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Uccisi e tagliati a metà per comodità, dopo l’omicidio casa riverniciata e giro per le farmacie

Avevano pianificato tutto i due baby-criminali che volevano prendere in mano il mercato del contrabbando di sigarette nell’area a nord di Napoli, a partire dal popoloso comune di Afragola. Dopo l’arresto di Pietro Caiazza, ras degli Amato-Pagano ritenuto dagli investigatori vicino a “zia” Rosaria Pagano (anch’essa arrestata nel gennaio del 2017), il nipote Domenico D’Andò voleva fare il salto di qualità e con l’aiuto di un giovanissimo complice, I.A., oggi 17enne ma lo scorso gennaio ancora 16enne, ha organizzato nei minimi dettagli il duplice omicidio di Luigi Ferrara, 43 anni di Casoria, e di Luigi Rusciano, 53 anni di Mugnano, scomparsi il 31 gennaio scorso e ritrovati due settimane dopo, 16 febbraio, seppelliti sotto un albero di mimose in contrada Ferrarese ad Afragola.

Domenico D’Andò all’uscita dalla Questura

FINTO SUMMIT DI “BIONDE” – I due avevano affittato, tramite la fidanzata del minore, un appartamento a Giugliano dove poi si è consumato il duplice omicidio, oltre al noleggio (sempre tramite “teste di legno”) di due auto, una Lancia Ypsilon e una Renault Clio, utilizzate per il trasporto dei cadaveri, tagliati a metà con armi bianche (e non una motosega) per questioni di comodità e riposti in quattro bustoni di plastica. Tutto era pianificato nei minimi dettagli. Anche la convocazione di Ferrara e Rusciano, giunti nell’abitazione di Giugliano intorno alle 18.30 del 31 gennaio (prima le vittime avevano avuto gli ultimi contatti con i propri familiari). Qui doveva tenersi, almeno secondo quanto comunicato alle due vittime, un summit successivo all’arresto di Pietro Caiazza, avvenuto il 26 gennaio. Bisognava riorganizzare il traffico di “bionde” e chiarire alcuni aspetti economici (Ferrara e Rusciano aspettavano da settimane il pagamento di una partita di sigarette).

AUTO NOLEGGIATE – Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, diretta dal primo dirigente Luigi Rinella, in sinergia con la Direzione Distrettuale Antimafia (pm Marra e Imperato) e la Procura dei Minorenni, e dalla preziosa collaborazione della polizia scientifica, dopo l’esecuzione pulp avvenuta nell’appartamento di Giugliano, D’Andò (il cui padre Antonino fu vittima di lupara bianca) e il 16enne hanno provato a cancellare qualsiasi traccia riconducibile a loro ma il loro piano è saltato sin dall’inizio. Oltre all’errore di aver lasciato in un parcheggio di Afragola l’auto delle vittime con all’interno tracce ematiche del minore (segnalata da un residente della zona), gli agenti della sezione omicidi della Mobile – guidati da Mario Grassia – hanno ritrovato subito la Lancia Ypsilon, con all’interno tracce di sangue sia delle vittime che dei carnefici, e da lì hanno ricostruito tutto grazie alla scatola nera.

CASA RIVERNICIATA, POI IL GIRO DELLE FARMACIE – Dagli spostamenti dell’auto sono così arrivati all’appartamento di Giugliano che D’Andò aveva fatto ripulire e riverniciare, soprattutto le pareti basse, per far sparire le macchie di sangue. In effetti quando i poliziotti sono arrivati nell’abitazione hanno ritrovato tutto in ordine e all’apparenza pulito. Poi sono stati gli agenti della scientifica, attraverso un lavoro minuzioso, a ritrovare tracce di sangue lungo le pareti e in altre parti della casa. Lo stesso D’Andò dopo aver ucciso, tagliato e seppellito Ferrara e Rusciano, è andato in giro, insieme al 16enne, alla ricerca di qualche farmacia aperta per acquistare prodotti utili a curare le ferite riportate alle mani, alle braccia e alle gambe. Una scena da macello che i due hanno provato a occultare a tutti i costi ma commettendo una serie di errori che hanno portato alla risoluzione del caso.