L'ex premier dà ogni tanto un colpo alla maggioranza di governo per cercare di ricompattare la base antagonista dei grillini
‘Picconare’ il governo Draghi per cercare di ricompattare il proprio partito. Dopo l’elezione a Presidente del Movimento 5 Stelle (M5s) Giuseppe Conte ha aperto una piccola crisi all’interno della maggioranza. Il tema è stato quello dell’aumento delle spese militari al 2% del Pil, così come previsto dagli accordi internazionali presi dall’Italia. Il premier ha dovuto ricordare al suo predecessore che i suoi esecutivi avevano fatto, non solo altrettanto, ma avevano stanziato quote maggiori.
Conte e le spese militari
Alla fine il compromesso è stato trovato anche grazie alla mediazione di Enrico Letta: l’aumento scatterà a partire dal 2028 e non dal 2024. Propio il segretario del Partito Democratico è rimasto contrariato dall’uscita dell’alleato grillino. Se i Dem sono sempre stati l’organizzazione della responsabilità istituzionale, fedelissima del presidente del Consiglio, l’affondo di Conte ha ricordato il M5S degli albori: quello antagonista e populista.
Il consenso e le prossime elezioni
È evidente che oltre ai principi l’Avvocato del popolo è stato mosso dalla convenienza politica. Il M5S è infatti a pezzi, sia da un punto di vista del peso elettorale che da quello del consenso. Ed è proprio quest’ultimo che Conte vuole recuperare. Una sfida non facile e da provare a vincere dentro un partito che oscilla tra l’istituzionalismo di Di Maio e l’estremismo di Di Battista. In vista delle prossime elezioni che si terranno nel 2023, il lavoro del leader del movimento dovrà essere volto proprio alla conquista di questo obiettivo. La corsa è iniziata.