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Camorra, il clan sta vincendo ma il boss è in fuga: è caccia a Ciro Rinaldi

Mentre i suoi nemici perdono colpi, tra arresti delle forze dell’ordine e successi “militari” dei suoi uomini, lui, Ciro Rinaldi, alias My Way, boss dell’omonimo clan di San Giovanni a Teduccio è nuovamente finito nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli dopo la scarcerazione dell’aprile scorso disposta dal Riesame per il duplice omicidio di Raffale Cepparuolo, legato ai “Barbudos” degli Esposito-Genidoni-Spina del Rione Sanità, e dell’innocente Ciro Colonna.

Nelle scorse settimane la Cassazione aveva accolto il ricorso della DDA di Napoli che lo indicava come mandante dei due omicidi avvenuti in un circolo ricreativo del Lotto Zero di Ponticelli il 7 giugno del 2016 e in attesa della nuova misura cautelare in carcere ha tagliato la corda risultando irreperibile al suo domicilio del Rione Villa di San Giovanni a Teduccio.

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Difeso dai penalisti Raffaele Chiummariello e Salvatore Impadrice, che dimostrarono all’epoca che il soprannome che emergeva nelle intercettazioni (May Way o in dialetto napoletano “maue”, in riferimento a una vecchia discoteca degli anni ’80 amata dal diretto interessato) non era sufficiente a far arrestare il boss, scarcerato dal Riesame per l’assenza di gravi indizi, Ciro Rinaldi adesso è in fuga, probabilmente lontano da un territorio al centro di una guerra di camorra che dopo le stese e i raid incendiari dell’ultimo anno, ha alzato il tiro con l’omicidio avvenuto due sere fa di Salvatore Soropago.

Omicidio Cepparullo, scarcerato il boss Ciro Rinaldi
A sinistra Ciro Colonna, a destra Raffaele Cepparulo. Nel riquadro in alto Ciro Rinaldi, in quello in basso Anna De Luca Bossa

La vittima, 37 anni, trucidata lungo il corso San Giovanni, nell’omonimo quartiere alla periferia est di Napoli, in un orario (poco prima delle 19) trafficato e pieno di persone in strada, con la vicina chiesa di San Giovanni Battista frequentata da fedeli e da ragazzini iscritti al catechismo, era considerata dagli investigatori vicina al clan Mazzarella. Cosca, quest’ultima, colpita nel giro di un mese da due arresti eccellenti.

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Il primo  avvenuto lo scorso 15 settembre del ras Maurizio Donadeo, scovato dai carabinieri a Casoria, il secondo, avvenuto poche ore dopo l’omicidio di Soropago, del latitante Salvatore Fido, stanato in una villetta di Varcaturo a Giugliano.

Uno scenario sempre più incandescente dove, nonostante gli interventi e gli arresti delle forze dell’ordine, i clan in gioco (ci sono anche le famiglie Reale, Formicola, Silenzio e D’Amico) continuano a farsi la guerra per il controllo degli affari illeciti.

Adesso con i Mazzarella decimati e il boss Rinaldi ufficialmente latitante (a meno che non si costituisca nelle prossime ore, ma questo resta un auspicio assai improbabile) gli scenari potrebbero clamorosamente cambiare e il livello dello scontro diventare ancora più cruento e non solo basato su stese e raid incendiari, come già dimostrato qualche sera fa.