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Palazzo Donn’Anna tra leggende, omicidi e mistero

Palazzo Donn’Anna, attuale residenza del calciatore del Napoli Dries Mertens, è uno spettacolo di rara bellezza: per quante volte lo si ammiri, continua ad incantare come la prima. Guardandolo da lontano, non si sa bene cosa si stia vedendo, se un castello, se un palazzo, o una serie di grotte, un agglomerato di case accatastate, la mirabile opera di uno scultore, il raffinato disegno di un architetto. Palazzo Donn’Anna sfugge ad ogni definizione perché parte della sua materia non è tufo, è leggenda. Materia per letterati. Questo palazzo a cui sembra mancare solo la parola, ha affidato la sua voce ad illustri scrittori, ipnotizzati dagli sguardi e dai misteri di quelle mille finestre che ammiccano sul mare.

Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero […] Ogni tanto, par di vedere un lumicino passare lentamente nelle sue sale e fantastiche ombre disegnarsi nel vano delle finestre; ma non fanno paura“. Sono parole di Matilde Serao, scrittrice e giornalista del primo ‘900. Le fa eco Hermann Melville, l’autore di Moby Dick, che s’è imbattuto in questo “meraviglioso palazzo antico in rovina a Posillipo. […] Tale una profusione e un intrico di grotte, di macchie, di gole, di ville in collina, che c’è bisogno di un certo tempo e di una certa pazienza per districare questo groviglio di bellezza“.

LA STORIA DEL PALAZZO

La storia di Palazzo Donn’Anna è antichissima. Le prime notizie risalgono al 1400, quando il proprietario era un certo Dragonetto Bonifacio. Il palazzo era quindi preesistente, e si chiamava originariamente “Villa della Sirena“, dal nome dello scoglio su cui fu edificata. Proprietà dei Ravaschieri nel 1571, passò tra le mani di diversi proprietari, finché fu acquistata da Luigi Carafa di Stigliano, il nonno di Donn’Anna.

Nel 1640 Anna si ritrova ad essere unica ereditiera delle immense ricchezze di famiglia. Sposa Ramiro Nuñez de Guzmán, duca di Medina de las Torres, genero del viceré Manuel de Zuñiga. I novelli viceré e viceregina ordinano a Cosimo Fanzago, noto architetto del tempo, di abbattere il Palazzo della Sirena e costruire il loro palazzo: Palazzo Donn’Anna, appunto, con un numero impressionante di appartamenti, l’accesso dal mare, ed un teatro interno. Due anni dopo l’inizio dei lavori, la prematura scomparsa di Donna Anna Carafa a soli 37 anni, impedì la realizzazione del progetto.

Padrona e Palazzo ebbero infine la stessa sorte: inquieti ed incompiuti. Quale ingrediente poteva risultare più succulento di questo, per imbastire una delle più affascinanti leggende dei tanti, magici, luoghi napoletani? Aggiungiamoci pure la presenza di racconti anteriori alla nascita di Anna, ugualmente intrisi di sangue e mistero, riguardanti il palazzo della Sirena, e due donne per caratteristiche molto simili alla giovane discendente dei Cafara.

LA LEGGENDA DI GIOVANNA D’ANGIO’

Queste due donne erano Giovanna I e Giovanna II d’Angiò. La leggenda più antica legata a questi luoghi riguarda in realtà solo una delle due, la cosiddetta Regina Mantide di Napoli. Benedetto Croce ci spiega che la protagonista della storia che stiamo per raccontarvi era presumibilmente Giovanna II, nonostante anticamente si riteneva fosse la prima. Entrambe le regine avevano fama di essere avvenenti, fascinose, e spregiudicate in amore.

Solo una, però, veniva dipinta a tratti cupi dalle cronache dell’epoca. Si trattava di Giovanna II, il cui epiteto, nel tempo, andò definendosi con “La Pazza“. E’ lei la Regina Mantide. Due mariti, un numero imprecisato di amanti, una bellezza che sembrava immune agli effetti del tempo, ed una storia terribile che ha attraversato i secoli per giungere fino a noi.

Si narra che questa sanguinaria e libidinosa regina fosse solita irretire qualunque uomo le interessasse, invitandolo nelle camere da letto del palazzo prima di ucciderlo. Uno di questi amanti per una notte (l’ultima), fu Salvatore, un marinaio che avrebbe dovuto sposarsi il giorno seguente. La sua futura moglie, Marisa Stella, aspettò invano l’arrivo dell’amato, e continuò ad aspettarlo sulla riva del mare, fino alla morte.

LA LEGGENDA DI DONN’ANNA

La vera regina del Palazzo, però, è colei che gli dà il nome: Donn’Anna Cafara, al cui personaggio è legata una leggenda in cui amore e gelosia assumono tinte fosche. Si racconta che Donna Anna, regina che amava alla follia la vita di società, avesse fatto allestire un teatro all’interno del palazzo, con lo scopo di attirare la nobiltà napoletana ed intrattenerla con i migliori spettacoli.

In una delle commedie allestite per conto di Anna, recitavano sua nipote, Donna Mercedes de las Torres, ed un certo Gaetano di Casapesenna. Il copione prevedeva un bacio finale tra i due protagonisti. Nonostante al tempo non fosse consuetudine i baci avvenissero in maniera troppo realistica, Mercedes e Gaetano se ne scambiarono uno vero ed appassionatissimo, essendo in realtà amanti.

Tutti i presenti dimostrarono di gradire quanto accadde in scena, sbracciandosi in applausi e manifestazioni di entusiasmo. Donna Anna no, apparve immediatamente tesa ed irrequieta: Gaetano di Casapesenna era infatti anche il suo amante. Il suo, e di nessun altra. Questo fu probabilmente il pensiero che balenò nella mente della bellissima Anna, unitamente ad un sentimento di soffocata umiliazione.

Dal giorno seguente nessuno vide più Mercedes. Si fece spargere ad uopo la voce secondo cui la bella nipote di Anna prese i voti in un convento. Ma Gaetano, quei conventi li girò in lungo e in largo, senza trovar traccia della sua amante. E ancora oggi c’è chi assicura di scorgere, tra le luci che filtrano dalle finestre, le ombre dei tre bellissimi amanti, che perennemente si cercano e si inseguono, senza mai trovarsi.