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Clan demoliti a Pianura, tutte le condanne in primo grado: torna libero il “leone” Orefice

Quasi due secoli e mezzo di carcere, 24 condanne totali (tra cui due ergastoli) e un’assoluzione. E’ quanto stabilito al termine del processo di primo grado, svolto con rito abbreviato, dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Napoli nei confronti dei due clan protagonisti della faida di Pianura: da una parte i Pesce-Marfella-Foglia, dall’altra i Mele-Romano. Un processo con rito abbreviato che ha visto il giudice accogliere le richieste del pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Francesco De Falco, titolare delle indagini assieme alla collega Celeste Carrano, che portarono la Squadra Mobile di Napoli ad eseguire, lo scorso 14 marzo 2017 un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 27 persone.

FAIDA TRA CUGINI – Una faida iniziata ufficialmente nel 2003 (ma degenerata negli ultimi 4-5 anni) dopo l’omicidio di Carmine Pesce, cassiere del clan Pesce-Marfella, ammazzato in un agguato dal gruppo Varriale-Mele che diede vita così alla scissione. Ad uccidere Carmine Pesce, secondo le indagini della magistratura, fu il cugino Giuseppe Mele, destinatario nel 2014 di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere insieme ad altre 5 persone.

I BOSS STANNO CANTANDO: POKER DI PENTITI A PIANURA

GLI ERGASTOLI – Condannati all’ergastolo Salvatore Marfella, 26 anni, figlio del boss Giuseppe Marfella, e Giuseppe Foglia, 28 anni. Entrambi, difesi dai penalisti Raffaele Chiummariello (Foglia), Raffaele Esposito e Mario Fortunato (Marfella), sono ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio di Luigi Aversano (alias Gigino ‘o musichiere), affiliato al clan Mele, avvenuto il 7 agosto 2013 in via Padula a Pianura. Il mandante, l’ex boss Pasquale Pesce ‘e Bianchina ha rimediato 15 anni e 4 mesi perché divenuto nell’estate del 2017, dopo due anni di carcere, collaboratore di giustizia. Coinvolto nell’agguato anche Lorenzo Carillo, che ebbe il compito di condurre dopo l’omicidio i due killer lontano da Pianura, condannato a 18 anni in continuazione di un’altra vecchia sentenza.

L’AGGUATO FALLITO AL RAS VINCENZO FOGLIA: LA PISTOLA S’INCEPPA

LE ALTRE CONDANNE – Agli altri imputati sono contestate, a vario titolo, accuse di associazione camorristica, droga, estorsioni, armi. I rivali del clan Mele, Giuseppe e Salvatore Mele, rimediano rispettivamente 16 e 18 anni. Otto anni invece a Giovanni Bellofiore, 10 per Emanuele Bracale, 8 per Alfonso Bruno, 6 anni e 8 mesi per Francesco Ceci (difeso da Chiummariello e coinvolto anche in una vicenda di estorsione relative alle case popolari),  8 anni a Rosario D’Angelo, 10 anni per Antonio Discetti, 14 anni e 8 mesi per Salvatore Luongo, suocero di Salvatore Marfella e titolare dell’autolavaggio degli orrori di via Padula, quello dove, nell’ottobre del 2014, venne violentato con un compressore un ragazzino di 14 anni.

ELEMENTI APICALI – Venti anni sono stati inflitti al super boss Giuseppe Marfella, in carcere già da diverso tempo. Il figlio, Mario, ne rimedia 18. Gli alleati dei Foglia, Vincenzo e il figlio Alfredo, rispettivamente 14 e 15 anni.  Rita Pepe, compagna del pentito Pasquale Pesce, è stata condannata a 3 anni e 4 mesi. Eugenio Pesce e Pasquale Pesce (classe ’68) rimediano 4 anni, Antonio Ricciardi (collaboratore di giustizia) 6, Enzo Romano 9 anni e 5 mesi. L’altro collaboratore di giustizia, Raffaele Dello Iacolo, alias ‘Toc toc’, gestore di una delle piazze di spaccio più renumerative nella zona di via comunale Napoli, è stato condannato a sei anni.  Assolto Salvatore Schiano.

LE TAPPE DELLA FAIDA DI PIANURA

CAOS CALMO – Dopo le brillanti operazioni di polizia e carabinieri (che il 14 febbraio 2017 fermarono i rivali in libertà dei Mele-Romano) la situazione sembra essere apparentemente tranquilla sul territorio di Pianura. Nel giro di due anni le forze dell’ordine, grazie anche al prezioso contributo dell’associazione Antiracket, hanno di fatto smantellato entrambe le organizzazioni criminali presenti sul territorio. Negli ultimi mesi sono finiti in carcere anche gli ultimi reduci del clan Pesce-Marfella e dei Mele: Vitale Perfetto, Antonio Bellofiore “alias Tonino 38“, sono stati assicurati alla giustizia. Irreperibile invece Pietro Sorrentino, 47 annum uno degli affiliati della vecchia guarda della cosca pianurese.

“IL LEONE” E’ LIBERO – Tornato in libertà già da diverse settimane Fabio Orefice, 33 anni, affiliato in passato al clan Mele e vittima di un agguato il 16 ottobre 2014 nei pressi della sua abitazione in via Luigi Santamaria. Fu ferito alla schiena da tre colpi d’arma da fuoco calibro 9×21, esplosi dai sicari del clan Pesce-Marfella. Riuscì a salvarsi barricandosi all’interno dell’abitazione. Medicato al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo, tornò a casa e pubblicò su Facebook un post di sfida ai nemici: “il leone è ferito ma non è morto…” con tanto di foto delle ferite riportate e di armi, facendo intendere, in tal modo, di essere pronto a vendicarsi. Fu arrestato il 30 gennaio 2015 perché, in concorso con un altro individuo al momento ancora ignoto, avrebbe sparato contro l’abitazione di un altro pregiudicato di Pianura, ritenuto sodale al gruppo criminale rivale.

FOTO E CONDANNE IN PRIMO GRADO:

Giovanni Bellofiore 8 anni

 

Emanuele Bracale 10 anni
Alfonso Bruno 8 anni
Lorenzo Carillo 18 anni
Francesco Ceci 6 anni e 8 mesi
Rosario D’Angelo 8 anni
Antonio Discetti 10 anni
Raffaele Dello Iacolo (alias ‘Toc Toc’) 6 anni (COLLABORATORE DI GIUSTIZIA)
Alfredo Foglia 15 anni
Giuseppe Foglia ergastolo
Vincenzo Foglia 14 anni
Salvatore Luongo 14 anni e 8 mesi
Giuseppe Marfella 20 anni
Salvatore Marfella ergastolo
Mario Marfella 18 anni
Giuseppe Mele 16 anni
Salvatore Mele 18 anni
Rita Pepe 3 anni e 7 mesi
Eugenio Pesce 4 anni e 5 mesi e 10 giorni
Pasquale Pesce (’75 ‘e Bianchina) 15 anni e 4 mesi (COLLABORATORE DI GIUSTIZIA)
Pasquale Pesce (’68) 4 anni e 5 mesi e 10 giorni
Enzo Romano 9 anni e 4 mesi

Antonio Ricciardi 6 anni
Salvatore Schiano ASSOLTO