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La latitanza di Emanuele Sibillo, sms alla compagna: “Se mi succede qualcosa, ti amo”

La notte che portò il 9 giugno 2015 la Squadra Mobile di Napoli a eseguire oltre 60 misure cautelari nei confronti della “paranza dei bimbi“, il cartello di famiglie (Sibillo-Giuliano-Amirante-Brunetti) che dichiarò guerra nel centro storico di Napoli ai Mazzarella e ai suoi alleati (Del Prete-Caldarelli), Emanuele Sibillo non era in casa.

Passò la notte fuori e quando gli agenti si presentarono fuori alla sua abitazione trovarono solo la compagna, Mariarca Savarese, incinta di quattro mesi e con il figlioletto di poco più di un anno. I dettagli della sua breve latitanza li racconta la giovane fidanzata (nipote del boss del Rione Sanità Salvatore Savarese) nel documentario “ES17 – Dio non manderà nessuno a salvarci”, prodotto dalla Divisione Digitale del Gruppo Gedi (Espresso), in collaborazione con 42° Parallelo e Sky, nato da un’idea di Roberto Saviano e scritto da Diana Ligorio e Conchita Sannino.

Mariarca durante le tre settimane di latitanza di Emanuele Sibillo sperava fosse arrestato dalla polizia perché così “sapevo dove stava. Pensavo in una condanna a 20 anni mai però che lo ammazzassero”. La giovane rende noti anche i messaggi che il baby-boss le inviava durante la sua fuga dalla giustizia e le sue scorribande armate in via Oronzio Costa dove c’erano i girati  della famiglia Buonerba da richiamare all’ordine, e al pizzo per lo spaccio, nonostante il forte indebolimento subito dalla paranza dopo il blitz della polizia.

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“Ascoltami, io forse domani butto telefono e scheda” scrive Sibillo in un messaggio inviato a Mariarca. “Se mi succede qualcosa ricordati che ti amo da morire”. Nei giorni successivi il 19enne fa sparire telefono e scheda. Probabilmente si rifugia a Ponticelli ma anche nei vicoli del centro storico dove poi in quelle tre settimane si rende protagonista di numerosi raid armati insieme al fratello Pasquale (anch’egli latitante), al “Nannone” (Antonio Napoletano) e ad altri fedeli comparielli.

Uno degli ultimi messaggi che Emanuele Sibillo manda alla compagna arriva dal cellulare di un certo “Pit Bull”. “Sono quasi arrivato” scrive dopo averle ricordato l’amore per Mariarca e per il figlioletto.

 

IL PADRE TORNA LIBERO  – Intanto dopo due anni è stato scarcerato Vincenzo Sibillo, papà di Emanuele e Pasquale (il 27enne condannato in Appello a 13 anni e 4 mesi di reclusione). L’uomo, 54 anni, è stato assolto dai giudici della Seconda Corte di Appello di Napoli dall’accusa di traffico di droga incassando tre anni e quattro mesi. Così per effetto degli anni scontati finora ha lasciato il carcere. Il suo ritorno nella zona dei Decumani – fa sapere Il Mattino – non è passato inosservato ed è stato accolto da fuochi pirotecnici. Gli altri componenti della “paranza dei bimbi” sono stati condannati per un totale di 5 secoli di carcere.

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Il video del documentario su Repubblica: la latitanza di Emanuele Sibillo