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Napoli, baby gang accerchia militari, il racconto: “Sono peggio dei camorristi”

E' avvenuto sabato sera sul lungomare, tre giovani e sono fuggiti vicino alla camionetta dell'esercito

Continua l’escalation delle baby gang che spaventano i minori di Napoli. Gruppi di ragazzini che si muovono in branco per le strade di città con l’atteggiamento di chi non ha paura di niente, nemmeno della legge e dei militari. E’ questo lo scenario di quanto è avvenuto sabato sera sul lungomare raccontato da un video pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno. 

Nel fine settimana quella che dovrebbe essere una delle zone più belle di Napoli, si trasforma nella sfilata della baby criminalità. Orde di ragazzini che camminano in cerca delle vittime da accerchiare, spaventare e picchiare. Mossi da nessun motivo specifico se non dal volersi divertire, dimostrando la loro predominanza su altri coetanei secondo la legge che è più forte chi colpisce, chi mette al tappeto. Camminano avanti e indietro, sono perlopiù maschi, ma tra di loro c’è anche qualche ragazza, che diventa il pretesto per scatenare una rissa, uno sguardo di troppo nei suoi confronti e bisogna subito rivendicare l’offesa fatta “alla donna del gruppo”. Altrimenti la violenza scatta lo stesso, sguardo abbassato o alzato che sia, tutto o niente può essere uno “sgarro”.

E’ quanto accaduto sabato sera dopo le 23.30 in via Partenope. L’ennesimo episodio che ha come protagonisti baby criminali e si aggiunge così al tragico bilancio dell’ultimo mese.
Una banda di ragazzini, tra di loro c’era anche una donna, ha cominciato a rincorrere tre giovani, colpevoli di essersi trovati sulla loro strada, dopo essersi accorti che erano stati “puntati” sono corsi verso la camionetta dell’esercito, convinti che lì avrebbero trovato protezione. E invece la baby gang non si è fermata nemmeno davanti ai militari, anzi ha affrontato anche loro, accerchiandoli e sfidandoli, certi che l’esercito non avrebbe potuto arrestarli. E mentre due del gruppo urlavano contro ai militari, gli altri picchiavano i tre giovani che erano riusciti a sfuggire alla furia poco prima. Immediata la richiesta di rinforzi alle forze dell’ordine, ma quando le volanti sono giunte sul posto, alcuni ragazzi che erano di vedetta hanno avvertito gli altri membri del branco che le “guardie” stavano arrivando e il gruppo si è sparpagliato velocemente, facendo disperdere le proprie tracce. Le tre vittime sconvolte continuavano a ripetere di non aver fatto niente, ma l’atrocità di questi episodi è proprio che la furia si scatena per niente.

Ed è stato un giovane militare a raccontare al sopracitato quotidiano quello che accade nei fine settimana napoletani, quando bande di ragazzini tra i 14 e i 16 anni si avvicinano alle loro camionette per sfidarli, provocarli:
Sanno bene cosa fare quando ci vedono, conoscono alla perfezione le nostre regole di ingaggio: sanno che non potremmo mai arrestarli. Noi siamo addestrati per affrontare terroristi, abbiamo fatto scuole nelle quali ci hanno insegnato a mantenere la calma in situazione di estremo pericolo, ma qui a Napoli ci vogliono leggi speciali. Questi ragazzini sono peggio dei camorristi e adesso qui comandano loro“.
Nemmeno i fucili che portano spaventano questi ragazzini:
Ci dicono che non siamo guardie, sanno che non possiamo arrestare nessuno di loro. Lo sanno perché ce lo dicono in faccia, a volte urlandocelo proprio per disprezzo”.

Questo è lo scenario che si presenta a Napoli, risse che spesso non vengono nemmeno denunciate e che non fanno altro che alimentare la furia di questi minori, che più riescono a sfuggire alle forze dell’ordine e più si sentono forti. E certi di questo loro “potere”, convinti del fatto che siano intoccabili, agiscono in modo sempre più violento, fino a uscire armati e rischiare di uccidere qualche coetaneo malcapitato.
E proprio perché il fenomeno è sempre più in crescita, oggi si terrà un vertice in Prefettura a Napoli in cui interverranno il ministro Minniti, i vertici nazionali delle forze dell’ordine, il procuratore distrettuale della Repubblica di Napoli e i vertici della magistratura minorile per mettere in campo una task force in grado di affrontare questa tremenda realtà.