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L’appello di Marco, il napoletano ‘portavoce’ degli italiani: “Ci sono altre 37 persone ferme in Colombia”

Oltre ai 47 certificati ieri, l'avvocato Marco Liguori è entrato in contatto con altre 37 persone. Anche loro hanno inviato una lettera all'Italia

È aumentato il numero delle persone che a causa dell’emergenza targata coronavirus sono costrette a restare in Colombia. L’ha comunicato a VocediNapoli.it l’avvocato Marco Liguori anche lui bloccato con altre nove persone a Bogotà per lo stesso motivo.

Sono stato contattato da un ragazzo che ha creato un gruppo Facebook specifico (Kemal Barrero Pasovic che insieme alle altre persone ferme in Colombia ha creato il gruppo ‘Italiani bloccati Colombia‘, ndr). – ci ha detto Liguori Ha saputo della nostra iniziativa e della lettera inviata alle istituzioni italiane. Così ha voluto fare la stessa cosa per altre 37 persone residenti in Italia ma ‘prigioniere’ in Colombia. Io sono stato disponibile nell’impostargliela allo stesso modo“.

Pasovic ci ha tenuto a ribadire che, “il documento rivolto alle istituzioni è il frutto del confronto e il consenso di tutte/i. Io sono semplicemente il fondatore ‘formale’ del questo gruppo. Quest’ultimo appartiene a tutti. Più che un portavoce, esistono i cittadini italiani che vogliono tornare a casa!“.

Così sono 84 i cittadini che chiedono allo Stato di far ritorno in Italia. Ma, assicura l’avvocato Liguori, “sono di sicuro molti di più. Questi sono quelli certificati, ovvero che hanno reso le loro generalità e passaporto o che sono bravi ad utilizzare internet e i social per comunicare all’esterno. Ma ci sono centinaia di persone nelle nostre condizioni sparse su tutto il territorio colombiano“.

Ad oggi, grazie all’intervento dell’avvocato Salvatore Galdieri e del Sindaco Giorgio Zinno, il caso è arrivato alla Farnesina. Probabilmente con il supporto del deputato Gianluca Cantalamessa la questione potrebbe presto arrivare sul tavolo della Commissione affari esteri della Camera.

L’APPELLO E LA LETTERA –

Al Presidente del Consiglio Prof. Giuseppe Conte

Al Ministro degli Affari Esteri Luigi di Maio

Al Ministro dei Trasporti Paola De Micheli

Ai Presidenti Com. Esteri Camera dei Deputati e Senato della Repubblica

PREMESSO CHE:

In seguito alla proclamazione della pandemia globale a causa del COVID 19, il governo colombiano ha imposto una quarantena in tutto il Paese bloccando di fatto ogni mobilità interna, impedendo ai nostri connazionali di raggiungere Bogotà da dove partivano ancora voli internazionali.

È stata decretata la chiusura dello spazio aereo fino al 27.4.2020 ma è già stato comunicato che verrà estesa a data da definirsi.

Prima della chiusura dello spazio aereo moltissimi connazionali hanno comprato vari biglietti aerei per poter ritornare, ma le compagnie aeree hanno provveduto a cancellazioni senza offrire alcuna assistenza. In particolare è stato completamente ignorato il regolamento EU in materia dei diritti dei passeggeri e si è assistito a un volgare e discriminatorio mercato per gli ultimi posti a disposizione con costi proibitivi.

Diverse persone sono rientrate in Overbooking e altre semplicemente non sono state riprotette.

Nonostante vari richiami da parte delle Autorità Europee e nazionali non sono stati neanche offerti rimborsi ma VOUCHER , peraltro mai arrivati.

Sono stati spesi migliaia di euro che hanno seriamente pregiudicato la capacità finanziaria di molti per pagare alloggi e il fabbisogno quotidiano.

Di fronte a una situazione che non offre alcuna garanzia su una data di ritorno si sta diffondendo tra i nostri cittadini amarezza, tristezza, preoccupazione e panico.

La Colombia è una polveriera sociale, il 70% della popolazione vive alla giornata e il prolungamento della quarantena può scatenare pericolosi scenari di rivolta generati da difficoltà nella sussitenza.

Gli stranieri e in fattispecie gli italiani sono bersagli facili anche perchè identificati come untori portatori del virus.

CONSIDERATO CHE:

sono stati organizzati voli speciali dai governi tedesco, francese e belga che offrivano accesso limitato anche a cittadini italiani, ma a condizioni spesso proibitive.

Purtroppo moltissimi connazionali non sono riusciti a raggiungere Bogotà a causa delle restrizioni sui trasporti passeggeri e della concomitante mancanza di un supporto logistico da parte dell’ambasciata che facilitasse il trasporto terrestre. L’ambasciata consigliava di avvicinarsi a Bogotà in attesa di possibili voli, però contemporaneamente affermava di non poter emettere permessi di viaggio se non in concomitanza con voli già confermati, e solo 2 giorni prima del volo stesso.

Un’altra problemática sta nei voli di connessione dalle capitali europee verso l’Italia.

Alcuni esempi:

Per il volo tedesco del 30.03.2020 diversi cittadini italiani sono stati bloccati nell’area transito per 24/48 ore perche sprovvisti di un volo di connessione in giornata , dovuto anche al ritardo di circa 4 ore di questo volo.

Per il volo belga del 16.04 hanno dato 2 giorni di preavviso e una deadline di 2 ore per rispondere. Durante questo breve lasso di tempo si sarebbero dovuto organizzare lunghi e complicati viaggi verso Bogotà, comprare una coincidenza non rimborsabile verso l’Italia e presentarsi in aeroporto alle 4.30am solamente per avere la possibilità di partecipare a un sorteggio sui posti. Questi si sono rivelati meno numerosi di quelli annunciati dall’ambasciata, quindi vari connazionali si sono trovati a piedi in mezzo a Bogotà, perdendo tutto il tempo e il denaro investiti.

Le compagnie EU KLM AIRFRANCE AIREUROPA IBERIA E LUFTHANSA continuano a vendere dei voli , soprattutto per le prime 2 settimane di maggio, che di fatto non esistono , prosciugando in questo modo le tasche di cittadini in difficoltà.

(L’ambasciata d’Italia a Bogotà ha una lista di cittadini che vogliono rientrare.)

SI CHIEDE :

1. Un veloce censimento aggiornato , da parte delle nostre autorità consolari in Colombia , di tutti i nostri connazionali bloccati a causa del COVID19 con una nota sulla situazione economica e un quadro specifico sulla loro possibilità di mantenersi rispetto a vitto e alloggio.

2. di aprire i nostri canali diplomatici per determinare, presso il governo colombiano, i tempi di apertura dello spazio aereo.

3. di convocare tutte le compagnie aeree che operano da e per la Colombia per accertarsi riguardo ai piani di riattivazione delle rotte.

4. di dare mandato all’ENAC e all’autorità garante della concorrenza e dei diritti dei consumatori per accertare varie responsabilità nei confronti dei vettori EU che hanno omesso di informare e assistere i propri passeggeri, speculando sulle tariffe .

5. qualora non ci fosse un chiaro quadro di rientro con le compagnie aeree commerciali, di aprire immediatamente una cellula della nostra UNITÀ DI CRISI per predisporre un veloce corridoio aereo umanitario e conseguente trasporto di terra verso l’aeroporto di partenza, impegnandosi a offrire un prezzo accettabile per il volo di ritorno, considerando lo stato precario delle possibilità economiche di tutti.

6. di stanziare un fondo di emergenza per aiutare coloro che non hanno possibilità di provvedere al proprio fabbisogno, istituire una forma di reddito di cittadinanza per coloro che hanno diritto a ritornare nella propria patria e che si trovano in condizione di totale necessità.

7. NESSUNO DEVE RIMANERE INDIETRO, NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO, TUTTI DEVONO RIENTRARE IN ITALIA.

L'appello di Marco, il napoletano portavoce degli italiani: "Ci sono altre 37 persone ferme in Colombia"
foto di Kemal Barrero Pasovic