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La Piazzetta di Capri si ferma per l’ultimo saluto a Guido Lembo, il re della taverna Anema e Core

Il feretro è arrivato a bordo del panfilo di Diego Della Valle, accolto dalla sirene del porto. Il ricordo di Alessandro Preziosi: “Sei il menestrello del mio cuore. Mi facevi canticchiare al Guarracino quando ancora non avevo l’età per entrarci. Ti devo tanto, mi facevi sentire come un tergicristallo impazzito quando cade la grandine”.

Funerali Guido Lembo

Anema ‘e Core. Una scommessa partita nel lontano 1994. Erano in pochissimi a credere nel progetto. Tu sei pazzo… nel centro di Capri. Di fronte all’Hotel Quisisana, a un passo dal Number Two, gli dicevano scettici. “ Invece fu un successo clamoroso e senza precedenti nel panorama della movida caprese. Un visionario che aveva sbaragliato tutti -ricorda commosso l’amico Roberto Russo –
Anema ‘e core divenne un laboratorio di felicità.

“La vera felicità costa poco. Se è cara non è di buona qualità…”, diceva Guido. Quanto aveva ragione. La Dolce Vita di Guido Ha inventato un genere, unica al mondo, la taverna Anema ‘e core. La più conosciuta al mondo. E da tutto il mondo venivano a cantare con lui. Ogni sera era una sfilata di celebrities: a tammureggiare Zucchero, Lenny Kravitz e Katy Perry. Da Jennifer Lopez a Beyoncè non hanno resistito alla tentazione di intonare con Guido Lembo: quando mametta t’ha fatta, vuo sapé come facette … pè impasta’ sta carne belle…

Ecco è quello che ha fatto Guido con la sua Taverna: ha mischiato glamour, note e un simil/ karaoke: cantano tutti, stonati e intonati. Famosi e non. “Su Anema ‘e Core un grande regista potrebbe farci un film. Ma senza una trama. Basta la gente. Un noto psicanalista che una sera lo ha accompagnato in taverna, osservando il pubblico ha detto: ”Qui tutti cantano e sono contenti”. Sembra essere la formula perfetta della felicità. Guido, ideatore di un format che tutto il mondo ha cercato di copiargli. Ma è come mangiare la pizza napoletana in Australia, non sarà mai la stessa”
In chiesa non si riesce neanche a entrare.

La piazzetta è gremitissima. Quando esce la bara tutti si alzano in piedi e applaudono. I rintocchi delle campane inondano la piazza. La bara è portata a spalla dai boys di Anema e’ Core fino all’ingresso della sua Taverna. Ancora applausi, lacrime e sorrisi. E’ questo l’addio dell’isola azzurra al suo ultimo imperatore, Guido Lembo. Chissà Guido quante volte lo ha immaginato. Nelle ultime passeggiate, mano nella mano, con Anna, sua Moglietà, con lo sguardo abbracciavano Capri, regina di rocce, nel suo vestito color giglio e amaranto sono vissuto… sussurrando la strofa preferita, di Pablo Neruda in esilio caprese.

Con il suo borsalino blu si sedeva sull’ultima panchina di Punta Tragara, l’ultimo raggio del tramonto si infilava in mezzo ai Faraglioni. E mentre alle loro spalle la parete di bougainville s’infiamma di fucsia sorrideva ancora alla battuta di Geppy Gleijeses,.“Ti conosco da quando i faraglioni erano piccirelli… E poi aggiungeva “Che tu possa campare altri cent’anni al di fuori di quelli che hai”.
Invece Guido è stata l’ultima vittima dei veleni che sputavano le ciminiere della centrale elettrica che alimentava la funicolare. Prima di lui l’amara sorte era toccata ad altri isolani, prima che la macchina pompa/veleni, l’ulva dell’isola azzurra fosse messa sotto sequestri e poi chiusa definitivamente.

Nella Mecca del turismo vip l’elettricità era fornita da un impianto a gasolio del 1903, gestito dalla società privata Sippic. Guido abitava a Marina Grande, li ha respirati per una vita.
Il primo tumore comparve 7 anni fa. Ha combattuto Guido come un leone prima per denunciare il “bollettino di guerra” delle vittime della Sippic, poi contro la malattia che aggrediva ogni cellula del corpo e dello spirito. Poi la bestiaccia ricomparve. Ha cantato fino all’ultimo soffio. Guido Mio, per quanto la tua malattia ci abbia abituato lentamente all’idea del distacco. A una predita così immensa non ci si abitua Mai. Buona luce.

pagina Facebook Januaria Piromallo

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