Giuseppe Varriale non voleva uccidere Alessandra Madonna ma “l’intenzione di fondo dell’imputato era quella di allontanarsi velocemente da quella discussione e non quella di percuotere o ledere” l’ex fidanzata. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza, firmata dal giudice dell’udienza preliminare Antonio Santoro, in merito alla condanna a quatto anni e otto mesi inflitta al 25enne residente a Mugnano di Napoli per l’omicidio colposo della 24enne di Melito, morta l’8 settembre 2017 trascinata dalla vettura dell’ex fidanzato.
Per Varriale la richiesta dalla procura di Napoli era di una condanna a 30 anni per omicidio volontario. Richiesta ampiamente ridimensionata dal giudice che nelle motivazioni scrive che “si è invece di fronte ad un fatto colposo dovuto alla negligente-imprudente condotta dell’imputato per aver accelerato nonostante la presenza di Alessandra in aderenza al veicolo, nel corso di una accesa discussione, in tal modo mettendo in pericolo la sicurezza della ragazza”.
Nella decisione del giudice ha influito anche l’atteggiamento successivo di Varriale che soccorse subito Alessandra per poi portarla al pronto soccorso dell’ospedale San Giuliano di Giugliano. “Decisiva – si legge – la condotta successiva di Varriale che si è immediatamente fermato dopo essersi accorto che qualcosa era successo, ha soccorso la vittima come poteva, l’ha portata in ospedale nell’estremo tentativo di salvarla. E’ evidente – conclude il gup – che tale atteggiamento cozza con una eventuale volontà di uccidere”.
Intanto la famiglia di Alessandra Madonna, che spera nel ricorso in Appello da parte del pubblico ministero, si è affidata ad un nuovo avvocato. Si tratta del bresciano Massimiliano Battagliola secondo il quale “per la dinamica e per il rapporto tra i due ragazzi siamo in presenza di un omicidio volontario e non colposo o stradale”.
LE PAROLE DI VARRIALE: “Ho sentito il rumore dei tacchi, poi l’ho vista in una pozza di sangue”

