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“Ho solo reagito a una pistola puntata alla mia tempia”: il racconto del carabiniere

Un tentativo di rapina nella notte, in pieno centro di Napoli. La vittima, un carabiniere in borghese, che reagisce per difendersi, uno degli aggressori, un giovane di 15  anni, Ugo Russo,  che rimane senza vita sul selciato. È andata così, secondo la prima ricostruzione investigativa, la tragica sequenza che ha sconvolto Napoli.

Su Repubblica, la versione dei fatti del carabiniere. Figlio di un brigadiere in servizio a Napoli. A. ha trascorso — raccontano i colleghi — infanzia e adolescenza in questa città di cui conosce inferno e delizie, il papà stimato sottufficiale, poi la scelta di seguirne la strada, fino all’altra notte. Un film ripercorso con lucidità, un autocontrollo che ha sorpreso anche suoi colleghi. Quando mancavano “forse una ventina di minuti all’una di notte e io stavo parcheggiando l’auto, con la mia fidanzata”, è la ricostruzione del racconto — ecco quel ragazzo che gli punta l’arma dal finestrino. “Sembra una pistola a tutti gli effetti”. Ora quell’oggetto è in mano agli inquirenti: perfetta replica di una Beretta. A. si qualifica, reagisce, spara. Tre colpi. Mortali.

Un proiettile che raggiunge l’adolescente alla testa, forse mentre è in torsione, mentre sta per urlare e fuggire. “Io ho solo reagito a una pistola puntata alla mia tempia”, è il punto che affronta con gli investigatori. “Sono stati attimi. Non è stato facile”, spiega ancora lui, prima con un filo di voce, poi con dolore, poi sempre più controllato mentre l’indagine fa il suo lavoro: raccogliere dati, riascoltare testimonianze, mettere insieme i pezzi. “Non ho mai fatto male a nessuno in vita mia — mormora poi, quando ritrova la forza per parlare con qualche collega — questa divisa la porto per difendere gli altri, ma come posso immaginare di non reagire se vedo una pistola a un centimetro dalla mia testa?”.

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