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Rita Aieta, nelle mani della moglie del boss ci sarebbe l’attività delle “mesate”

Con Eduardo Contini e il marito Patrizio Bosti in carcere, la reggenza del clan sarebbe passata nelle mani di Ettore Bosti e sua madre

Spesso si parla del potere femminile all’interno dei clan di camorra, soprattutto quando i mariti delle donne vengono uccisi o arrestati. È in quel caso che il ruolo delle moglie assume una valenza di prima importanza, sia nella gestione delle attività del sodalizio, sia come guida dei figli che seguono le orme del padre. Per le famiglie dell’Alleanza di Secondigliano tale principio è più che confermato.

Infatti le tre organizzazioni che costituiscono il cartello di camorra più potente della storia criminale di Napoli, si basano su tre matrimoni che hanno come protagoniste tre sorelle AnnaMariaRita Aieta. Le tre donne hanno sposato rispettivamente Francesco MallardoEduardo Contini Patrizio Bosti sancendo di fatto il legame parentale e l’alleanza tra le tre famiglie. ‘Ciccio è Carlantonio, ‘o Romano e ‘o Patrizio sono, infatti, a capo dei rispettivi clan camorristici.

Rita Aieta, nelle mani della moglie del boss l'attività delle "mesate"
A sinistra Patrizio Bosti, a destra il figlio Ettore

Così quando sono finiti in galera, in ordine, Eduardo Contini, Patrizio Bosti e anche suo figlio Ettore, Rita Aieta avrebbe iniziato a gestire le attività del sodalizio. Il suo ruolo è stato descritto dal sostituto Procuratore della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) Ida Teresi, titolare dell’indagine proprio contro il clan Contini.

Durante la requisitoria della Pm, è stata descritta la figura di Aieta. Attraverso l’analisi di alcune intercettazioni (pubblicate su Radio Radicale) risulterebbe la funzione della donna, sia di gestore dell’attività delle “mesate” (cioè distribuire il danaro agli affiliati e in particolare ai parenti di quelli detenuti), ma anche di collante tra il figlio Ettore e il marito Patrizio quando era latitante. Tuttavia, come dichiarato dal suo avvocato difensore Raffaele Chiummariello “Esiste una sola intercettazione, soggetta ad interpretazioni, che proverebbe le accuse della Procura. Intanto il Tribunale del riesame ha scarcerato la mia assistita per insufficienza di prove“.

Ma da quando ‘ò Patrizio è stato arrestato e la reggenza del clan è passata nelle mani del figlio ‘Ettoruccio ò russo, le tensioni all’interno del sodalizio e della famiglia sarebbero aumentate. La gestione del giovane Bosti avrebbe creato dei problemi sia all’interno dell’organizzazione che nei confronti degli altri clan, tanto da attirare anche l’attenzione delle forze dell’ordine, protagoniste di diverse operazioni contro i Contini.

All’interno di questo scenario non mancano le lamentele ed ecco che Annunziata Oliva, moglie di Giovanni Migliaccio (affiliato al clan, oggi pregiudicato e detenuto), intercettata mentre parlava con il cognato Lucio (fratello del marito) nella propria auto, avrebbe manifestato tutto il suo malcontento proprio nei confronti di Rita Aieta e la gestione delle “mesate“: “Qua non ci stanno soldi, mio marito si sta facendo la galera da anni. Che dobbiamo fare? Bisogna parlare con lei e vedere se può chiedergli questa cosa“. “Lei” è Aieta e la persona a cui avrebbe dovuto rivolgersi è il marito Patrizio Bosti che all’epoca era ancora latitante. In particolare Oliva e suo cognato Lucio sono ad oggi liberi perché scarcerati dal Tribunale del riesame su richiesta dell’Avvocato difensore Salvatore D’Antonio, in quanto le intercettazioni utilizzate sono state ritenute inutilizzabili.