Colpo di scena nell’indagine che ha portato all’arresto dei killer di Francesco Terraciano, fratello del boss Salvatore detto ‘o Nirone (deceduto a novembre del 2016). Infatti i giudice del Tribunale del riesame hanno annullato l’ordinanza di carcerazione ai danni di Arcangelo Trongone ritenuto tra i colpevoli dell’agguato che ha causato la morte di Terraciano. L’individuazione dei killer da parte dell’autorità giudiziaria è stata possibile grazie alle dichiarazioni del boss pentito Marco Mariano, ex ras dei Quartieri Spagnoli e capo dell’omonima organizzazione criminale detta dei Picuozzi.
Secondo le dichiarazioni fatte da Mariano ai giudici, l’omicidio di Terraciano è stato stabilito perché il fratello di ‘o Nirone aveva deciso di mettersi in proprio, dopo che il boss Salvatore nel 2006 è diventato collaboratore di giustizia. Francesco, parente di un “infame”, ha voluto gestire autonomamente un giro di attività illecite che andavano dal racket al traffico e spaccio di droga. E come se non bastasse, Francesco Terraciano, ha negato il suo supporto al boss dei Picuozzi appena scarcerato. È stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Infatti il 20 settembre 2010, a Piazzetta dei Francesi, è stato eseguito l’agguato contro Francesco Terraciano. Quest’ultimo è stato ucciso da diversi colpi d’arma da fuoco esplosi dalle pistole di due killer in sella ad uno scooter. La squadra mobile di Napoli su ordine della Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) ha individuato e arrestato per questo omicidio Gennaro Fittipaldi (oggi deceduto), Eduardo De Crescenzo e Arcangelo Trongone. I primi due sono stati gli esecutori del raid, il terzo ha offerto un supporto logistico agli assassini. Ma la decisione del Tribunale del riesame ha scarcerato Trongone vanificando le dichiarazioni di Marco Mariano ritenute, in questo caso, poco attendibili.
Secondo quanto riportato da Il Roma, gli inquirenti avrebbero ricostruito il contesto nel quale i Mariano hanno deciso di uccidere Francesco Terraciano. Il summit di camorra è avvenuto in mezzo al mare, a largo del Castel dell’Ovo. A bordo dell’imbarcazione, oltre al boss dei Picuozzi, ci sono stati anche i vertici del clan Elia egemoni nel territorio del Palonetto di Santa Lucia che hanno dato la loro autorizzazione per l’agguato. Altri elementi importanti su questa vicenda criminale sono stati forniti dal pentito Maurizio Overa.
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