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La lettera di Alessia Pifferi dal carcere: “Mia figlia mi manca da morire”

Abbandonò la figlia Diana una settimana da sola in casa lasciandola morire: Alessia Pifferidal carcere – ha scritto una lettera diffusa da Telelombardia, nella trasmissione Iceberg.

La lettera di Alessia Pifferi dal carcere: “Conosco solo io la sofferenza che porto nel cuore”

Alessia Pifferi, la donna in carcere con l’accusa di aver fatto morire sua figlia Diana, ha scritto una lettera: “Mi sento vuota e spenta sia psicologicamente che nel cuore, mia figlia mi manca da morire ed il dolore è molto forte e intenso, ogni volta che chiudo gli occhi spero che tutta questa situazione sia solo un brutto sogno ed invece mi sveglio in carcere e mia figlia non c’è più“.

La donna ha poi proseguito: “A Diana facevo cucù e ridevamo come matte, poi si addormentava. Penso di sapere solo io il dolore, la sofferenza che ho nel cuore per questa situazione, ed il trauma che sto vivendo. Vorrei tanto tornare indietro se si potesse soltanto per riavere con me mia figlia“.

Sulla sua quotidianità la Pifferi spiega: “In casa avevo capito che se non si lavorava non si mangiava, ho fatto vari lavori nella mia vita anche se in nero; ma a me importava trovare dei lavori come pulizie, baby-sitter, assistevo un anziano anche come compagnia, pulizie in ospedale centro tumori, assistente alla poltrona”.

La madre di Diana poi aggiunge: “Per me quello che conta e contava era trovare lavori onesti e umili che mi consentissero di avere soldi in tasca per fare la spesa e per mantenermi ed io ogni fine settimana o ogni fine mese ero molto felice. Non sono mai stata una spendacciona grazie agli insegnamenti che ho ricevuto dalla mia famiglia. Ricordo che quando lavoravo avevo iniziato anche ad andare in vacanza da sola ed ero felicissima perché ero finanziariamente indipendente, ma in casa non doveva mancare nulla nel frigo”.

Lettera Alessia Pifferi