Dopo aver pubblicato gli approfondimenti relativi alle zone centrali del Pallonetto di Santa Lucia, i Quartieri Spagnoli e il Cavone e aver descritto le dinamiche criminali praticate dal clan Contini, continua il viaggio di VocediNapoli.it nella criminalità organizzata cittadina. Aumentano, dunque, i tasselli che servono a comporre il puzzle che rappresenta la mappa della camorra della città.
In quest’articolo si parla del clan Mazzarella, storica organizzazione che agisce su un territorio molto vasto che comprende una zona che va dal Mercato alle Case Nuove, fino a Poggioreale e San Giovanni a Teduccio. Il sodalizio trae origine dall’organizzazione gestita dal super boss Michele Zaza che sin dagli anni ’50, attraverso il contrabbando, è stato tra i ras dominatori della scena criminale napoletana e italiana insieme al fratello Salvatore. Zaza è stato protagonista, negli anni ’70, della sanguinosa guerra tra la Nco (Nuova camorra organizzata) di Raffaele Cutolo e la Nuova famiglia.
In alto, da sinistra verso destra: Emanuele Sibillo, Pasquale Sibillo, Gennaro Cozzolino, Francesco Pio Corallo, Gennaro Buonerba, Valerio Lambiase, Maria Buonerba, Guglielmo Giuliano
A partire dagli anni ’80 il timone dell’impero passò ai nipoti di Michele Zaza, i fratelli Mazzarella, i figli di Francesco Mazzarella (sposato con una sorella dei Zaza, Nunzia): Ciro, detto ‘o Scellone (deceduto nel settembre del 2018), Gennaro, detto ‘o Schizzo, e Vincenzo, detto ‘o Pazzo (deceduto in carcere il 5 novembre 2018). Il passaggio di consegne è avvenuto anche per l’arresto nel 1985 di Salvatore Zaza e della morte di Michele nel 1994.
FORCELLA-MERCATO-CASE NUOVE: Il regno dei Mazzarella è messo in discussione
In origine, il potere del clan Mazzarella è così diviso: Vincenzo si era insediato nel rione Luzzatti, nel quartiere di Poggioreale, Gennaro si insediò nella zona del Mercato, e Ciro si collocò a San Giovanni a Teduccio. Negli anni ’90 il sodalizio strinse un’importante alleanza con la famiglia dei Giuliano di Forcella grazie al matrimonio tra Marianna, figlia di Luigi Giuliano (oggi collaboratore di giustizia) e Michele Mazzarella, figlio di Vincenzo Mazzarella. In questo modo i “tentacoli” dell’organizzazione sarebbero potuti arrivare sino al centro di Napoli senza spargimenti di sangue. Ma la guerra arrivò lo stesso e interessò la zona del Vasto, infatti, una delle faide più violente della storia della città è stata quella tra i Mazzarella e i Contini. In questo periodo morì il padre dei tre fratelli, Francesco, ucciso nel 1998 all’età di 75 anni a Poggioreale. Successivamente, alla soglia degli anni 2000, i Mazzarella facevano parte di un nuovo e potente cartello che li vedeva alleati con i Misso del Rione Sanità e i Sarno di Ponticelli. Furono questi ultimi a rompere l’alleanza e a dare inizio ad una nuova fase di precarietà degli equilibri camorristici dell’area orientale di Napoli.
I SIBILLO E LA PARANZA CONTRO I MAZZARELLA- L’indebolimento del clan Mazzarella (nel 2006 è stato arrestato Francesco Mazzarella, figlio di Gennaro); nel 2009 è stato arrestato Salvatore Zazo (nipote di Salvatore e Michele Zaza). Il cognome ha subito una variazione a causa di un errore all’anagrafe. Gli Zazo rappresentano il ramo di Fuorigrotta della famiglia Zaza-Mazzarella che gestiva un ingente traffico di cocaina da Barcellona; sempre nel 2009, dopo due anni di latitanza è stato arrestato, a Santo Domingo, Ciro Mazzarella che ha favorito l’emergere di nuove organizzazioni che hanno scatenato una guerra a Forcella. Qui gli eredi dei Giuliano insieme ai Sibillo e alla Paranza dei bimbi, hanno generato una faida proprio contro il sodalizio dei tre fratelli eredi dei Zaza.
I GENIDONI-ESPOSITO, DALLA SANITÀ A FORCELLA – I Giuliano–Sibillo–Amirante sono in guerra aperta contro i Mazzarella–Del Prete–Buonerba (con questi ultimi due sodalizi che sostengono i Mazzarella nel centro storico della città). Dal 2014, fino al 2016, si è verificata una delle faide più sanguinose che si siano mai viste nel centro di Napoli. Attualmente lo scenario è poco chiaro in quanto i clan della cosiddetta Paranza dei bimbi sono “in agonia“, sia a causa di questa guerra di camorra, sia per i colpi messi a segno dalla giustizia italiana. Inoltre, i Sibillo e i Giuliano non sarebbero più alleati e la faida scoppiata tra loro si estenderebbe verso la Sanità e il Mercato destabilizzando gli equilibri criminali di queste zone. L’apice di questa guerra si è avuta a partire da luglio 2015 quando è stato ucciso Emanuele Sibillo, baby boss quasi 20enne di Forcella freddato da un colpo di pistola alla schiena e ‘scaricato’ privo di vita all’esterno dell’ospedale Loreto Mare. Dalle indagini è poi emerso che l’agguato è avvenuto in via Oronzio Costa (cuore del quartiere e scenario nel 2015 di diverse stese e sparatorie), zona dove risiedono i Buonerba, alias ‘Capelloni’. Gli inquirenti hanno sempre indicato questi ultimi come probabili mandanti ed esecutori dell’agguato (con il consenso dei Mazzarella). Una faida che ha provocato, sempre nel 2015, la morte di due giovani innocenti: Luigi Galletta, 22enne meccanico e Maikol Giuseppe Russo, 27enne ambulante. Il 17 maggio 2017 la polizia ha arrestato i presunti killer del baby boss Sibillo, dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Napoli, su indicazione della locale Dda (Direzione Distrettuale Antimafia).
Nel giugno del 2016 a morire è Raffaele Cepparulo 25enne e giovane ras proprio dei Barbudos (chiamati così perché gli affiliati portano una lunga barba) stanato nel quartiere Ponticelli. Cepparulo combatteva i Sibillo e la Paranza (e probabilmente, secondo il rapporto della DIA, anche i Mazzarella) per conto del clan Genidoni–Esposito (come testimoniano anche i suoi tatuaggi) della Sanità intenzionato ad espandere il proprio dominio sulle piazze di spaccio a Forcella. L’agguato sarebbe stato ordinato dai Vastarella, clan rivale dei Genidoni per il controllo della Sanità, anche se gli inquirenti starebbero valutando un’altra ipotesi: il raid potrebbe essere stato organizzato in risposta alla morte di Gianmarco Lambiase, 21 anni e membro del sodalizio dei Mazzarella, ucciso anche lui a Ponticelli nel marzo del 2015. Il 21enne sarebbe stato ammazzato proprio da Cepparulo. Ad agosto del 2016 è stato invece accoltellato Ciro Giuliano, figlio di Luigi Giuliano detto Zecchetella, e cugino del boss dell’omonimo clan di camorra. Successivamente c’è stato un continuo verificarsi di stese, raid e avvertimenti tra le organizzazioni criminali, troppo impegnate, da una parte nella faida e dall’altra a difendersi dai blitz dell’antimafia.
COSA E’ UNA STESA DI CAMORRA E PERCHE’ SI CHIAMA COSI’
Con i Sibillo e la Paranza dei bimbi indeboliti, i Giuliano che hanno provato ad approfittare dei passi falsi degli ex alleati ma che non sono in grado di contrastare i Mazzarella e questi ultimi che sono impegnati anche sul fronte San Giovanni contro i Rinaldi–Formicola, il centro storico di Napoli resta al momento una polveriera senza controllo e sempre pronta ad esplodere, insieme a quell’altro calderone rappresentato dalla Sanità.
Intanto, secondo gli inquirenti, ci sono grandi novità che hanno origine nel quartiere Mercato e che potrebbero avere delle ripercussioni anche a Forcella. Infatti Ciro Mazzarella (figlio di Gennaro ‘o Schizzo), arrestato nel 2009 a Santo Domingo dopo un periodo di latitanza, è tornato in regime di semilibertà nel suo “fortino” le Case Nuove, dopo essere stato scarcerato durante le ultime feste natalizie. Proprio quest’ultima vicenda, secondo la DIA (Direzione Investigativa Antimafia), sarebbe la causa delle tensioni che ci sono state nella zona durante le ultime settimane. Ciro Mazzarella è tornato e vorrebbe riprendere il controllo totale del territorio mettendo fine alla sanguinosa e storica faida contro il clan Rinaldi.
LE OPERAZIONI DELL’ANTIMAFIA- Ma nel frattempo anche la giustizia ha agito con forza. Infatti ci sono state alcune brillanti operazioni da parte della polizia giudiziaria. Pasquale Sibillo fratello di Emanuele è stato arrestato a Terni nel novembre del 2015 anno dopo un breve periodo di latitanza. Il 20 maggio 2016 sono state emesse dal tribunale diverse condanne a discapito del clan Del Prete–Ferraiulo. La punizione più severa è giunta contro il boss Salvatore Del Prete condannato a 20 anni di carcere. Il 3 novembre del 2016 un blitz della Squadra Mobile di Napoli, diretta dal primo dirigente Fausto Lamparelli, nella zona della Duchesca portò all’arresto degli eredi dei Sibillo: si tratta di Francesco Pio Corallo, 24enne, Luca Capuano, 19enne, e Luigi Raia, 19enne. I tre sono stati sorpresi in giro per le bancarelle degli ambulanti mentre incassavano la tangente e trovati in possesso di armi da fuoco.
Sempre a novembre del 2016 è stato invece condannato a 21 anni di carcere Luca Mazzone, ex promessa del calcio, affiliato di spicco dell’organizzazione dei Buonerba. Mazzone, 25enne, è coinvolto nell’omicidio di Salvatore D’Alpino legato al clan Sibillo. Condannato anche a 23 anni il killer spietato della Paranza Salvatore ‘o Maligno colpevole di aver ucciso il giovane Maurizio Lutricuso per un futile litigio causato da una richiesta di sigaretta all’esterno di una discoteca a Pozzuoli. Anche se invece, come raccontato agli inquirenti dall’ex boss Salvatore Amirante oggi collaboratore di giustizia, quel delitto sarebbe stato commesso da Vincenzo Costagliola.
Il 7 dicembre 2016 è stato arrestato Fabio D’Amico genero di Vincenzo Mazzarella, mentre si recava da latitante al compleanno della figlia. Il 16 dicembre del 2016 il colpo subito dai Mazzarella è molto forte: viene trovato e arrestato Salvatore Barile, nipote degli storici boss e reggente del clan mentre gli zii sono in galera o in fuga. L’arresto del ras è avvenuto a Pietralcina, luogo dove il criminale si era recato in pellegrinaggio insieme alla figlia. Inoltre, il 3 febbraio 2017, la polizia ha arrestato l’ultimo componente che ha partecipato all’agguato della Duchesca in cui furono feriti tre ambulanti di colore (e colpita a un piede da un proiettile vagante una bimba di 10 anni) “colpevoli” di non aver pagato il pizzo al clan. Tra i criminali coinvolti nel raid c’era anche Valerio Lambiase, fratello di Gianmarco ucciso in agguato a Ponticelli. Il 30 gennaio 2016 è stato arrestato invece Nicola De Martino, 23enne nipote di Guglielmo Giuliano, uno dei capi storici dell’omonimo clan. De Martino era ricercato per diversi reati di cui è accusato, tra i quali: traffico internazionale di stupefacenti, detenzione illegale di armi da fuoco e lesioni. Invece, il 16 marzo 2017 è stata arrestata ai Decumani, Vincenza Carrese, 25enne compagna del boss Pasquale Sibillo tuttora detenuto.
Nel 2020 è stato scarcerato Michele Mazzarella, figlio di Vincenzo ‘o Pazzo (deceduto in carcere nel 2018), dopo che l’anno prima era tornata in libertà la moglie, Marianna Giuliano, figlia di Luigi ‘Lovegino. Ad aprile 2021 un blitz dei carabinieri ha permesso l’arresto di 21 persone affiliate al clan Sibillo e la rimozione del busto dedicato al giovane boss deceduto nel 2015.
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