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Agguato, cornetto e vendetta in ospedale: la folle notte dei baby criminali napoletani

Prima in motorino insieme alla vittima designata poi, dopo l’agguato, va a prendere i cornetti e passa la notte con la fidanzata. Questa la ricostruzione della follia di Giuseppe Iaselli, 19enne originario del Buvero (il Borgo Sant’Antonio Abate) ma diventato rampollo della malavita dei Quartieri Spagnoli a Napoli, autore del ferimento a colpi d’arma da fuoco di Vincenzo Rossi, 22enne del quartiere Arenella (anche lui attratto dal fascino criminale della zona compresa tra Montesanto e piazza Trieste e Trento).

Sono le 2 delle notte a cavallo tra giovedì e venerdì del 17 maggio scorso. Iaselli e Rossi sono sullo stesso motorino quando si fermano in piazzetta Matilde Serao, piccola traversina della turistica e commerciale via Toledo, a poche decine di metri da piazza Trieste e Trento, battuta di giorno da migliaia di turisti e cittadini (c’è il teatro San Carlo, piazza del Plebiscito, la Prefettura) ma che di notte diventa il raduno delle paranze dei Quartieri e del Pallonetto, ospitando spesso gruppi provenienti da Forcella, San Giovanni a Teduccio, Decumani, Cavone e Ponticelli. Un ritrovo di giovani ma anche, o soprattutto, di aspiranti camorristi, dove si vive e si percepisce un equilibrio assai precario, pronto a degenerare da un momento all’altro.

Quella notte la situazione degenera non una ma ben due volte. Dopo aver ferito con un proiettile per gamba Rossi, Iaselli scappa in direzione dei Quartieri Spagnoli e il 22enne, fino a pochi secondi prima sul motorino con il suo sicario, viene soccorso e trasportato al vicino pronto soccorso dell’ospedale dei Pellegirni nella Pignasecca. Qui la situazione precipita ulteriormente. Mentre infermieri e amici (tra cui il nipote del boss Eduardo Saltalamacchia, arrestato nei mesi scorsi) soccorrono Vincenzo Rossi, irrompe nel cortile dell’ospedale Vincenzo D’Avino, 22enne amico della vittima. Impugna una pistola, ha il volto coperto da casco integrale e un grosso pantalone bianco che gli arriva fino alla pancia.

Piazzetta Matilde Serao a ridosso di via Toledo

D’Avino cerca qualcuno. Si dirige prima nella zona riservata al parcheggio delle auto, poi torna indietro, si avvicina alle scale che portano all’ingresso del Pronto Soccorso e inizia a sparare più volte. Spari ad altezza uomo che seminano il panico tra i cinque soccorritori (tra cui un minorenne) di Rossi e tra medici, infermieri e altre persone presenti. Proiettili che per fortuna non vanno a bersaglio con D’Avino che si allontana e sale a bordo del motorino (con targa illeggibile) guidato da Arturo Picco, 30 anni. Il giorno successivo alcuni dottori riferiranno di giovani della “paranza” di Rossi feriti di striscio ma scappati via per non farsi identificare e ascoltare dalle forze dell’ordine.

Una notte di follia che a distanza di quattro mesi ha visto polizia e carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, chiudere il cerchio ed eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP Maria Laura Ciollaro del Tribunale di Napoli nei confronti di Iaselli, D’Avino e Picco, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di tentato omicidio, lesioni personali gravi e detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, con l’aggravante del metodo mafioso.

MOVENTE NEBULOSO – Nonostante i tentativi di amici, fidanzate e conoscenti vari di sviare gli investigatori con moventi riconducibili alla gelosia, alle chiavi del motorino perse e ad altre sciocchezze simili, i contrasti tra i quattro protagonisti della vicenda sarebbero riconducibili a dinamiche interne ai clan attivi nei Quartieri Spagnoli e in special modo le famiglie Saltalamacchia e Masiello, in fibrillazione dopo la scarcerazione dello storico boss Ciro Mariano, avvenuta nell’aprile del 2018.

IL VIDEO –

SALTALAMACCHIA-MASIELLO – Tuttavia sono ancora molti gli aspetti da chiarire che non portano a escludere la pista riconducibile ai futili motivi. Secondo quanto appreso da VocediNapoli.it, Iaselli è ritenuto vicino ai Saltalamacchia, D’Avino e Picco sono invece vicini ai Masiello, Rossi sarebbe più vicino ai secondi anche se a soccorrerlo sono stati i Saltalamacchia. Aspetto questo che avrebbe provocato la reazione di D’Avino, arrivato in ospedale con l’obiettivo di vendicare il ferimento subito dall’amico.

Le indagini sono andate avanti grazie alle intercettazioni, ma anche dalle testimonianze dei presenti e dall’analisi delle immagini delle telecamere dei sistemi di videosorveglianza della zona, supportate dalla ricostruzione della scena del crimine in 3D eseguita dalla Sezione Investigazioni Scientifiche dei carabinieri, che hanno portato all’arresto dei tre.

La vittima, Vincenzo Rossi, ha riportato una prognosi di 70 giorni per “ferite d’arma da fuoco agli arti inferiori con frattura pluriframmentaria biossea” e pochi giorni dopo firmò le dimissioni e, su consiglio dei genitori, andò al Fatebenefratelli, ospedale di via Manzoni.

IL PRECEDENTE – Iaselli prima di balzare agli onori della cronaca per l’agguato di via Toledo, nel maggio del 2018 riuscì a sfuggire all’ira della belva, il rampollo della famiglia Elia (oggi maggiorenne ma all’epoca dei fatti 17enne) che arrivò in piazza Trieste e Trento su uno scooter guidato da un amico. Scese dal mezzo impugnando due pistole e iniziò a sparare contro Iaselli che riuscì a salvare la pelle riparandosi dietro a un’auto parcheggiata.

Vincenzo Rossi e Giuseppe Iaselli