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Camorra e discoteche, accesso negato al re dei giocattoli: direttore preso a morsi in faccia

Intanto il Riesame scarcera Francesco Esposito. Nelle prossime ore arriverà il verdetto su mogli e prestanome; lunedì su Gabriele e Giuseppe

Dopo la scarcerazione, disposta nei giorni scorsi dal tribunale del Riesame, di Francesco Esposito, 40 anni, (difeso dai penalisti Roberto Saccomanno e Domenico Dello Iacono), uno dei tre fratelli imprenditori arrestati lo scorso 9 maggio dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli perché gravemente indiziati di intestazione fittizia di beni con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare le attività dei clan camorristici Contini e Sarno, ad ore dovrebbe arrivare la decisione del Tribunale della libertà anche in merito al richiesta di scarcerazione presentata per le mogli di Gabriele e Giuseppe Esposito e per il presunto prestanome Diego Della Monica. Lunedì  il Riesame si pronuncerà invece sugli altri due fratelli imprenditori specializzati nel settore dei giocattoli.

Intanto emergono nuovi dettagli nell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e in particolare dai magistrati Ida Teresi, Enrica Parascandolo e Francesco De Falco (coordinatati dall’aggiunto Filippo Beatrice).

Secondo quanto rivelato nelle scorse ore da Mattino e Repubblica Napoli, Gabriele Esposito, 32 anni, il più piccolo dei tre fratelli (l’unico che ha una condanna, in primo grado, a 7 anni per associazione mafiosa), avrebbe aggredito in passato il direttore artistico di una nota discoteca napoletana dopo essersi visto negare l’accesso. Titolare di fatto, così come accertato dalla Procura di Napoli, del Club Partenopeo (attualmente sotto l’amministrazione giudiziaria), Gabriele Esposito ha trascorso numerose serata in discoteca con calciatori del Napoli ed elementi di spicco della criminalità organizzato.

“Quando sono venuto con Reina e Higuain mi avete messo a disposizione trenta braccialetti (pass esclusivi in locali alla moda), quando poi vengo con l’amico di Barcellona (leggi boss Ettore Bosti) non mi fate problemi per entrare. E mi date il migliore tavolino, quello al centro della sala, che ti guardano tutti…”.

Le intercettazioni risalgono all’autunno del 2014. Esposito jr aveva il pallino per le discoteche napoletane. Così nell’ottobre di quattro anni fa, dopo essersi visto negare l’accesso in un teatro adibito a locale, avrebbe reagito prendendo a morsi il viso del direttore artistico. “Schiaffi, pugni e lo “sfregio” – scrive il Mattino -, un morso al volto di S.V., costretto alle cure mediche, costretto anche – sette giorni dopo il ferimento – ad incontrare il suo aggressore, per non sporgere denuncia. Un incubo per «pr» e buttafuori – scrivono oggi gli investigatori della Dia -, preso da una sola ossessione: «’O tavolo», quello al centro della sala, dove ti guardano tutti”.

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Nei giorni scorsi in procura è stato ascoltato anche il portiere del Napoli Pepe Reina, protagonista nel locale degli Esposito della festa di addio al Napoli (giocherà nel Milan nella prossima stagione). Reina, che con gli Esposito aveva frequentazioni assidue (finite anche nel mirino della procura della Figc), ha spiegato ai magistrati titolari dell’inchiesta di non sapere che i fratelli Esposito avessero legami con i clan e di avere regolarmente pagato per la festa, esibendo un bonifico di circa 5.000 euro fatto nei giorni successivi all’evento.

Una spiegazione curiosa, considerando che i tre fratelli Esposito erano già stati arrestati (e poi scarcerati dal Riesame dopo poche settimane), nel giugno del 2017.

La difesa dei tre imprenditori, del presunto prestanome Diego Della Monica e delle due mogli (di Giuseppe e Gabriele), finite ai domiciliari, punta a dimostrare che l’intestazione fittizia di beni non ha mai avuto l’intenzione di aggirare lo Stato ma è servita solo ad evitare l’interdittiva antimafia in seguito alla condanna in primo grado per 416 bis di Gabriele Esposito.

Da una visura camerale, presentata già lo scorso anno, emerge infatti che i tre imprenditori, specializzati nella commercializzazione dei giocattoli, sono intestatari di un patrimonio di diversi milioni di euro tra case, società e altri beni.