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Camorra della Sanità: da regno dei Misso, alla faida tra Vastarella e Genidoni-Esposito

Continua il viaggio di VocediNapoli.it nel mondo della criminalità organizzata. La mappa della camorra del centro città è quasi al completo, ma mancava un tassello importante e relativo ad una zona che rappresenta uno dei fulcri di Partenope, nonché quartiere storico di Napoli: il Rione Sanità.

Come riportato dall’ultimo rapporto semestrale della DIA (Direzione Investigativa Antimafia), l’area è stata scenario, nel 2015 e nel 2016, di una cruenta faida tra gli Esposito-Genidoni-Spina (supportati dal gruppo capeggiato da Walter Mallo del rione Don Guanella di Miano) e i Vastarella (originari delle Fontanelle) alleati dei Lo Russo, i Capitoni di Miano oggi quasi tutti collaboratori di giustizia, e dei Licciardi della Masseria Cardone. Ma al vaglio degli investigatori, alla luce degli ultimi episodi di cronaca e in seguito all’uscita di scena del sodalizio dei Genidoni (dovuto agli arresti del baby-boss Antonio, della mamma Addolorata Spina e della moglie Enza Esposito, oltre che dagli omicidi – come quello di Raffaele Cepparulo avvenuto a Ponticelli – che hanno messo in ginocchio il clan), a contendersi il controllo del territorio sarebbero rimasti i Vastarella e i Sequino-Savarese. Ma per le autorità giudiziarie c’è un’altra organizzazione che è emersa prepotentemente negli ultimi mesi ed è quella dei Mauro, che hanno il loro fortino nella zona dei Miracoli. Quest’ultimo clan era prima alleato degli Esposito-Genidoni-Spina per poi, su spinta dei Lo Russo, appoggiare i Vastarella contro i Sequino.

Da sinistra: Giuseppe Vastarella, Antonio Vastarella, Fabio Vastarella, Pierino Esposito. In basso da sinistra: Salvatore Sequino, Antonio Genidoni, Raffaele Cepparulo, Emanuele Esposito.

La vicenda di Raffaele Cepparulo detto “Ultimo“: l’arresto dei killer e il coinvolgimento dei clan dell’area Est di Napoli

Misso hanno gestito il territorio fin dagli anni ’80. Il super boss dello storico clan è stato Giuseppe Misso detto ‘o Nasone e attualmente collaboratore di giustizia. Il sodalizio è sempre stato specializzato in furti e rapine di banche, uffici postali e furgoni blindati. Le altre attività illecite si concentravano tra i profitti dal controllo delle cooperative di ex detenuti, dell’usura, dai falsi, dall’oro e dal controllo delle gioiellerie. L’organizzazione era alleata dei Giuliano, dei Mazzarella e dei Sarno, mentre ha combattuto contro l’Alleanza di Secondigliano, in particolare contro i Licciardi. Spina nel fianco dei Misso, è stato il clan Vastarella che con l’uscita di scena di ‘o Nasone, ha controllato il Rione Sanità fino allo scoppio dell’ultima faida. Il boss del sodalizio è Patrizio Vastarella detto l’Immortale. Arrestato nel 2008 a Giugliano dopo tre mesi di latitanza, il capo clan è ancora in vita. Scampato di recente a diversi agguati (tra cui quello della Strage delle Fontanelle), l’Immortale avrebbe fatto perdere di nuovo le sue tracce. Secondo gli inquirenti e grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti, il boss è tenuto nascosto dalla sua organizzazione criminale proprio per proteggerlo da eventuali attacchi dei sodalizi nemici. Patrizio Vastarella, così come faceva da latitante prima dell’arresto, gestirebbe ancora le attività del clan contando sull’appoggio, anche logistico, delle organizzazioni criminali alleate dell’area Nord di Napoli.

La guerra che è scoppiata nel quartiere ha una valenza prima di tutto strategica. Infatti la Sanità rappresenta il “corridoio” che collega l’area nord di Napoli al centro della città. Di conseguenza l’intera zona è fondamentale per il prosieguo delle attività illecite, traffico di droga in primis, che coinvolgono diversi clan, proprio come i Lo Russo, il gruppo che fa capo a Walter Mallo e i Licciardi. Con la caduta del clan Misso, i Vastarella hanno imposto il loro regime nel quartiere andando anche a intimorire e minacciare le famiglie non esiliate e rimaste alla Sanità legate al boss ‘o Nasone. Queste azioni di guerriglia, presumibilmente messe in atto anche col supporto dei Lo Russo, sono state ricostruite dagli inquirenti a partire dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Misso Jr. Sarebbero proprio i camorristi pentiti ad aver motivato queste rappresaglie nel quartiere.

La faida ha conosciuto il suo apice all’inizio del 2015 quando ad essere ucciso è stato Ciro Esposito, detto ‘o Spagnuolo, figlio 21enne del boss dell’omonimo clan Pietro detto Pierino. Il giovane detiene un triste record: è la prima vittima di quell’anno essendo stato freddato il giorno dopo l’epifania. Il capo del sodalizio è sposato con Addolorata “Dora” Spina già madre di Antonio Genidoni, che è dunque il fratellastro di Ciro. Il padre di quest’ultimo e reggente dell’organizzazione criminale è stato ucciso a novembre dello stesso anno nel cuore della Sanità in piazza San Vincenzo. Ad aspettarlo in sella a uno scooter di grossa cilindrata un commando di killer che ha freddato Pierino Esposito con diversi colpi d’arma da fuoco. I dettagli dell’agguato sono stati ricostruiti dagli investigatori grazie alle dichiarazioni del pentito Carlo Lo Russo, mandante dell’omicidio. Proprio per questo omicidio l’8 maggio 2017 sono stati condannati all’ergastolo i presunti killer Luigi Cutarelli Ciro Perfetto.

A settembre dello stesso anno una stesa maledetta uccide per sbaglio Gennaro Genny Cesarano, un ragazzo di soli 17 anni che era con degli amici in piazza San Vincenzo nel cuore della SanitàA far luce sulla vicenda ancora una volta le dichiarazioni di Carlo Lo Russo che ha confessato agli inquirenti di essere stato il mandante di quell’azione intimidatoria costata per sbaglio la vita al giovane Cesarano. Grazie alle rivelazioni dell’ex capo dei Capitoni sono stati arrestati quattro affiliati del sodalizio: si tratta di Antonio Buono, Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto e Mariano Torre, tutti già detenuti per altri fatti di sangue. Del gruppo di fuoco – rileva la Procura – faceva parte anche un altro giovane: Vincenzo Di Napoli, 25 anni, ucciso nel dicembre del 2015 a Miano. L’atto intimidatorio rappresentava una risposta ad un’ulteriore stesa che il clan Esposito-Genidoni-Spina aveva messo in atto giorni prima nel fortino dei Lo Russo a Miano (con il supporto di Mallo).

L’omicidio del boss Esposito e di suo figlio ‘o Spagnuolo, ha scatenato la furiosa vendetta del sodalizio Genidoni-Esposito-Spina culminata nella fatidica e tragica strage delle Fontanelle. In quell’occasione sono stati uccisi nell’aprile del 2016 Giuseppe Vastarella Salvatore Vigna, e feriti Dario e Antonio Vastarella e Alessandro Ciotola. L’agguato è avvenuto nel fortino dell’omonimo clan e in particolare nel centro ricreativo “La Madonna dell’Arco“. I sicari entrati in azione all’improvviso e sparando all’impazzata hanno anche rischiato di colpire degli innocenti, tra cui dei bambini che giocavano in strada.

Ma i Vastarella non sono rimasti inermi e a maggio del 2016 hanno risposto colpo su colpo con l’uccisione, in un’autofficina a Marano, di Giuseppe Fabio Esposito, rispettivamente padre e fratello di Emanuele, ritenuto dagli investigatori il killer della strage delle Fontanelle. Successivamente, a giugno, è stato ucciso a Ponticelli, sempre in un circolo ricreativo, Raffaele Cepparulo, detto Ultimo, fedelissimo del clan Genidoni-Esposito-Spina così come testimoniano i tatuaggi in onore dei baby boss del clan. Quel giorno i killer, partiti dal Rione Sanità, uccisero anche un ragazzo innocente che si trovava all’interno del circolo: il 19enne Ciro Colonna.

Viaggio nel Rione Sanità, nel fortino dei clan: VocediNapoli a bordo delle volanti e sulle moto dei falchi

La faida è stata temporaneamente interrotta dall’azione delle forze dell’ordine. Infatti le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia hanno portato agli arresti del boss Antonio Genidoni, della mamma Addolorata e della moglie Enza. La scia di sangue però non si è fermata e ad agosto del 2016 a rimanere ucciso in un agguato nel cuore della Sanità è stato Vittorio Vastarella fratello del boss Giuseppe.

Ad ottobre, se la tempesta di piombo tra i Vastarella e i Genidoni sembrava terminata, ha iniziato a soffiare il vento di guerra tra i primi e il clan Sequino. Tra via Arena alla Sanità e vicolo Lammatari due persone a bordo di uno scooter hanno esploso diversi colpi d’arma da fuoco nei confronti di Giovanni Sequino, nipote del boss Nicola. L’agguato, con uno dei due del commando camuffato con una parrucca di color rosso, non è andato a buon fine e il giovane ras è sopravvissuto all’attacco.

Non passa neanche un mese che il 6 novembre un killer, con il volto coperto da una maschera, è entrato in azione in una cornetteria dei Colli Aminei aprendo il fuoco contro Antonio Bottone Daniele Pandolfi rispettivamente di 28 e 21 anni. Il primo è rimasto ucciso nel raid, mentre il secondo è stato ferito e poi ricoverato in ospedale. Gli inquirenti ritengono che l’agguato sia stato pianificato ed eseguito dai nemici dei Vastarella con cui i due giovani erano affiliati.

Sempre in merito ai colpi inferti dalla giustizia alla camorra, risalta un’operazione avvenuta a marzo del 2017. In questo caso i falchi della squadra mobile di Napoli sono intervenuti in via delle Fontanelle interrompendo un summit del clan Vastarella. Durante l’operazione sono state arrestate due persone e fermate altre cinque. Tra gli arrestati Fabio Vastarella, 32enne, nipote del boss Patrizio (con numerosi precedenti tra cui l’associazione mafiosa) e di Giuseppe e Vittorio Vastarella. Invece, tra fermati dalle forze dell’ordine, c’era Daniele Pandolfi il 21enne ferito durante l’agguato dello scorso novembre ai Colli Aminei.

Attualmente il contesto nell’area resta teso e caotico, pronto a scoppiare da un momento all’altro. Un esempio di questo clima burrascoso è dato dagli spari intimidatori contro la vetrina della famosa pasticceria Poppella. Quest’ultima rappresenta quasi un’istituzione nel quartiere e un’ipotesi al vaglio degli inquirenti potrebbe essere quella del racket. Le continue azioni di forza manifestate dai clan che si contendono il potere all’interno del quartiere sono causate da uno scenario tripolare: i Vastarella, i Sequino-Savarese e i Mauro. Secondo le ultime informative della Dia, i primi sarebbero alleati degli ultimi, con il boss “zio” Ciro Mauro che avrebbe dichiarato guerra ai secondi. In questo sono state di aiuto per gli inquirenti le dichiarazioni del pentito Mario Lo Russo. Non è però improbabile un accordo tra i tre sodalizi. La tregua garantirebbe un equilibrio, di certo debole, ma almeno allontanerebbe l’attenzione delle forze dell’ordine che hanno ormai acceso un faro fisso sull’intera zona che è di recente molto controllata. Insomma i clan eviterebbero una nuova faida pur di continuare a trarre profitto dalle attività illecite. Tuttavia è molto probabile che il sodalizio guidato da Salvatore Savarese, ex braccio destro di Giuseppe Misso, continui quella guerra iniziata da ‘o Nasone contro i nemici di sempre, cioè i Vastarella.

Il 3 marzo 2018, un maxi blitz della Polizia, che ha coinvolto ben 200 agenti, ha permesso di trarre in arresto 18 esponenti del clan Vastarella, tra cui il boss Patrizio Vastarella, la moglie Addolorata Staterini e il figlio Antonio. Diverse le accuse rivolte dall’autorità giudiziaria nei confronti degli affiliati al sodalizio, tutti aggravati dall’associazione mafiosa. Inoltre sono emersi, grazie alla dichiarazioni del collaboratori di giustizia Rosario De Stefano Salvatore Marfè, alcuni dettagli sulle attività, le faide e le alleanze dell’organizzazione.