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Vigilantes ucciso, festa di compleanno e provini per uno dei killer: “Follia andare a giocare a calcio”

Non solo il permesso per festeggiare il 18esimo compleanno in una canonica nelle vicinanze del carcere minorile di Airola, nel Benevento. Ciro U. ha usufruito di altri quattro “premi”. Arrestato insieme ad altri due coetanei (Kevin A. e Luigi C.) per l’omicidio di Francesco Della Corte, il vigilante della stazione della metro di Piscinola a Napoli colpito a bastonate la notte del 3 marzo 2018 e deceduto all’ospedale Cardarelli dodici giorni dopo, il giovane ha avuto, tra i vari permessi, la possibilità di effettuare un provino per una squadra di calcio sannita e di andare a pranzo fuori con i genitori in un ristorante nella zona del carcere.

Sulla vicenda sono in corso gli accertamenti degli ispettori inviati dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo le foto dei festeggiamenti del compleanno pubblicate sui social da una cugina di Ciro U. a insaputa, stando a quanto riferisce il legale Nicola Pomponio, dello stesso ragazzo e dei genitori. Oltre al permesso premio per il 18esimo compleanno, festeggiato per circa due ore lo scorso 29 luglio (il giorno dopo la data di nascita del detenuto), è stata concessa anche la possibilità di effettuare un provino per una squadra di calcio sannita considerati i trascorsi del ragazzo di Piscinola, ritenuto da alcuni addetti ai lavori una promessa del calcio dilettantistico. Possibilità – così come precisa l’avvocato Pomponio- arrivata dopo la valutazione del personale del carcere di Airola nell’ambito del percorso di rieducazione del giovane, prioritario nella legislazione minorile. Percorso che secondo la famiglia di Della Corte non avrebbe portato ad alcuni miglioramento o ravvedimento sia di Ciro U. che dei suoi familiari.

Intanto giovedì 19 settembre è fissata una nuova udienza del processo di Appello dei tre giovani accusati di omicidio colposo con scopo di rapina. In primo grado sono stati condannati a 16 anni e mezzo di reclusione.

Sulla vicenda è intervenuta Maria Della Corte, figlia di “Ciccio”, che all’Ansa ha così commentato i permessi premio: “Si sostengono sempre di più i diritti dei detenuti, ma dove sono finiti invece i diritti delle vittime e delle famiglie di chi è stato ucciso, di coloro a cui è stato negato il diritto alla vita?”. Per Marta “ormai la linea che separa la riabilitazione da comportamenti ridicoli è diventata veramente sottile: esce dal carcere e va a fare il calciatore? Questa è follia, non posso sopportare che chi ha ucciso mio padre possa andare a fare anche un provino per giocare al calcio malgrado sia accusato di essere un assassino. Per me lui deve scontare 16 anni e mezzo dentro il carcere”.

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