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Faida Belforte-Piccolo, accordo in carcere per uccide il boss: risolto dopo 20 anni omicidio di camorra

Una faida di camorra che nel giro di un anno ha decapitato un intero clan grazie anche a un patto segreto sancito in carcere tra i boss rivali dei Belforte, detti anche Mazzacane, e il killer di fiducia del clan Piccolo, conosciuti pure come i Quaqquaroni.

Un accordo che prevedeva il passaggio di numerosi affiliati del clan Piccolo nelle file dei Belforte, attivi a Marcianise e nei comuni casertani limitrofi, e l’eliminazione di tutti quelli che erano rimasti fedeli al boss Angelo Piccolo, ucciso in un agguato a Casoria (Napoli), il 14 marzo del 1996.

Per quest’ultimo omicidio la Squadra Mobile di Caserta ha eseguito questa mattina tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili dell’omicidio, aggravato dalla finalità mafiosa. Destinatari il boss Domenico Belforte, 60 anni, Felice Napolitano, 53 anni, e Gennaro Buonanno, 67 anni. I primi due sono già detenuti, l’ultimo invece era ai domiciliari.

I fratelli Domenico e Salvatore Belforte

Una faida quella tra i Belforte e i Piccolo iniziata nel novembre dell’86 con l’omicidio del boss Antimo Piccolo, fratello di Angelo, e di tre suoi guardaspalle ad opera proprio di Domenico Belforte e di Paolo Cutillo, ucciso poi nei giorni successivi durante un inseguimento della polizia.

Caso risolto dopo oltre 20 anni grazie soprattutto alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia come Domenico Frascogna, Paolo Di Grazia, Michele Froncillo, Bruno Buttone, Antonio Gerardi, Orlando Lucariello, Antonio Iovine e, soprattutto, Salvatore Belforte, capo insieme al fratello Domenico, dell’omonimo clan, pentitosi nel 2015.

Quest’ultimo, insieme al fratello, raggiunse tra il 1994 e il 1995 un accordo nel carcere di Benevento con Felice Napolitano, detto “Capitone”, killer di punta del clan Piccolo. L’obiettivo era quello di inglobare buona parte del clan rivale ed eliminare il boss e i suoi più stretti rivali.

Una lunga scia di sangue che tra l’ottobre del ’95 e l’aprile del ’97 provocò ben 7 vittime. Furono eliminati Alfredo Di Giovanni, Francesco Lasco, Piccolo Raffaele e Raffaele Piccolo, fratello dei boss Antimo e Angelo, freddato nella propria camera da letto. Questi cinque tutti ritenuti affiliati alla cosca guidata da Angelo Piccolo. Due invece le vittime interne al clan Belforte, la coppia di coniugi Biagio Letizia e Giovanna Breda, uccisi per regolamento di conti interno allo stesso clan.

Una cruenta faida che alla fine vide trionfare il clan Belforte che riuscì conquistare il controllo degli affari illeciti nei comuni al confine con le province di Napoli e Caserta. I Belforte, grazie anche a un patto di non belligeranza con il clan dei Casalesi, divennero egemoni sui territori di Marcianise, Capodrise, San Marco Evangelista, San Nicola La Strada, Maddaloni e Caserta.