Massimo Giletti è stato ospite del programma Cartabianca. Il conduttore di Non è l’Arena da un anno è sotto scorta e ha raccontato come è la condizione in cui vive. Il giornalista ha sparato a zero contro i colleghi che non gli sarebbero stati vicini in un momento comunque particolare.
Il duro sfogo di Massimo Giletti
Giletti è sotto scorta da quando ha seguito un’inchiesta sui boss scarcerati per il Covid, la protezione gli è stata affidata a partire da fine luglio del 2020: “Ogni giorno affidi la tua vita ad altre persone che diventano parte della tua quotidianità. Il problema non è quello che succede a me. Perché chi si occupa di mafia in Italia deve finire sotto scorta? Questo è il problema.
Secondo quanto ha raccontato il conduttore di Non è l’Arena, non avrebbe sentito la vicinanza di molti suoi colleghi: “Sono amareggiato perché all’inizio mi aspettavo qualche segnale dai colleghi più vicini, almeno un messaggio di quelli banali da Lilli Gruber, da Giovanni Floris, da Corrado Formigli. Da me gli unici che mi hanno sostenuto sono stati Myrta Merlino e Enrico Mentana. Se non sentono, fanno a bene a non farlo. Ma è un segnale della solitudine in cui vivi, queste cose qua uno non le dimentica. Faccio i nomi perché me li chiedono continuamente. Perché devo essere ipocrita? Non mi interessa dell’sms che non arriva, ma se non fossi rimasto solo nella battaglia contro la scarcerazione dei mafiosi, non sarei diventato un obiettivo. Se uno non sente di mandare un messaggio, non lo mandi. Ma se quella battaglia viene condivisa, io non sono più isolato”.