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La macelleria della camorra: uccisi e tagliati a metà con armi bianche. A tradire i baby-killer la scatola nera dell’auto

Attirati in un appartamento di Giugliano, uccisi con armi bianche poi tagliati a metà per facilitare il trasporto nel luogo designato per la loro sepoltura. E’ la ricostruzione dell’efferato duplice omicidio di Luigi Ferrara, 43 anni di Casoria, e di Luigi Rusciano, 53 anni di Mugnano, scomparsi il 31 gennaio scorso e ritrovati due settimane dopo, 16 febbraio, sotto a un albero di mimose in contrada Ferrarese ad Afragola. Scene pulp che hanno come protagonisti due giovani preseunti killer: Domenico D’Andò, 23 anni, nipote di Pietro Caiazza, ras degli Amato Pagano arrestato il 26 gennaio, pochi giorni prima il duplice omicidio, e un ragazzino, I.A., che da poco ha compiuto 17 anni ma all’epoca dei fatti ne aveva ancora 16.

MOVENTE – E’ la macelleria della camorra che le indagini della Squadra Mobile, guidate dal primo dirigente Luigi Rinella e dal capo della sezione omicidi Mario Grassia, in piena sintonia con la Direzione Distrettuale Antimafia (indagini deipm Vincenza Marra e Patrizia Imperato, coordinate dall’aggiunto Filippo Beatrice) e la Procura per i Minorenni di Napoli, hanno fatto emergere chiudendo il caso nel giro di pochi mesi con l’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dai gip dei tribunali di Napoli e del tribunale dei Minorenni. Omicidi che rientrano nel business del contrabbando di sigarette che vede la camorra napoletana tornata prepotentemente  alla ribatda (perché garantiste “ragguardevoli guadagni”) a distanza di qualche anno. Affari che avvenivano nei comuni a nord di Napoli e vedevano ai vertici Luigi Ferrara (coadiuvato da Rusciano, entrambi vicini al clan Moccia) e Pietro Caiazza, appoggiato dal nipote Domenico D’Andò, quest’ultimi referenti degli Amato-Pagano.

L’ARRESTO DI DOMENICO D’ANDO’

LUPARA BIANCA – Dopo l’arresto di Caiazza, Domenico D’Andò (trasferitosi ad Afragola dopo la scomparsa del padre Antonino, vittima probabilmente di lupara bianca nel febbraio del 2011 nell’ambito della faida interna tra la fazione degli Amato, capeggiata all’epoca da Carmine Amato, e quella dei Pagano, facente capo a Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano) ha provato – secondo la ricostruzione degli investigatori – a prendere in mano autonomamente la gestione del contrabbando di sigarette eliminando Ferrara e Rusciano. Quest’ultimi vantavano un credito, relativo a una partita di tabacchi lavorati esteri non pagata, con Caiazza (molto vicino a “zia” Rosaria Pagano, arrestata sempre nel gennaio del 2017) e lo stesso D’Andò.

LA TRAPPOLA – Il duplice omicidio è avvenuto tra le 18.30 e le 20 del 31 gennaio scorso. Ferrara e Rusciano furono attirati in una trappola da D’Andò e dal ragazzino di 16 anni. Con la loro auto raggiunsero un appartamento di Giugliano, affittato pochi mesi prima dalla fidanzata del minore, probabilmente per un vertice relativo al recente arresto di Caiazza. Una volta giunti nell’abitazione si è consumato l’omicidio-pulp, con le due vittime uccise, così come è emerso dall’autopsia, con diversi fendenti in seguito a un’accesa colluttazione con i due killer, che hanno riportato ferite a braccia e gambe. Dopo l’omicidio i due killer-macellai decidono di tagliere in due parti i corpi per agevolarne il trasporto per la sepoltura. Non lo fanno però con una motosega ma sempre con armi da taglio. Poi con due auto noleggiate nei giorni precedenti, D’Andò e il 16enne hanno “accompagnato” i due in contrada Ferrarese. Tutto premeditato

L’ERRORE FATALE –  Due le auto noleggiate per portare a termine il piano: una Lancia Ypsilon e una Renault Clio. A queste va poi aggiunta quella di proprietà delle vittime, ritrovata in un parcheggio di Afragola. E’ stato proprio questo ritrovamento a inchiodare nel giro di pochi mesi i due killer. Dopo l’omicidio e la sepoltura, D’Andò e il 16enne fecero sparire la Renault Clio, mentre a essere state ritrovate sono la Lancia Ypsilon, piena di tracce ematiche dei quattro, e l’auto di proprietà delle vittime dove sono state trovate tracce ematiche del minore. Proprio dalla scatola nera della Lancia Ypsilon, la Squadra Mobile è riuscita a ricostruire tutti gli spostamenti delle coppia. Dai riscontri poi effettuati con i cellulari delle due vittime si è poi riuscito a chiudere il cerchio.

LE PAROLE DEL QUESTORE – “E’ inquietante e devastante pensare a come siano state uccise queste due persone con utilizzo di armi bianche” dichiara il questore Antonio De Iesu durante la conferenza stampa.