L'operazione della Polizia ha coinvolto 200 uomini e causato 18 arresti. Tra questi quello del boss Patrizio
A quanto pare il blitz che contribuito a decimare il clan Vastarella, da anni egemone nel quartiere Sanità, è stato “viziato” dalle dichiarazioni di alcuni ex affiliati detenuti ed ora pentiti. Infatti le affermazioni dei collaboratori di giustizia avrebbero spinto gli inquirenti a disporre la maxi operazione della polizia.
Ben 200 agenti sono intervenuti ieri mattina nel rione dove è nato il Principe della risata, Antonio De Curtis in arte Totò, ed hanno tratto in arresto 18 persone appartenente al clan. Le accuse sono di vario titolo ma tutte aggravate dall’associazione mafiosa. Con le manette ai polsi è finito anche il boss e capofamiglia, Patrizio Vastarella.
L’azione degli investigatori è stata supportata dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia: Rosario De Stefano e Salvatore Marfè. Il primo ha aiutato il clan Lo Russo ad eliminare il boss Pietro “Pierino” Esposito, il secondo è invece un ex affiliato del gruppo criminale di Forcella che faceva capo a Maurizio Ferraiuolo (oggi anche lui pentito).
Gli equilibri criminali nel quartiere: situazione molto tesa
Proprio l’omicidio di Pierino ha permesso ai Vastarella di riprendere il controllo del quartiere. Ma le dichiarazioni dei pentiti hanno fatto luce anche sulla dinamica di un altro episodio che è balzato all’onore delle cronache per la violenza della quale è caratterizzato: la strage delle Fontanelle.
Chi è Salvatore Savarese, l’ex braccio destro di Giuseppe Misso
Stiamo parlando dell’aprile del 2016, quando un commando del sodalizio Genidoni – Esposito – Spina (oggi messi al tappeto dai numerosi arresti) hanno fatto irruzione armati nel circolo della Madonna Santissima dell’Arco, noto per essere frequentato dalla famiglia Vastarella. Da li sono partiti i numerosi colpi d’arma da fuoco che hanno ucciso Giuseppe Vastarella, il cognato Salvatore Vigna e ferirono Dario Vastarella, Antonio Vastarella (figlio del boss Patrizio) e Alessandro Ciotola.
Secondo De Stefano “è stato Micol (un ragazzo di colore amico dei Vastarella ndr) a salvare Antonio Vastarella dalla morte, sfondando un muro e consentendone la fuga“. Invece Marfè ha rivelato alcuni dettagli sulle alleanze delle organizzazioni criminali del quartiere con quelle di Forcella. In particolare, dei Sequino e dei Savarese alleati con i Sibillo

