Voce di Napoli | Navigazione

Omicidio Marco Vannini, chiesti 14 anni per tutta la famiglia Ciontoli: “Omicidio volontario”

“Condannare i Ciontoli a 14 anni di carcere per omicidio volontario”. E’ la richiesta del pg di Roma nell’appello bis per la morte di Marco Vannini avvenuto a Ladispoli nel maggio del 2015. Il procuratore generale Vincenzo Saveriano ha sollecitato la condanna per il padre Antonio Ciontoli, per la moglie Maria Pizzillo e per i figli Federica e Martina, quest’ultima fidanzata di Vannini.

La posizione dei familiari

In subordine, il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto di ritenere solamente i familiari del principale imputato, che feri’ a morte Vannini con un colpo d’arma da fuoco, responsabili di concorso anomalo (ai sensi dell’articolo 116 del codice penale) e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione.

Con la sentenza pronunciata il 14 aprile del 2018 la Corte d’Assise aveva condannato Antonio Ciontoli per omicidio volontario a 14 anni di carcere e il resto della famiglia a 3 anni. Una sentenza ridimensionata in appello quando il 29 gennaio 2019 Ciontoli viene ritenuto responsabile di omicidio colposo e condannato a 5 anni di reclusione, lasciando invariati i 3 anni per la moglie e i due figli.

Nel febbraio scorso pero’ la Cassazione ha annullato la sentenza e ordinato un giudizio di appello-bis perche’ la morte di Vannini sopraggiunse quale conseguenza sia delle lesioni causate dal colpo di pistola sia dalla mancanza di soccorsi che se tempestivamente attivati avrebbero “scongiurato l’effetto infausto”. Per la Suprema Corte “una condotta omissiva fu tenuta da tutti gli imputati nel segmento successivo all’esplosione di un colpo di pistola ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli, che, dopo il ferimento colposo, rimase inerte, quindi disse il falso ostacolando i soccorsi”.