Da quando è uscito dal carcere lo scorso giugno non si sta capendo nulla: “chiede soldi a tutti” sussurra, senza fare nomi, qualche residente un po’ più coraggioso. Racket a tappeto e un’unica legge, quella del clan Contini e del suo nuovo reggente: Nicola Rullo, 47 anni. E’ questa la pista principale (ma non l’unica) seguita dagli investigatori dopo il duplice omicidio avvenuto mercoledì 6 settembre nel Borgo Santo Antonio Abate, una delle zone più popolari del centro di Napoli. In vico Pergola all’Avvocata, nel quartiere San Lorenzo, i killer hanno hanno ammazzato a colpi d’arma da fuoco Edoardo Amoroso, 52 anni, e Salvatore Dragonetti, 44 anni.
Il primo era tornato in libertà lo scorso giugno e aveva precedenti per armi, droga, evasione e rapina. Dragonetti oltre ad essere cognato di Amoroso (quest’ultimo ha spostato la sorella) era legato alla famiglia Giuliano grazie al matrimonio con Tania Giuliano, figlia di Ciro ‘o Barone, ucciso in un agguato nel 2007, e cugino di primo grado dello storico boss di Forcella Lovegino (collaboratore di giustizia dal 2002). Dragonetti aveva precedenti per lesioni, contrabbando di sigarette e associazione finalizzata al traffico di tabacchi lavorati esteri ma non era considerato contiguo a nessun clan nonostante la parentela pesante che portava.
Discorso diverso invece per Edoardo Amoroso che in passato era legato ad Eduardo Bove, luogotenente del clan Mazzarella a Forcella, ucciso nell’ambito di un’epurazione interna nel gennaio del 2005. Amoroso era tornato in libertà da pochi mesi e avrebbe pagato uno sgarro al clan Contini, egemone nella zona del cosiddetto “Buvero”. I due sono stati uccisi stesso nel vicoletto dove abitavano a dimostrazione che sia i killer che lo specchiettista (probabilmente uno che risiedeva nella stessa zona) non avevano nulla da temere.
Da quando è tornato in libertà Nicola Rullo, soprannominato ‘o nfamone, il clan dell’Alleanza di Secondigliano sarebbe tornato in auge dopo gli arresti e i sequestri degli ultimi anni. Sequestri che hanno indebolito le ricche casse del clan di Eduardo ‘o Romano (detenuto da anni in regime di 41 bis) che ora è ritornato a battere cassa e a chiedere ai commercianti un “regalo per gli amici detenuti”. Regali importanti perché, ad oggi, il clan che ha la sua roccaforte nel rione Amicizia, vanta pochissimi collaboratori di giustizia. Occorre dunque trattare bene gli affiliati e le rispettive famiglie, soprattutto quando finiscono dietro le sbarre, altrimenti si corre il rischio che qualche soldato passi dalla parte dello Stato.
La situazione è monitorata dalle forze dell’ordine impegnate in questo frangente a scongiurare una nuova e sanguinosa faida per la gestione degli affari illeciti nel centro storico di Napoli. In corso le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia, sul luogo del duplice omicidio c’era la pm Vincenza Marra, e dei carabinieri del comando Provinciale di Napoli in un clima di assoluta omertà e assenza, almeno per il momento, di supporto video. Nella zona del “Buvero”, dove in alcuni vicoletti stretti anche Google Maps decide di soprassedere, non sono presenti telecamere di videsorveglianza, eccezion fatta per qualche attività privata risultante spesso poi sotto il controllo dello stesso clan.