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Rione Traiano come GTA: “Ho trovato una pistola nei giardinetti e ho ucciso un mio amico”

Un omicidio risolto nel giro di pochi giorni. Non sono servite le indagini della Squadra Mobile di Napoli. E’ bastata la confessione di un ragazzino di appena 16 anni, incensurato, che si è presentato alla polizia in compagnia del suo avvocato, Gaetano Inserra, per auto-accusarsi dell’omicidio di Angelo Ranieri, il 38enne del Rione Traiano morto alle 4 del mattino del 5 giugno dopo essere stato ferito da un colpo d’arma da fuoco al torace poche ore prima nel Rione Traiano a Napoli.

“Sono stato io, non sono un camorrista” ha spiegato il ragazzo alla polizia. “Faceva caldo e stavamo giocando con una pistola trovata in strada, nei giardinetti. Poi è partito un colpo. Non volevo ucciderlo, era un mio amico”. Una versione, quella offerta dal ragazzino (che ora si trova nel carcere minorile di Nisida) al vaglio degli inquirenti. Non convincono del tutto le sue parole.

L’omicidio di Ranieri si è infatti consumato in via Tertulliano, zona ad alta densità criminale del Rione Traiano, dove gli affari illeciti sono controllati delle tante famiglia-pusher, gestite dall’alto dal clan Puccinelli-Petrone. Una strada dove il numero di piazze di spaccio è altissimo e dove la filosofia principale, così come nel resto del Rione, è una sola: pace e droga, cercando così di attirare il meno possibile l’attenzione delle forze dell’ordine in una zona di Napoli che ha raccolto l’eredità di Scampia nella vendita di stupefacenti h24.

Il ragazzino dovrà chiarire tantissimi aspetti. Innanzitutto che fine ha fatto quella pistola trovata così, per caso, nei giardinetti del Rione, quasi come il gioco di azione-avventura GTA. Dovrà poi spiegare che legame aveva con la vittima, più grande di lui di 22 anni e con diversi precedenti per reati contro il patrimonio.

Secondo la prima ricostruzione della polizia, Ranieri, originario del centro storico ma trasferitosi negli ultimi tempi a casa della madre nel Rione Traiano, sarebbe stato ucciso per errore in seguito a un avvertimento, probabilmente per qualche “sgarro” commesso alle famiglie della zona. Andava solo ferito, ma chi ha sparato lo ha fatto così bene da stroncargli la vita nel giro di poche ore.

La mossa del ragazzino di auto-accusarsi dell’omicidio potrebbe anche essere una decisone strategica dei clan del Rione per chiudere il caso e mettersi alle spalle la pressione delle forze dell’ordine.