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Gruppo Farelli, il Riesame ha annullato l’ordinanza per due indagati

Si tratta di Michele Antonio Elia e Adriana Bianchi. Per loro sono caduti i reati di traffico e spaccio di droga legati agli articoli 73 e 74

Erano state 19 le ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri ed emesse dal Gip (Giudice per le indagini preliminari) di Napoli su richiesta della licale DDA (Direzione distrettuale antimafia), lo scorso 30 gennaio, ai danni del gruppo Farelli.

Un giro da 20mila euro al mese provenienti dall’usura e lo spaccio di droga a domicilio. Queste le principali attività illecite gestite dai Farelli. Il motivo per il quale la famiglia è entrata nel mirino degli inquirenti.

Poi una piccola svolta, il Tribunale del Riesame di Napoli, sezione 10, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa per i reati regolamentati dagli articoli 73 e 74 del codice penale. Si tratta di accuse inerenti al traffico e spaccio di droga rivolte a Adriana Bianchi Michele Antonio Elia (figlio del boss Renato) beneficiari della sentenza. Entrambi sono stati difesi dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Marilù Mellino.

Il gruppo ha agito tra i Quartieri Spagnoli e il Pallonetto di Santa Lucia, zone del centro storico di Napoli e da sempre al centro delle dinamiche criminali. Nello specifico, a Santa Lucia è egemone il clan Elia, mentre tra il dedalo di vicoli che compongono quella rete di stradine tra San Ferdinando Montecalvario la situazione è ancora più frammentata.

Infatti a contendersi il controllo delle piazze di spaccio sono diversi clan, dagli eredi della famiglia Mariano, ai Ricci, dai Saltalamacchia ai Masiello. Senza contare gli Esposito e i Lepre, avversari tra loro per il “comando” del confinante Cavone.

Il gruppo Farelli è emerso all’onore della cronache in occasione dell’omicidio di Gennaro Verrano, agguato per il quale è stato arrestato con l’accusa di omicidio Francesco Valentinelli, figlio di Angela Farelli detta “Brioche e ritenuta una figura di spicco della famiglia.

Il figlio di Verrano, invece, è stato ritenuto colpevole dell’assassinio di Mario Mazzanti, avvenuto il 3 maggio del 2015. Francesco “Checcolecco” ha commesso il fatto per un violento litigio avuto con la vittima. All’epoca il giovane era minorenne, la sentenza è stata emessa al termine del rito abbreviato. Riconosciuta anche la sua vicinanza all’ex Paranza dei bimbi di Forcella.

Gruppo Farelli, il Riesame ha annullato l'ordinanza per due indagati
Un’immagine dei carabinieri successiva al blitz