L'ex boss dei Quartieri Spagnoli è collaboratore di giustizia. Svelati alcuni retroscena della faida contro i "Faiano" (clan Di Biasi)
Il periodo che andava dagli anni’90 ai 2000 è stato il peggiore per i Quartieri Spagnoli. Erano tempi di guerre e faide, conflitti che hanno coinvolto i principali clan della zona. A partire dai Mariano detti ‘Picuozzi impegnati ad affrontare un duplice scontro: da una parte gli scissionisti guidati da Salvatore Cardillo alias ‘Beckenbauer e Antonio Mariano conosciuto come ‘Polifemo, dall’altra i nemici storici, la famiglia Di Biasi chiamati anche ‘Faiano. A loro volta, questi ultimi, sono stati attivi nel contrastare, non solo i Mariano, ma anche l’organizzazione criminale dei Russo guidata dalla figura storica di Domenico ‘Mimì dei cani.
Da quando è stato arrestato nel 2015 all’interno di un maxi blitz che ha permesso l’arresto di 45 affiliati al clan Mariano. L’anno dopo il boss ha deciso di pentirsi e diventare collaboratore di giustizia. Sono diverse le rivelazioni fatte dal ‘Picuozzo in merito a molti degli omicidi e degli agguati che hanno caratterizzato la decennale faida contro i Di Biasi. Nello specifico, come riportato da Il Roma, una delle ultime vicende raccontate dall’ex boss agli inquirenti riguarda il suo piano per uccidere il nemico Gianfranco Di Biasi.
“Il Faiano aveva provato ad uccidermi sotto casa di mia madre travestito da donna. Poi ci aveva riprovato nei pressi di casa mia. In entrambi i casi fui salvato grazie all’intervento dei miei uomini. A quel punto decisi il da farsi e insieme a mio fratello Ciro decidemmo di ucciderlo. Coinvolgemmo nell’operazione i nostri alleati i Lepre e i Terraciano. Così pianificammo la morte di un affiliato dei Di Biasi e riuscimmo nel nostro intento“, queste le dichiarazioni alla giustizia di Marco Mariano. Il destino dei fratelli Di Biasi è stato comunque negativo: Gianfranco si suiciderà in una stanza d’albergo nel dicembre del 1997, mentre Antonio sarà ucciso l’anno dopo.
