Il campione e bandiera della Roma ha inviato una maglia autografata per il calciatore 21enne. Lello era un suo grande tifoso
Chiesa gremita, palloncini bianchi, striscioni, lacrime e tanta voglia di giustizia. Ecco le emozioni che sono state vissute in occasione dei funerali di Raffaele Perinelli, 21enne calciatore di Miano, periferia Nord di Napoli.
In occasione di questa giornata non è passato inosservato il gesto di un grande campione, Francesco Totti che avendo saputo della passione che “Lello” aveva per lui non ha esitato a mandare allla sua famiglia una sua maglietta con tanto di dedica sotto il numero 10.
“A Lello, portaci in paradiso“, questa il messaggio di Totti per Raffaele. L’iniziativa è stata possibile grazie all’intervento del Direttore sportivo giallo rosso Ramón Rodríguez Verdejo Monchi e Alberto Viola. “Lello” è stato ucciso a causa di un litigio. Alfredo Galasso, 31enne venditore ambulante di Miano, l’ha colpito con una coltellata al petto e poi si è costituito confessando il delitto ai carabinieri.
La tragedia è accaduta durante la serata di sabato 6 ottobre. Perinelli e Galasso si sono incrociati, il primo a bordo di uno scooter e l’altro alla guida di un’auto. Secondo la testimonianza di Alfredo, Raffaele avrebbe voluto aggredirlo per questo il 31enne ha estratto un coltello che “avevo con me per difendermi” e ha colpito “Lello” al torace. Poi qualcuno ha accompagnato e abbandonato Perinelli in fin di vita all’esterno dell’ospedale Cardarelli.
Ma secondo la madre della vittima, la versione di Galasso non sarebbe veritiera in quanto il venditore ambulante avrebbe premeditato l’omicidio del figlio. Il litigio che avrebbe scatenato la violenza del 31enne sarebbe avvenuto all’esterno di un locale una settimana prima. In quel caso Perinelli sarebbe intervenuto per fare da paciere tra due gruppi di giovani che stavano per scontrarsi dando vita ad una rissa. A quel punto Alfredo avrebbe allontanato Raffaele intimandogli di farsi gli affari suoi.
La vita di “Lello” non è stata facile. Conosciuto come un gran lavoratore con la passione del calcio, il giovane 21enne è cresciuto senza padre. Infatti, Raffaele aveva solo due anni quando il papà Giuseppe è stato vittima di un agguato di camorra. Era il 1999 e si presume che l’omicidio sia stato voluto dall’ex boss della Sanità Giuseppe Misso ‘o Nasone per vendicare la morte della moglie Assunta Sarno uccisa insieme al suo braccio destro Alfonso Galeota nel 1992. L’episodio è conosciuto come “La strage di Acerra” e i responsabili sarebbero da individuare tra i clan appartenenti al sodalizio dell'”Alleanza di Secondigliano” all’epoca in guerra contro il cartello formato dai gruppi Mazzarella – Misso – Sarno.
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LE PAROLE DEL PRETE – “È il giorno del funerale. Silenzio doveroso, mi dico. Il cervello comanda, il cuore protesta, ma resta necessaria la preghiera di ciascuno.
È il giorno del funerale. Silenzio doveroso, ci diciamo. Il dolore condiviso e la consolazione della fede per resistere ai demoni della violenza.
È il giorno del funerale…è il giorno di un quartiere che non si arrende al Male.
Il silenzio è doveroso, perché parla di noi, di Miano e dei suoi giovani dal cuore buono.
In un contesto sociale sempre più difficile il no alla violenza deve essere tanto forte quanto il si’ alle regole piu’ elementari di convivenza umana sul piano della vita civile. Dal male nasce solo male e dalla violenza solo violenza, in una spirale che imprigiona“, il messaggio di Don Francesco Minervino parroco della chiesa dei Santissimi Alfonso e Gerardo di Miano.
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