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Faida di Forcella, condannato a 21 anni ex promessa del calcio

Una passato promettente da calciatore con una trafila prima nelle scuole calcio cittadine, poi nelle giovanili del Formia e del Latina, in serie B.

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Poteva ‘sfondare’ Luca Mazzone, 25enne originario del Rione Sanità, o continuare a giocare nelle serie minori, invece con il passare del tempo ha abbandonato la sua passione perdendosi nella ferocia criminale dei vicoli del centro storico di Napoli. Col passare degli anni è diventato un fedelissimo del clan Buonerba, i ‘Capelloni’ di via Oronzio Costa a Forcella, al centro fino all’ottobre del 2015 di un violenta faida di camorra contro la ‘paranza dei bimbi’ (Sibillo-Giuliano-Amirante-Brunetti). Oggi, dopo l’arresto avvenuto poco più di un anno fa insieme a vertici dell’organizzazione criminale, dovrà scontare 21 anni di reclusione in carcere perché, tra le varie accuse, c’è quella di aver fatto da vedetta ai killer per l’omicidio di Salvatore D’Alpino, legato al clan rivale dei Sibillo, avvenuto il 30 luglio del 2015 all’esterno di una pizzeria di piazza Mancini a Napoli.

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Luca Mazzone

Il video dell’agguato, dove rimase ferita anche un’altra persona, è stato diffuso già da tempo dalla polizia di Napoli e testimonia la ferocia di una guerra di camorra che ha contrapposto babyboss per il controllo di piazze di spaccio ed estorsioni. Mazzone è stato incastrato dalle intercettazioni ambientali nell’abitazione Assunta “Susetta” Buonerba. sorella del giovane capo Gennaro, 23 anni. Nella casa della famiglia si pianifica l’omicidio di Salvatore D’Alpino, alias Tore ‘o brillante.

“Luchetto, butta un occhio… Quando ci sei tu in mezzo, succedono sempre le tarantelle…” sono queste le frasi che lo hanno incastrato. Lui ha cercato di discolparsi dicendo che la donna gli aveva mostrato una foto ma i giudici non gli hanno creduto. Per quell’omicidio, andato in scena sotto gli occhi di diversi clienti della pizzeria, sono stati condannati all’ergastolo quatto esponenti del clan Buonerba, per pene complessive per oltre 130 anni di carcere per i 13 imputati. Gli ergastoli sono stati inflitti a Antonio Amoroso, al boss Gennaro Buonerba, a Luigi Criscuolo e a Salvatore Manzio. Trent’anni di reclusione per Assunta Buonerba e Luigi Scafaro.