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Ucciso sotto casa come un boss dopo l’uscita di prigione, fermato il presunto killer

L'agguato è avvenuto a Mondragone in provincia di Caserta la scorsa settimana. La vittima si chiamava Ferdinando Longobardi

Ancora non è chiaro quale sia stato il movente che ha causato la morte di Ferdinando Longobardi. Il 30enne tornato il libertà dopo aver scontato alcuni anni di carcere, è stato ucciso sotto casa con tre colpi d’arma da fuoco.

L’agguato è avvenuto lo scorso 4 settembre nel rione San Nicola a Mondragone, in provincia di Caserta. Secondo i primi riscontri sembrava che Longobardi conoscesse il killer. Quest’ultimo, accompagnato da un complice, avrebbe citofonato a casa della vittima chiedendogli di scendere in strada. Una volta trovatosi di fronte il giovane, l’assassino non ha esitato a sparargli tre volte uccidendolo.

Oggi la svolta. Infatti, i carabinieri sono riusciti ad individuare e fermare quello che potrebbe essere il presunto autore del delitto. L.O.M. è stato trovato a Pozzuoli dopo giorni di indagini e appostamenti. I militari temevano una sua fuga all’estero dopo che per più di una settimana è stato irreperibile.

Come riportato da Il Mattino, gli inquirenti starebbero seguendo due piste. Una porterebbe a ragioni di tipo criminali, legate alla guerra per lo spaccio di droga. L’altra a motivi personali se non addirittura passionali.

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IL COMUNICATO DEI CARABINIERI –

Nella tarda serata dell’11 settembre 2019, i Carabinieri del Reparto Operativo di Caserta hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto Luigi Ottavio Manzilli, 33enne, di Mondragone, ritenuto il responsabile dell’omicidio di Ferdinando Longobardi, avvenuto il 4 settembre in Mondragone, su cui procede la Procura della Repubblica di NapoliDirezione Distrettuale Antimafia.

I Carabinieri, nell’immediatezza del fatto, hanno raccolto una serie di testimonianze, filmati e elementi investigativi che hanno ristretto il campo dei possibili sospettati in pochissimi individui, tutti residenti nell’area del litorale domizio. I successivi approfondimenti e le ulteriori escussioni testimoniali hanno poi indirizzato le ricerche nei confronti del citato 33enne, il quale, immediatamente dopo l’azione delittuosa, ha fatto perdere le proprie tracce.

L’attività investigativa, condotta attraverso i metodi tradizionali di indagine, ha permesso di individuare in alcuni familiari del ricercato una serie di possibili favoreggiatori della sua irreperibilità. Proprio attraverso il pedinamento di uno di questi, la sera dell’11 settembre, i militari hanno individuato il rifugio del presunto omicida in un albergo ubicato tra i comuni di Quarto e di Pozzuoli.

L’irruzione nel nascondiglio (una camera della suddetta struttura ricettiva ubicata al piano rialzato con diverse uscite laterali e posteriori), ha visto impiegati più di 20 carabinieri, i quali con giubbotti antiproiettile e armi in pugno si sono contemporaneamente introdotti all’interno della stanza da più parti, sorprendendo e bloccando il ricercato, che, probabilmente confuso dalla celerità dell’intervento, non è riuscito ad opporre alcuna resistenza.

Il delitto, maturato in un ambiente particolarmente intriso di criminalità e di legami con i sodalizi criminali locali, è l’epilogo di una serie di dissidi tra la vittima e il sospettato le cui motivazioni sono tuttora in corso di accertamento.

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