L'operazione dei militari ha permesso il sequestro dell'arsenale appartenente al sodalizio Pesce - Marfella
Periodo di grande fermento a Pianura, quartiere della zona Est di Napoli. I Carabinieri hanno fatto irruzione nell’area popolare, tra le varie palazzine, alla ricerca di armi ed esplosivi appartenenti alle organizzazioni criminali del posto. In particolare i militari hanno agito nel territorio dove è egemone il clan dei Pesce – Marfella.
Una bomba a mano difensiva “m75”, 2 fucili mitragliatori kalashnikov con calciolo ripiegabile e 5 caricatori, un fucile a pompa calibro 12 con calcio tagliato, 3 pistole a tamburo calibro 357 magnum, 3 semiautomatiche calibro 9 con matricola abrasa, 4 giubbotti antiproiettile e 900 cartucce di vario calibro, 2 silenziatori per le semiautomatiche, 1, 2 chilogrammi di marijuana in confezioni pronte per l’immissione sulle piazze di spaccio.. Questo l’arsenale trovato e sequestrato dalla forze dell’ordine che hanno scovato il tutto in alcuni nascondigli protetti da diverse cancellate in ferro.
Il tutto dovrebbe appartenerre al clan Pesce – Marfella che ha in corso una faida contro i Mele – Romano, con questi ultimi addirittura imparentati con il sodalizio nemico. La guerra è praticamente scoppiata a partire dal 2004, anno in cui è stato ucciso Carmine Pesce, fratello del boss Pasquale oggi detenuto e collaboratore di giustizia. Quest’episodio ha segnato la definitiva scissione del clan Mele dalla famiglia dei Pesce.
Ad oggi gli inquirenti per le loro investigazioni stanno tenendo in considerazione le dichiarazioni del pentito Pasquale Pesce, che sta collaborando perché “stanco di uccidere i miei stessi parenti“. Ma in realtà se le sue dichiarazioni dovessero risultare fondate, l’ex boss potrebbe evitare il regime carcerario del 41bis.