Voce di Napoli | Navigazione

Gigi D’Alessio e la camorra, Giuliano: “Mangiava e scriveva canzoni a casa di mio zio”

L'intervista e le rivelazioni sul "rapporto artistico" tra il cantante e il boss

Nei giorni scorsi Gigi D’Alessio, in una intervista rilasciata a Peter Gomez su Nove Tv, ha parlato della camorra e del rapporto che i cantanti neomelodici hanno con la criminalità organizzata. Accusato in passato di concorso esterno in associazione mafiosa, D’Alessio è stato prosciolto da ogni accusa e durante l’intervista ha raccontato di aver “regalato alla camorra un sacco di canzoni” perché “chi nasce a Napoli e canta, va a fare i matrimoni, è un circuito che non esiste in nessun altro posto. Sono andato a cantare ai matrimoni di tutti e nemmeno sapevo dove andavo a cantare perché a Napoli vai a cantare dappertutto, non è che se ti chiama qualcuno gli chiedi: “Chi sei? Dammi il certificato penale”. E poi io ho paura, magari non vai a cantare e che ne sai?”.

Per D’Alessio “se a Napoli vai in ospedale a fare le analisi devi dire: “Io sono il cugino di quello, il parente di quell’altro” per passare la fila”. Parole pronunciate da chi, presumibilmente, non ha mai ottenuto favori e trattamenti privilegiati ma, al contrario, dice di essere stato vittima del “sistema”. Parole che però trovano in disaccordo chi all’inizio degli anni Novanta vedeva spesso Gigi D’Alessio nei vicoli di Forcella, dove i suoi incontri con l’ex boss e collaboratore di giustizia Luigi Giuliano erano tutt’altro che limitati ai soli matrimoni.

Gigi D’Alessio durante una festa con la famiglia Giuliano

In un’intervista rilasciata a VocediNapoli.it, Luigi Giuliano jr, nipote omonimo di ‘o Rre di Forcella e figlio di Nunzio Giuliano, racconta il “rapporto artistico” che c’era tra D’Alessio, Luigi Giuliano e il cognato Luigi Ponticelli, detto “Gigino Bomboletta”. Considerazione che lo stesso Giuliano jr, anche lui ex camorrista ed ex collaboratore di giustizia per pochi anni, ha raccontato all’inizio degli anni Duemila all’allora magistrato della procura di Napoli Giuseppe Narducci.

“C’era un rapporto che andava oltre il fatto che mio zio era camorrista. D’Alessio andava a casa sua per scrivere canzoni, non per fare affari illeciti. Tanto è vero che i testi di diversi suoi brani, Cient’anne e Annarè ad esempio, sono stati scritti insieme a Luigi Giuliano e Vincenzo D’Agostino. Adesso non so precisamente quale sia stato il contributo di mio zio, però dire che all’epoca andava solo a cantare ai matrimoni, senza nemmeno conoscere chi lo coinvolgeva, non è corretto”.

“D’Alessio era solito venire con il Mercedes SLK grigio che parcheggiava nel garage della mia famiglia in vico Scassacocchi prima di andare a casa di “Gigino Bomboletta”, cognato di mio zio Luigi Giugliano perché ha sposato la sorella della moglie. Siamo nei primi anni ’90 e mio zio era agli arresti domiciliari ma organizzava tavolate a casa e spesso era ospite anche Gigi D’Alessio. Si fermavano ore a parlare di musica e a scrivere i testi delle canzoni”.

L’ex boss di Forcella ha sempre coltivato la passione per la musica e negli ultimi mesi ha lanciato un nuovo brano (“Era di notte“) insieme al musicista romano Ludovico Piccinini.

“La camorra per me non è solo sparare o chiedere l’estorsione, pure questo mondo di cantare è camorra, è degrado. Magari avessero un altro tipo di cultura musicale” spiega Giuliano jr. “Pino Daniele, Massimo Ranieri, Lina Sastri, andavano ai matrimoni a cantare? Non mi risulta, non avevano contatti con questo degrado. Anche Nino D’Angelo è cresciuto professionalmente in quegli anni. D’Alessio in quel periodo era in rampa di lancio e quando non aveva i soldi per vestirsi per le sue esibizioni, ci pensava mio zio a procuragli gli abiti”.

ASCOLTA L’INTERVISTA COMPLETA: