzarella, poi abbandonati per entrare in sintonia con i nuovi clan emergenti come quelli della “paranza dei bimbi” e con la storica organizzazione dei Contini.
Gli Esposito si sono insinuati nel territorio entrando in rotta di collisione con i Ricci. Ma la guerra di cui sono protagonisti gli Esposito è proprio quella contro i Lepre. Infatti, questi ultimi, anche se indeboliti, non sono scomparsi. Anzi, secondo la DIA, il potere è nelle mani delle donne che sono le vere e proprie reggenti dell’intero clan.
Rispondendo colpo su colpo, i Lepre si sono ripresi il controllo delle piazze di spaccio, motivo per il quale la faida con gli Esposito è culminata nel duplice omicidio avvenuto nell’agosto scorso in vico delle Nocelle: dopo un presunto summit tra gli Esposito, i Sibillo, i Contini e i Giuliano, che aveva l’obiettivo di instaurare un nuovo regime camorristico nella zona del centro di Napoli, i killer hanno teso un agguato a Salvatore Esposito, boss dell’omonimo clan, che era in compagnia di Ciro Marfè affiliato ai Contini. Si ipotizza, ma senza alcun riscontro investigativo, che a ordinare l’agguato sia stato proprio il clan Lepre, tornato con forza sulla scena camorristica napoletana, che con questa azione ha vendicato l’omicidio di Carmine Lepre (fratello di Ciro), avvenuto nel settembre del 2014. Il 14 marzo 2017 a Torre Annunziata è stata arrestata proprio la figlia di Carmine e nipote di Ciro. La donna, 33enne, è stata fermata dalla guardia di finanza dopo un breve inseguimento. La nipote del boss Lepre appena avvistato il posto di blocco ad opera delle fiamme gialle ha fatto inversione con l’auto ed è scappata via. A bordo della vettura, sotto il sedili anteriore lato passeggero, i militari hanno trovato 19 pani di hashish.
Vasto e Poggioreale: viaggio nel regno del clan Contini
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