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Omicidio Vannini, Ciontoli torna a parlare: “Non sono un mostro, giustizia per i miei familiari”

L'ex maresciallo della Marina Militare è stato intervistato da Selvaggia Lucarelli su Radio Capital

“Ho voluto quest’intervista per discutere del processo mediatico e non di quello penale, che ovviamente non va discusso nei salotti televisivi. Ci tengo a dire che non sono un mostro”. Inizia così l’intervista di Antonio Ciontoli con Selvaggia Lucarelli su Radio Capital. Una discussione su come il processo mediatico, che si è creato attorno al caso Vannini, abbia reso l’ex maresciallo della Marina Militare un ‘mostro’ agli occhi delle persone.

Ciontoli ha chiesto un incontro a Marina e Valerio Vannini

Si era detto che Ciontoli tempo fa avesse chiesto un incontro televisivo a Marina e Valerio Vannini, richiesta che è stata molto criticata: “Non ho chiesto alcun confronto – spiega l’ex maresciallo – ma solo di incontrarli. Hanno detto molte cose in questi anni su di me e sulla mia famiglia. La richiesta era un tentativo di implorare il loro perdono e la loro misericordia, cosa che ho fatto sempre anche durante il processo e continuerò a fare finché avrò vita”. Il co-conduttore radiofonico gli ha fatto notare come potrebbe essere normale che una madre che ha perso un figlio, non voglia incontrare il suo assassino: “Certo che lo capisco – ha risposto Ciontoli – ciò non toglie che io ci proverò fino alla fine“. La Lucarelli ha sottolineato come Marina abbia più volte detto che la famiglia Ciontoli non ci abbia mai provato ad avere un dialogo con loro: “Non è così”, ha risposto Antonio.

Marina in un’ultima intervista aveva dichiarato che in tanti le chiedono perché Ciontoli godrebbe ancora di “ampie protezioni” e soprattutto perché possa andare, una persona condannata, in televisione: “Io ritengo che sia vero l’esatto opposto, in questi cinque anni io sono diventato l’emblema del criminale e come tale non meritevole del beneficio del dubbio, per questo si sono costruite ad arte ricostruzioni, tra queste c’è quella che avrei inesistenti protezioni. Cosa non vera altrimenti non sarebbe stato possibile costruire il processo Vannini. Il processo mediatico parallelo che ha consentito di costruire il mostro Ciontoli, cui non spetta alcun diritto, e a cui è lecito distruggere la privacy, la sua e della sua famiglia e se fosse possibile verrebbe inflitta la pena di morte. Merito di essere condannato e per questo non vedo l’ora di pagare la mia pena, ma per quello che ho commesso e non per quello che vuole la piazza“.

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La Lucarelli ha poi chiesto a Ciontoli perché abbia chiesto più volte di andare in carcere: “Perché ritengo di aver commesso un reato e quindi meritevole di scontare la propria pena”. “Lei pensa che andare in carcere – ha domandato la Lucarelli – avrebbe placato questo odio che si alimenta? Perché in qualche modo la gente pensa che voi stiate facendo una vita da privilegiati e non è assolutamente così”. “Assolutamente sì – ha risposto Ciontoli – è chiaro che questo sia un po’ figlio del momento storico che stiamo attraversando, forse avrebbe placato la piazza, probabilmente sì. Ma è un problema secondario, è quello che sento, quello che mi detta la mia coscienza”.

Ricorso in Cassazione

C’è stato il ricorso in Cassazione ed è stato nominato un nuovo legale nella difesa della famiglia Ciontoli, a questo riguardo Antonio Ciontoli ha spiegato: “Congiuntamente ai miei avvocati storici abbiamo deciso di ampliare il collegio difensivo, non è stato semplice in 45 giorni redigere due ricorsi così complessi. Perché i temi giuridici della sentenza d’appello bis, come sostengono i miei legali, sono regni di errori e illogicità, di cui spero la Suprema Corte possa prendere atto, non tanto per me, ma per la mia famiglia, che non merita di subire una pena per un reato che non hanno commesso”.

intervista antonio ciontoli