Il potente sodalizio dei 'Mazzacane, egemoni nel territorio di Marcianise, è stato indebolito grazie a tanti arresti eccellenti
“Voi senza ordine mio non dovete prendere nessuna iniziativa con gli avvocati. Diglielo a tua madre: devi dire: ti sei scimunita con la testa? Io ora vado a fare il colloquio e quello scemo di papà mi fa le domande perchè vuole spiegazioni, che cosa gli devo dire? Va bene. Cioè voi venite dopo due mesi qua e non mi portate una cazzo di notizia. Non mi date una spiegazione, niente. Prima che venite al colloquio dovete domandare: papà mi viene a fare a me, mi fanno andare e io che gli devo rispondere a mio padre? E facciamo questo sempre, ogni colloquio, e mi fate agitare il sangue. A me dovete portare le risposte quando venite qua, non ve lo devo dire io a voi“, queste sarebbero solo alcune delle indicazioni che il boss Domenico Belforte, alias ‘Mimì, ha dato al figlio Salvatore durante uno dei tanti colloqui in carcere. I messaggi del capo clan erano indirizzati alla moglie Maria Buttone, divenuta la reggente dell’organizzazione dopo l’arresto del marito e di suo fratello Salvatore Belforte, entrambi da tempo detenuti. Ad oggi Domenico è recluso al 41bis presso il carcere di Sassuolo ed avrebbe fatto richiesta di dissociazione dalla camorra raccontando ai giudici gli omicidi si cui è stato autore e mandante, Salvatore è già diventato collaboratore di giustizia.
Con i tanti arresti subiti dai ‘Mazzacane, per il boss Belforte la necessità di comunicare dalla prigione è diventata col tempo più che fondamentale. Soprattutto da quando lo scorso gennaio è stata presa la moglie Maria, mentre ad aprile sono stati “incastrati” per estorsione ed associazione a delinquere il figlio ed il fratello di ‘Mimì, Salvatore e Benito Belforte. In questo modo la strategia di Domenico è continuamente stravolta, non solo il regime detentivo di massima sicurezza del 41bis, ma anche la carcerazione di moglie e figli.
Infatti, anche il primogenito Camillo Belforte è stato in cella per 6 anni tra le carceri di Nuoro e Ferrara. Il 37enne figlio del boss è stato arrestato nel 2011 e così come suo fratello ha ricevuto diverse disposizioni dal padre quando quest’ultimo era detenuto presso la casa circondariale di Biella. Secondo quanto affermato dagli investigatori della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) Domenico Belforte ha più volte comunicato a suo figlio come continuare a gestire le attività del clan durante i loro colloqui in prigione. Ed oggi Camillo è di nuovo libero, la sua uscita da galera è stata festeggiata a dovere nel rione a Marcianise dove il clan ha la sua roccaforte.
Ma la saga della famiglia Belforte segue anche un altro filone, quello che riguarda il fratello di Domenico: Salvatore Belforte. Fondatore e reggente del sodalizio insieme a ‘Mimì, Salvatore dopo anni di detenzione ha deciso di collaborare con la giustizia. Per il vecchio boss le cose non sono andate molto bene negli ultimi anni. Infatti, sono stati arrestati anche la moglie Concetta Zarrillo e suo figlio Camillo (omonimo del cugino primogenito di Domenico, entrambi hanno ereditato il nome del nonno). Quest’ultimo è stato accusato per associazione a delinquere di stampo mafioso e estorsione. A “condannare” il giovane è stata la confessione di un imprenditore che ha raccontato all’autorità giudiziaria di essere stato vittima del racket imposto dal clan Belforte.
Il clan Belforte è una delle organizzazione camorristiche più longeve e potenti. Il radicamento sul territorio tra Napoli e Caserta è iniziato a partire sin dagli anni ’70. Negli anni ’80 c’è stata l’affiliazione alla NCO (Nuova Camorra Organizzata) di Raffaele Cutolo e la conseguente faida con la Nuova Famiglia capitanata dal trio Nuvoletta–Bardellino–Alfieri (appoggiati anche dai Sarno, i Misso, i Mazzarella e l’Alleanza di Secondigliano prima che questi entrassero in conflitto tra loro). Dopo la fine dei cutoliani, il sodalizio dei Belforte si è ristrutturato ed ha assunto il totale controllo delle zone di Marcianise e dintorni. Poi sono arrivate l’alleanza con i Casalesi e la sanguinosa e lunga guerra contro il clan Piccolo che ha provocato più di un centinaio di morti.