Si sentivano quasi onnipotenti, tanto da girare per le strade del quartiere a volto scoperto su moto di grossa cilindrata, con una mitraglietta Skorpion quasi in bella mostra.
Volevano affermare il proprio potere sul territorio dopo gli arresti inferti dalle forze dell’ordine alle due cosche attive sul territorio: da una parte i Pesce-Marfella, dall’altra i loro parenti-nemici dei Mele-Romano.
Rispondevano proprio a quest’ultima fazione i tre uomini arrestati questa mattina in un’operazione congiunta di polizia e carabinieri al termine delle indagini lampo coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che hanno subito una forte accelerazione grazie soprattutto alle immagini delle telecamere che hanno immortalato le scorribande armate.

In manette è finito Vincenzo Mele, 41 anni, fratello minore di Salvatore e Giuseppe Mele, 43 e 45 anni, detenuti dal diversi anni e a capo dell’omonima cosca), considerato dagli investigatori l’attuale reggente del gruppo camorristico. Con lui sono stati arrestati
Vincenzo Morra, 32enne detto ‘o pallino, e Fabio Orefice, 34enne, salito agli onori delle cronache criminali per un post che pubblicò su Facebook dopo essere sopravvissuto a un agguato (“il leone è ferito ma non è morto”).
Quest’ultimi si sono resi protagonisti delle passerelle armate in giro per il quartiere in sella a una moto Transalp, scoratati da altri scooter guidati dai comparielli. Morra e Orefice (incastrato anche dal tatuaggio a forma di ragnatela che porta dietro al gomito destro), incuranti della presenza delle telecamere, lo scorso 29 agosto “sfilarono” più di una volta per il centro storico del quartiere alla periferia occidentale di Napoli. Un’azione eclatante per rimarcare la propria presenza sul territorio e per vendicare un affronto subito nelle ore precedenti, quando Morra fu vittima di un tentativo di agguato. Un’azione avvenuta subito dopo l’arresto di Vincenzo Castello, 34 anni, detto ‘o mamuozzo, ritenuto dagli inquirenti vicino alla fazione opposta dei Pesce-Marfella.
Mele e Morra sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, perché ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso finalizzata all’estorsione. Morra dovrà difendersi, insieme ad Orefice, anche dall’accusa di detenzione e porto illegali di una mitraglietta Skorpion aggravati da finalità mafiose.
Volevano imporre il pizzo ad alcuni commercianti, uno dei quali ha denunciato la richiesta di racket, e continuavano a gestire delle piccole piazze di spaccio nel tentativo di rimettersi in carreggiata e provare a ricostruire quello che di camorristico c’era fino a qualche anno fa.