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Morte di Cutolo, l’avvocato Aufiero: “L’ho incontrato, non mi ha riconosciuto. Non era Riina o Provenzano, 41bis una barbarie”

Intervista all'avvocato di Raffaele Cutolo Gaetano Aufiero. Il legale ha parlato del regime del carcere duro che ha rappresentato una condanna a morte

Mi hanno chiamato dal carcere per comunicarmi la notizia. Cutolo si trovava in ospedale. Purtroppo è stata una notizia che aspettavamo, lunedì avevamo saputo che le sue condizioni di salute erano gravemente peggiorate“, lo ha detto l’avvocato Gaetano Aufiero contattato da VocediNapoli.it.

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L’ultima volta che l’ho visto è stato lo scorso mese di agosto – ha continuato Aufiero – Sono stato a colloquio cinque minuti. Neanche mi aveva riconosciuto“. Non è un mistero, infatti, che Raffaele Cutolo fosse da tempo gravemente malato.

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È questo l’aspetto che più mi rammarica dal punto di vista umano e professionale – ha proseguito Aufiero – Rispetto a quelle che erano le sue patologie, sia fisiche che mentali, Cutolo sarebbe dovuto uscire dal carcere. Non per generosità, ma legge“.

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Intervista all’avvocato di Raffaele Cutolo Gaetano Aufiero

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E invece, “Ad ottobre il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha rigettato la nostra richiesta – ha affermato Aufiero Guardi le parla una persona che non è contraria al 41bis per principio. Ma rispetto alla vicenda di Cutolo si è trattato davvero di una barbarie“.

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Come si fa a dichiarare che Cutolo fosse in grado di comunicare con l’esterno? – ha dichiarato AufieroStiamo parlando di una persona incapace di intendere e di volere, che non parlava e non ascoltava. Che non riconosceva chi gli stava di fronte ed era impossibilitato persino ad alzarsi dal letto”.

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L’avvocato ha poi concluso: “Cutolo non era come Salvatore Riina o Bernardo Provenzano. Nessuno ha avuto la stessa storia di Cutolo. Quest’ultimo è stato detenuto per più di 50 anni di cui più di 30 trascorsi al 41bis, in totale isolamento“.

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