La guerra di religione in Ucraina. La frammentazione della chiesa ortodossa, la scissione di Kiev da Mosca. La mediazione di Bergoglio
Ortodossi contro ortodossi. Cristiani contro cristiani. In Ucraina sta accadendo quello che in Europa non si vedeva da secoli: una sorta di nuova guerra di religione. Uno scontro teologico che questa volta non ha come protagonisti le principali fedi dell’Islam (sunniti e sciiti) o la sua contrapposizione all’ebraismo. A ‘combattersi’ sono l’ortodossia russa e quella ‘scissionista’ ucraina. Sullo sfondo il Vaticano con Papa Francesco pronto a mediare per la pace. A perdere la vita sotto l’artiglieria russo-ucraina, migliaia di civili di religione cristiana, ortodossa o cattolica che sia.
La guerra di religione in Ucraina
Il ‘conflitto’ è iniziato nel 2018. Era il 15 dicembre, con la benedizione del Patriarca Bartolomeo I è nata la chiesa ortodossa ucraina. Un’entità indipendente da Mosca e sorta grazie ad un ‘concilio di riunificazione‘ che ha unito Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina. Per autocefalia si intende il principio di legittimità. Ovvero il riconoscimento ufficiale di un credo da parte delle autorità ecclesiastiche di riferimento.
Kirill il Patriarca e Primate di Mosca e di tutte le Russie
Lo scisma causato dagli ucraini è rimasto indigesto sia a Vladimir Putin che al Patriarca Cirillo I, ovvero Kirill, capo della Chiesa ortodossa di Mosca e di tutte le Russie (cioè della grande Russia, il territorio con Mosca capitale, della Russia Bianca, la Bielorussia, e della piccola Russia, ovvero dell’Ucraina). La ‘ribellione’ degli ortodossi ucraini ha indisposto il Cremlino, colpito dall’allontanamento di Kiev anche dal punto di vista religioso. Ma ha infastidito soprattutto Kirill, che ha visto sfuggire al suo controllo gli ortodossi ucraini. La vicenda ha gelato anche il rapporto tra lo stesso Kirill e il Patriarca Bartolomeo I. Ad oggi Cirillo I è uno dei principali sostenitori del regime putiniano e dell’invasione russa in Ucraina.
L’autocefalia concessa dal Patriarca Bartolomeo I
Eletto il 22 ottobre del 1991, oggi 82enne, Bartolomeo I di Costantinopoli, Patriarca della chiesa ortodossa, ha fatto dell’unione delle chiese ortodosse e del loro avvicinamento alle altre fedi i due obiettivi principali del suo mandato. Essendo di origine greca e cittadinanza turca (la Grecia è uno dei paesi in cui è molto radicata la religione cristiana ortodossa, Costantinopoli corrisponde all’attuale Istanbul), Bartolomeo I ha sempre dimostrato molta sensibilità rispetto alle altre religioni, soprattutto a quella ebraica e a quella musulmana. I suoi rapporti con la chiesa cristiana cattolica sono molto buoni. Con Papa Francesco il dialogo è sempre stato saldo e aperto. I due sono stati spesso protagonisti di incontri e iniziative ecclesiastiche congiunte.
Nel 2016 grazie a Bartolomeo I si è tenuto sull’isola di Creta il primo concilio delle chiese ortodosse dopo lo scisma del 1054 d.c. dalla chiesa di Roma. All’appuntamento era assente Kirill. Eppure, fin dal suo insediamento, il Patriarca di Costantinopoli si è battuto per la ricostruzione delle chiese ortodosse sovietiche dopo la dissoluzione dell’Urss. Ma i contrasti con Mosca sono diventati troppo aspri: sul tavolo la leadership della fede ortodossa. Il tutto è ‘esploso’ con il riconoscimento da parte di Bartolomeo I della chiesa ortodossa ucraina. Sono dello scorso 28 marzo le parole pronunciate dal Patriarca di Costantinopoli per la pace, contro una guerra definita “irragionevole” e per il presidente Zelensky che “costituisce un’importante ispirazione per tutto il popolo ucraino in lotta per il mantenimento della sovranità nazionale“.
Epifanij il Patriarca e Primate Metropolita della Chiesa ortodossa ucraina
È diventata memorabile la foto con Epinij, neoeletto Primate Metropolita della Chiesa ortodossa Ucraina, affiancato dal presidente ucraino Poroshenko. Siamo appunto nel 2018 e la neonata chiesa ortodossa di Kiev ha avuto tutto il supporto della politica. Il governo ucraino non era mai stato così vicino all’Europa e all’Occidente. Mai così lontano dall’influenza russa. L’immagine ha immortalato le due massime cariche ucraine all’interno della cattedrale di Santa Sofia a Kiev. Al leader che aveva sfidato il Cremlino era stato riservato un palco d’onore all’interno della chiesa. Una novità per chi, nell’immaginario ortodosso, era abituato a vedere la coppia formata da Putin e Kirill come massima ed unica espressione del potere politico unito a quello religioso. A Mosca quella fotografia ha fatto saltare i nervi sia dello Zar che del Patriarca. Nel 2019 in Ucraina ci sono state le elezioni ed è stato eletto presidente Volodymyr Zelensky.
Papa Francesco e la diplomazia del Vaticano
Ha pregato incessantemente per la pace. Ha baciato la bandiera ucraina. Anche se non ha mai fatto diretto riferimento a Putin e Kirill, non ha risparmiato dure critiche nei confronti di chi ha scatenato la guerra in Ucraina e di chi l’ha benedetta. In sintesi Papa Francesco ha affermato: “Gesù, la fede e la religione non possono essere usati per uccidere il prossimo. Non si possono bombardare i civili in nome di Dio“. Bergoglio ha attivato tutti i canali diplomatici possibili per cercare di distendere gli animi e i rapporti tra Kiev e Mosca. Un lavoro che sta facendo sponda tra le principali sedi governative europee, Whashington e Istanbul. Il Pontefice che ha sempre lavorato per l’unità delle religioni, ha persino pensato di fare un viaggio in Ucraina. Un’idea che ha fatto storcere il naso al Cremlino. Allo stesso tempo, Papa Francesco si è dichiarato contrario al massivo invio di armi a Kiev da parte dell’Occidente.