Il boss dei Contini ha incontrato i vertici dei clan nemici mentre era latitante. L'obiettivo: finire la guerra e riprendere gli affari
C’è stata un’altra faida a Napoli che dopo quella tra la NCO (Nuova Camorra Organizzata) e la Nuova Famiglia, che ha coinvolto i principali clan camorristici della città. Da una parte l’Alleanza di Secondigliano (Contini – Licciardi – Mallardo) e dall’altra il cartello costituito dai sodalizi Misso – Sarno – Mazzarella. Una guerra che dall’area Est di Napoli si è estesa fino al centro. Infatti, l’obiettivo delle organizzazioni criminali è sempre stato quello di estendere la propria influenza a partire dal proprio quartiere di origine, per arrivare al cuore della città.
Per questo motivo non potevano che nascere dei contrasti tra i Contini, i Mazzarella e i Misso. I primi due sodalizi confinano sia nella zona del Mercato che in quella di Poggioreale, mentre i dissidi tra Eduardo Contini ‘ò Romano e Giuseppe Misso ‘ò Nasone sono nati per i traffici relativi al centro città (a cui erano interessati anche i Mazzarella già ramificati a Forcella grazie alla parentela con i Giuliano).
Per questo dalle udienze che si stanno tenendo in questi giorni presso il Tribunale di Napoli, sulla requisitoria tenuta dal sostituto Procuratore della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) Ida Teresi contro il clan Contini (pubblicate su Radio Radicale), è emerso come Eduardo ‘o Romano era pronto a mettere fine alla faida pur di salvaguardare gli affari. Nel profilo del boss è forte la caratteristica della diplomazia, elemento che gli ha permesso di evitare faide ed omicidi in favore della vena imprenditoriale del suo sodalizio.
Così sia con l’ausilio delle intercettazioni che dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Misso jr detto ‘o Chiatto (nipote del boss Giuseppe), è stato evidente come Eduardo Contini avesse incontrato almeno due volte (ma non è escluso che queste riunioni fossero state di più) i vertici del clan rivali. Un summit si sarebbe svolto a Volla (cittadina vesuviana in Provincia di Napoli) paesino in cui ‘o Romano era nascosto durante la sua latitanza. La fitta rete diplomatica che ha poi di fatto (insieme alle brillanti operazioni delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria) permesso la fine definitiva del conflitto (vinto dai Contini), è stata difficile da tessere. Anche perché Misso ha sempre avuto una convinzione, quella che sua moglie Assunta Sarno fosse stata uccisa da Giuseppe Ammendola, fedelissimo di Eduardo ‘o Romano.
Con i Mazzarella le cose sono andate diversamente, in questo caso la faida è stata più violenta e sanguinaria con agguati da una parte e dall’altra che si sono susseguiti verso la fine degli anni ’90. Dalla Pm Teresi sono stati riportati il ferimento di Luigi Catalano legato al clan Mazzarella, la volontà da parte di Luca Esposito (cognato di Ettore Bosti) che avrebbe voluto una punizione esemplare per i rivali che nel frattempo avevano colpito Giovanni Russo ‘o Suriciello per vendicare l’agguato ai danni di Francesco Barattolo, nipote dei fratelli Mazzarella.
Dieci morti in dieci giorni, ecco cosa ha provocato la faida tra i Contini e i Mazzarella. Anno 1998, i delitti che sono balzati all’onore delle cronache sono quelle del 14enne Giovanni Gargiulo e del padre dei Mazzarella, Francesco. Un duplice omicidio eseguito dagli uomini del clan Contini che avevano risposto con ferocia all’attacco degli eredi di Zaza. Questi ultimi avevano ucciso Emanuele Grasso e Ciro Varriale affiliati al sodalizio di ‘o Romano. Poi, le morti di Nunzio Mele, Sergio Annunziata e Natale Aruta, tutti è tre legati ai Mazzarella. La vendetta della cosca di contrabbandieri non si è fatta attendere, così è stato ammazzato lo spacciatore di origine slava Martin Acheski, imparentato con un pregiudicato dei Contini.