Federico Ciontoli torna a parlare di come la sua vita sia cambiata da quando è morto Marco Vannini. Il piccolo di casa qualche giorno fa aveva rilasciato un’intervista al Dubbio in cui ha voluto focalizzare l’attenzione sul processo mediatico subito da lui e dalla sua famiglia.
Federico Ciontoli parla della sera in cui è morto Marco Vannini
Ospite di Selvaggia Lucarelli su Radio Capital, questo lunedì mattina ha spiegato che la sera in cui Marco Vannini è stato sparato in casa sua, lui avrebbe fatto il massimo: “Io ho fatto tutto il massimo sulla base di quello che sapevo quella sera, rifarei tutto. Io avevo risposto più volte che oggi, alla luce di quello che so, non farei più quelle cose. Io ho fatto il massimo e continuo a dire questo. Aldilà di questo, del carcere, dei fatti. Il mio intervento va oltre, il punto è che voglio che le strumentalizzazioni e abusi mediatici, fatti contro di me e contro tante altre persone, vorrei che chi è vittima di tutto ciò non si senta solo”.
Poi si è focalizzato sull’attenzione mediatica che ha generato un clima di terrore: “E’ stato difficile perché i giornalisti erano ovunque, sotto casa, a lavoro, sul treno, ai balconi. Io la mattina facevo attenzione a uscire a orari diversi, per paura che qualcuno fosse lì. Per me era difficile fidarmi anche dei vicini di casa, che facevano foto e comunicavano i miei orari. Io adesso sono senza lavoro e senza casa e ho perso il lavoro per la pressione mediatica e non per la mia posizione giuridica (…). Due mesi dopo sono stato licenziato per la pressione mediatica”.
La Lucarelli ha poi sottolineato come a un certo punto si fosse pensato che avesse sparato lui a Marco, cosa che però, non è mai stata affrontata nelle aule di tribunale. Federico Ciontoli oggi vuole portare avanti la sua battaglia, quella contro i processi mediatici.