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“Fate presto”, l’opera napoletana di Andy Warhol

Forse stenterai a credermi. Molto probabilmente ti è capitato di imbatterti nella riproduzione di un’opera di Andy Warhol a Napoli senza che tu te ne sia mai reso minimamente conto. Non mi credi? Dimmi allora quante volte hai attraversato il passaggio che collega la linea 1 con la linea 2 della metropolitana, fra Cavour e Museo. Se hai perso il conto, significa che non hai mai notato un cartellone che riproduce la prima pagina del “Mattino” sul quale campeggiava a caratteri cubitali il titolo “Fate presto”. All’indomani del disastroso terremoto del 1980 che devastò l’Irpinia il quotidiano lanciò l’accorato appello che, a quanto pare, non cadde assolutamente inascoltato.

Alla sera del 23 novembre 1980 e alle 2900 vite spezzate il gallerista napoletano Lucio Amelio volle dedicare la mostra “Terrae Motus” riuscendo a coinvolgere molti artisti nazionali ed internazionali. Tra questi ultimi spiccava il nome di Andy Warhol. Al lui Lucio Amelio portò alcuni articoli ritagliati dai quotidiani nazionali pubblicati l’indomani del tragico sisma. Il padre della Pop Art scelse fra questi “Fate presto”,  la prima pagina del Mattino datata 26 novembre 1980, uscita tre giorni dopo il terremoto, con cui, quasi un anno dopo, l’artista realizzò un trittico della serie “Headlines”.

Tra Andy Warhol e Napoli l’amore però era sbocciato tempo addietro, quando cioè l’artista, sempre su commissione di Lucio Amelio, aveva deciso di immortalare il Vesuvio considerandolo come la unica e vera Star del capoluogo campano. Eppure quel “Fate presto” che riprendeva il titolo del Mattino è rimasto impresso nell’animo e nella memoria di chi ha vissuto quel catastrofico evento. Così il quotidiano napoletano descriveva quei drammatici momenti “Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) – FATE PRESTO per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla”.

Quella eco ancora risuona oggi. Forse perchè a 36 anni dal terremoto in Irpinia aspettavano ancora…