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Gigi D’Alessio alla cerimonia per Paolo Borsellino, la figlia del giudice va via: “Non m’interessa”

Fiammetta Borsellino ha poi chiarito: "Via per motivi personali". Il cantante: "Non fare di tutta un'erba un fascio"

A 27 anni dalla strage di via D’Amelio a Palermo, in cui morirono il magistrato Paolo Borsellino e cinque uomini della sua scorta in seguito all’esplosione di un’auto parcheggiata sotto casa della madre del giudice siciliano, la cerimonia di ricordo delle vittime è stata macchiata dalla rumorosa fuga di Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo.

Quest’ultima ha lasciato la questura di Palermo subito dopo l’arrivo del cantante napoletano Gigi D’Alessio, invitato come ospite all’incontro-dibattito. Una presenza poco gradita dalla Borsellino che ha lasciato la cerimonia pronunciando solo tre parole (“Non m’interessa“), probabilmente infastidita dalla presenza dell’artista partenopeo che agli inizi della sua carriera, oltre a esibirsi a eventi organizzati dalla camorra, incise più di una canzone con l’ex boss di Forcella Luigi Giuliano.

Nelle ore successive la figlia del magistrato ucciso dalla mafia ha spiegato i motivi della sua decisione: “Sono andata via per motivi personali, ero stata lì per mezz’ora. Ho dato il mio contributo, mettendo in contatto la questura con Gero Riggio. Avevo una cosa urgente da fare”.

D’Alessio ha spiegato ai cronisti i motivi della sua partecipazione: “La mia presenza qui è anche per fare un pò di chiarezza: questo fatto che siamo tutti musicisti neomelodici mi dà fastidio. Paragonare un cantante rionale e fare di tutta un’erba un fascio, non mi sta bene. L’importante poi è che i ragazzi capiscano cosa hanno fatto questi grandi uomini, come Falcone e Borsellino”.

In un’intervista rilasciata a VocediNapoli.it nei mesi scorsi, Luigi Giuliano jr, nipote omonimo di ‘o Rre di Forcella e figlio di Nunzio Giuliano, racconta il “rapporto artistico” che c’era tra D’Alessio, Luigi Giuliano e il cognato Luigi Ponticelli, detto “Gigino Bomboletta”. Considerazione che lo stesso Giuliano jr, anche lui ex camorrista ed ex collaboratore di giustizia per pochi anni, ha raccontato all’inizio degli anni Duemila all’allora magistrato della procura di Napoli Giuseppe Narducci.

“C’era un rapporto che andava oltre il fatto che mio zio era camorrista. D’Alessio andava a casa sua per scrivere canzoni, non per fare affari illeciti. Tanto è vero che i testi di diversi suoi brani, Cient’anne e Annarè ad esempio, sono stati scritti insieme a Luigi Giuliano e Vincenzo D’Agostino. Adesso non so precisamente quale sia stato il contributo di mio zio, però dire che all’epoca andava solo a cantare ai matrimoni, senza nemmeno conoscere chi lo coinvolgeva, non è corretto”.

“D’Alessio era solito venire con il Mercedes SLK grigio che parcheggiava nel garage della mia famiglia in vico Scassacocchi prima di andare a casa di “Gigino Bomboletta”, cognato di mio zio Luigi Giugliano perché ha sposato la sorella della moglie. Siamo nei primi anni ’90 e mio zio era agli arresti domiciliari ma organizzava tavolate a casa e spesso era ospite anche Gigi D’Alessio. Si fermavano ore a parlare di musica e a scrivere i testi delle canzoni”.

L’ex boss di Forcella ha sempre coltivato la passione per la musica e negli ultimi mesi ha lanciato un nuovo brano (“Era di notte“) insieme al musicista romano Ludovico Piccinini.

“La camorra per me non è solo sparare o chiedere l’estorsione, pure questo mondo di cantare è camorra, è degrado. Magari avessero un altro tipo di cultura musicale” spiega Giuliano jr. “Pino Daniele, Massimo Ranieri, Lina Sastri, andavano ai matrimoni a cantare? Non mi risulta, non avevano contatti con questo degrado. Anche Nino D’Angelo è cresciuto professionalmente in quegli anni. D’Alessio in quel periodo era in rampa di lancio e quando non aveva i soldi per vestirsi per le sue esibizioni, ci pensava mio zio a procuragli gli abiti”.