Voce di Napoli | Navigazione

Villaggio Coppola, il sogno campano di una micro-Dubai trasformato in degrado ambientale ed abusivismo edilizio

Spiagge assolate, porticati bianchi, immense distese di pini secolari. Questo è il ricordo, ormai sbiadito, di chi per più di trent’anni ha passato le sue estati al Villaggio Coppola Pinetamare.

Il Villaggio Coppola è un progetto nato come una meta esclusiva, collocata a soli 15 minuti di distanza dal capoluogo campano, dotato di banche, ospedali, teatri e negozi di ogni tipo. Una cittadella da costruire ex novo, che non avrebbe disdegnato anche una permanenza durante la stagione invernale, pattugliata da una polizia privata e con strutture dagli accessi spesso esclusivi e ben controllati.

Un ‘sogno edilizio’ nato a cavallo degli anni Sessanta, sulla scorta del boom economico che coinvolse anche Napoli stessa (con nuove costruzioni sia in provincia che nei quartieri collinari) ma che si risolse in grande flop, trascinando nel baratro gran parte del litorale domizio, tra abusivismo edilizio, degrado ambientale, chiusura delle attività commerciali e progressivo abbandono dell’area da parte dei residenti (oggi abitata in maggioranza da immigrati irregolari).

Ma cosa è andato storto? Cosa ha trasformato il sogno di una micro-Dubai in un tale flop?

La possibilità di costruire residenze estive sul Litorale Domizio fu colta inizialmente da una impresa veneta, la quale iniziò la realizzazione di diverse strutture già a partire dal 1960, dopo aver vinto un concorso indetto dal Comune di Sessa Aurunca.

Prendendo atto dei successi di queste prime costruzioni che affollavano il Litorale Domizio, anche le imprese locali decisero di investire in questo progetto, ed in particolare i Coppola di Casal di Principe, i quali puntarono alla realizzazione di quella che, almeno nei progetti, sarebbe stata la località turistica più ambita per le vacanze della borghesia campana e non solo.

Uno dei più grandi casi di abusivismo in Italia

Nel 1964 Vincenzo e Cristoforo Coppola costruirono in brevissimo tempo ben 3000 unità abitative, più una darsena e un porto turistico. Tuttavia, il Comune di Castel Volturno non rilasciò che 500 licenze edilizie. I fratelli Coppola generarono uno dei casi di abusivismo edilizio più grandi che il nostro Paese abbia conosciuto.

Il successo iniziale di “Pinetamare”

Nonostante ciò, la campagna pubblicitaria dei Coppola riscosse un successo senza pari ed, in pochissimi anni, il Villaggio Coppola arrivò a rivaleggiare con Capri e Sorrento.

I due fratelli infatti non badarono a spese e fecero un vero e proprio “Influencer Marketing“, invitando vip, artisti e personaggi del mondo politico a frequentare la nuova cittadina. Negli anni ’70 si arrivò a toccare i 15.000 residenti estivi, che passavano l’intera stagione fra serate in discoteca, sole e la ricerca di refrigerio in piscina o all’ombra dei famosi pini che abitano generosamente l’area.

Il colpo di fortuna, per la famiglia Coppola, arrivò con le inchieste su Baia Domizia, che addirittura arrivarono al Presidente della Repubblica Giovanni Leone.
Leone, campano d’origini, era un grandissimo estimatore della pineta: acquistò addirittura tre ville con discesa privata sulla spiaggia in zona Licola Mare che, a dispetto proprio delle inchieste dell’epoca sugli abusivismi edilizi della zona, erano tutte perfettamente in regola.

Baia Domizia, oltre ad essere più lontana da Napoli, rimase anche incompleta: non furono mai costruiti il porto turistico nell’area nord e le altre attrazioni ricettive in programma. “Coppola Pinetamare“, invece, riuscì a dotarsi di una darsena e di un porto capaci di ospitare qualsiasi imbarcazione privata, compresa la predisposizione per una linea di traghetti che, però, non fu mai attivata.

Insomma, il piano ambizioso fu quello di costruire una “micro-Dubai” italiana, quando la città araba era ancora un castello di sabbia. I grattacieli di Villaggio Coppola, palazzi di 14 piani costruiti in riva al mare, diventarono un vero e proprio simbolo della zona, riconoscibili anche a distanza di chilometri.

L’inizio del declino: il terremoto e l’abbandono degli americani

Sarebbe un concetto qualunquista affermare che il degrado del Villaggio Coppola iniziò col terremoto dell’80. Il concetto che s’impone alla base di questo progressivo declino del complesso residenziale è ben più radicato.

E’ indubbio tuttavia che il terremoto dell’Irpinia, con il suo gigantesco dramma sociale, costrinse lo Stato a prendere misure drastiche per trovare una sistemazione agli sfollati. Un’ordinanza del commissario straordinario Zamberletti decretò l’esproprio di ben 5000 appartamenti del Villaggio Coppola, condannandolo a morte certa, con un repentino ribasso del valore economico delle abitazioni e costringendo tanti residenti a svendere le proprie case per trasferirsi, paradossalmente, proprio nella vicina Baia Domizia.

Alcuni, fiutando l’imminente disastro, decisero di vendere le proprietà già dopo il disastro del Rione Terra nel 1978, poiché, anche in quel caso, furono ospitati gli sfollati a Pinetamare.

L’operazione si rivelò un disastro: intere palazzine ospitarono non solo gli sfollati, ma anche tantissimi senzatetto ed altri occupanti abusivi, come rivelarono poi, successivamente, le inchieste degli anni ’90. Il colpo di grazia arrivò nel 1988, con gli americani che abbandonarono il villaggio perché la NATO non volle rinnovare la convenzione con i costruttori. Furono poi gli stessi Coppola a costruire, pochi anni dopo, un nuovo villaggio per gli americani a Gricignano d’Aversa.

Il problema dell’immigrazione clandestina

Il quadro degradante di un paradiso trasformato in inferno si aggravò con l’immigrazione clandestina degli anni ’90 e 2000. Fu proprio in questo contesto che la criminalità organizzata trovò il modo perfetto per stipare migliaia di immigrati in vecchi appartamenti di lusso di Parco Saraceno, ormai abbandonati, ai quali affidare il compito di spaccio di stupefacenti e prostituzione, speculando palesemente sulla situazione di disperazione di questi individui.

Basta vedere la curva demografica del comune di Castel Volturno negli ultimi 30 anni per capire bene cosa sia accaduto e quanto lo Stato sia rimasto inerme dinnanzi a ciò.

Negli anni ’70 cominciarono poi ad arrivare le prime condanne per abusivismo edilizio, attività che aveva caratterizzato la realizzazione di buona parte delle strutture del Litorale Domizio, contribuendo a svalutare gli appartamenti più di quanto già non lo fossero. A confondere maggiormente le acque, in un mare di menzogne, abusivismo, promesse infrante, incuria delle istituzioni e corruzione, un incendio misterioso che bruciò l’intero archivio del Comune di Castel Volturno, rendendo impossibile scindere con esattezza quali fossero le costruzioni abusive e quali no.

Fu così che Coppola Pinetamare si trasformò in un mulinello di degrado che risucchiò nel baratro anche le vicine Baia Verde, Ischitella, Mondragone e la stessa Castel Volturno. Per ironia del caso, la distanza salvò parzialmente Baia Domizia, che soffrì solo di un breve periodo di degrado, ma non fu mai realmente abbandonata dai residenti: nel 1981 fu addirittura costituito un comitato “pro-Baia Domizia” per non far ‘invadere’ le case vacanza sul litorale aurunco. I risultati infatti arrivarono e Pinetamare si ritrovò ad accogliere anche gli sfollati destinati al Garigliano.

Un futuro chiamato “Coppola”

Oggi, alle spalle di lussuosi complessi come l’Holiday Inn, sede del campo di allenamento della SSC Napoli, l’area è sospesa tra progetti e promesse di ristrutturazione fino a questo momento prive di reali concretizzazioni. L’ultima, risale al 2018, ed è stata proprio lanciata dal governatore De Luca, il quale promise il rilancio dell’intero territorio domizio.

I fratelli Coppola, invece, condannati dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere con l’obbligo di risarcire 800 miliardi di lire per danni ambientali sono ormai deceduti. Nel 2003 si arrivò a patteggiare un risarcimento di 43 milioni di euro (circa 80 miliardi di lire), di cui ne furono pagati 7. La restante parte fu destinata alla ristrutturazione di alcuni edifici. Lo Stato decise quindi di scendere a patti proprio con chi aveva appena condannato, in piena linea con i paradossi che tanto distinguono la giustizia italiana.

Oggi siamo passati dai fratelli Coppola a Cristiana Coppola, promotrice di numerose proposte per il rilancio dell’area: il destino di Pinetamare sembra così essere legato, nel bene o nel male, in modo inscindibile al nome della famiglia che l’ha creata, distrutta ed ora cerca, tra tante difficoltà, di riportarla a nuova vita.

Villaggio Coppola, il sogno campano di una micro-Dubai trasformato in degrado ambientale ed abusivismo edilizio
Villaggio Coppola, il sogno campano di una micro-Dubai trasformato in degrado ambientale ed abusivismo edilizio