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Palazzo Sangro di Vietri tra piazzetta Nilo e piazza San Domenico Maggiore

Il Palazzo Corigliano deriva il suo nome dal proprietario che lo acquistò nel 1727, Agostino Saluzzo, duca di Corigliano. Prima di allora, in realtà, Palazzo Corigliano era stata una delle residenze storiche dei Sangro, duchi di Vietri, potentissima famiglia nobiliare napoletana che edificò quel palazzo per ottenerne benefici politici, e lo usò come merce di scambio per ottenerne proprietà terriere. Insomma, un palazzo che era moneta sonante, esattamente come lo erano figli e figlie in età da matrimonio: patrimoni, opportunità d’espansione.

I Sangro in questo non erano certo diversi dalle altre famiglie storiche napoletane. Prima che cominciasse il valzer dei matrimoni nobiliari combinati, il ceppo originario dei de Sangro poteva vantare origini comunque illustri. La loro storia era antichissima. Oderisio, il figlio del capostipite Beregario, assunse il cognome di Sangro dopo aver ottenuto la contea di Sangro nel 1093. Fino ad allora i Sangro erano conti dei Marsi, un territorio che spaziava dalla Valle Spoletana a molta parte dell’attuale Abruzzo, e della provincia di Ancona.

Nel 1500, però, per contare seriamente qualcosa a Napoli, bisognava far parte di un seggio. I seggi a Napoli erano ciò che potrebbero essere le regioni in uno Stato: un organo di controllo decentralizzato, per consentire una gestione più agevole di realtà territoriali ampie. E Napoli lo era, ampia. I seggi inizialmente erano sulla trentina, poi si ridussero di numero col tempo, per evitare eccessivi e pericolosi casi di ingerenza.

Vennero infine ridotti a 6, dei quali il Seggio di Capuana e quello del Nilo facevano la parte del leone. Erano i seggi delle famiglie nobili più rappresentative di Napoli, quelle che la tradizione aveva consacrato a custodi della città, a prescindere da sovrani e dominazioni. Nel pieno del seggio del Nilo i Sangro decisero di acquistare il terreno per edificare la propria sospirata dimora, quello compreso tra Piazza San Domenico Maggiore e la Piazzetta del Nilo, quella nella quale oggi campeggia la statua del Dio Nilo.

A perfezionare l’acquisto dal Monastero di Santa Patrizia, furono Giovanni de’ Sangro e la sua consorte Andreana Dentice. Probabilmente al momento dell’acquisto il terreno era occupato da poche casupole di stampo medievale, forse proprietà antica delle famiglie dei Dentice e degli Spinelli. La residenza nel territorio del Seggio del Nilo, oltre che l’imparentamento coi Dentice e con gli Spinelli, da lunga data appartenenti al seggio suddetto, consegnarono a Giovanni e consorte il diritto di chiedere l’ammissione al Seggio del Nilo, ottenuta nel 1507.

Obiettivo raggiunto: i Sangro entrano nel novero delle famiglie più potenti di Napoli, nel Seggio più potente di Napoli. Nel 1525 la residenza è ultimata, grazie allo sforzo economico di Ferrante de’ Sangro, figlio di Giovanni. I Sangro decidono però di non fermarsi qui. Nel 1587 Fabrizio de’ Sangro acquista da Prudenzia Passero la terra di Vietri di Potenza, per 42000 ducati.

Sette anni prima la Passero l’aveva acquistata da Cesare del Tufo per 32000 ducati. Nel 1589 Cesare del Tufo rivendica nuovamente per sé la terra venduta nove anni prima, grazie ad un cavillo burocratico trascurato da Prudenzia Passero. A quel punto però la proprietà era passata nelle mani dei de’ Sangro. E’ su di loro che Cesare de Tufo farà valere i propri diritti, con tutti i mezzi giuridici a propria disposizione.

Riesce nel suo intento, e nel 1633, morti ormai i protagonisti della disputa, passata di mano alle nuove generazioni, i figli di Cesare e Fabrizio trovano un compromesso: Francesco Maria de’ Sangro si impegnava a versare in sei anni nelle casse di Francesco del Tufo 18000 ducati, più il 7% di interessi. Allo scadere dei sei anni, però, solo una minimissima parte di quel denaro è stata resa. Francesco Maria fa una controproposta a Francesco del Tufo: ti do il mio palazzo, ma tu garantisci alla mia famiglia il diritto di recompera.

Francesco del Tufo accetta. Il fatto che immediatamente dopo Francesco venda il palazzo per 7500 ducati a Giovan Battista Spinelli principe di San Giorgio del Sannio, in realtà vuol dire poco, perchè le famiglie Sangro e del Tufo già da tempo avevano cominciato un processo di fusione, che quel diritto alla recompera del palazzo da parte dei de Sangro metteva assolutamente al riparo.

Un anno prima di acquistare la terra di Vietri dalla Passero, infatti, Fabrizio de Sangro aveva fatto sposare sua figlia di Beatrice con Girolamo del Tufo, figlio di Cesare. Dall’unione di Girolamo del Tufo e Beatrice de Sangro nasce Isabella, che viene data in sposa allo zio materno, fratello di Beatrice, Giovanni de Sangro. Siamo giunti con questo matrimonio al 1612.

Nel 1636 il figlio di Beatrice e Giovanni, quel Francesco Maria che s’era accordato con Francesco del Tufo per saldare i conti con 18000 ducati, e che aveva ripiegato sulla soluzione di cedere il palazzo di famiglia, garantendosi la recompera, sposa Andreana Macedonio, e fa in modo che la loro figlia Laura sposi un de Sangro, Scipione nella fattispecie, duca di Casacalenda, per far valere subito il diritto di ricomprare la residenza venduta.

Ma a quel punto il Palazzo è divenuto una proprietà come un’altra. Violante, sorella di Andreana, non si fa scrupoli a rivenderlo. Di proprietario in proprietario arriviamo al 1727, quando Agostino Saluzzi, duca di Corigliano, di origini genovesi, lo acquista. I Saluzzi, banchieri da generazioni, si erano fatti un nome a Napoli nel giro di pochissimo tempo.

Nel 1740 il Palazzo viene diviso a metà. La metà che si affaccia su Largo San Domenico resta al duca di Corigliano. Il lato che si affaccia sulla Piazzetta del Nilo fu riacquistato ancora una volta da discendenti dei de Sangro. Nel 1935 si estinguono i Saluzzi, ed il palazzo viene venduto all’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, e dal 1977 è parte dell’Università Orientale.