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Camorra e fede, le rivelazioni del pentito: “Con i Di Lauro incontro in chiesa per evitare microspie”

Profilo basso e massima attenzione ai nuovi sistemi tecnologici, capaci di captare tutto e di rivelarsi col tempo un’arma a doppio taglio. E’ sempre stata questa la filosofia del clan Di Lauro, la potente famiglia malavitosa di Secondigliano coinvolta nelle sanguinarie faide di Scampia.

Nella terza, e ultima , i protagonisti sono stati due dei dieci figli maschi di Paolo Di Lauro: Marco, 37 anni, latitante da quasi 13, e Raffaele, che di anni oggi ne ha 22 ma all’epoca 17. Proprio quest’ultimo è stato arrestato pochi giorni fa dalla Squadra Mobile di Napoli nell’ambito di una inchiesta della procura di Napoli (indagini condotte da pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, e coordinate dall’aggiunto Filippo Beatrice) che si è vista convalidare dal gip 27 ordinanze di custodia cautelare.

Di Lauro e figli, storia di una famiglia criminale che ora punta al business pulito

Antonio Accurso

Nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Laura De Stefano, risultano fondamentali i racconti forniti dai pentiti. Uno di questi, Antonio Accurso, ex reggente della Vanella Grassi, e fratello di Umberto, arrestato nel maggio del 2016, racconta le precauzioni che i Di Lauro adottavano durante i vari summit di camorra. Accurso ha raccontato di aver incontrato Salvatore Di Lauro due volte durante la terza faida. Una prima, in un parco all’aperto nell’inverno del 2014, subito dopo la scarcerazione. Una seconda invece direttamente nella chiesa del Sacro Cuore sul Corso Italia a Secondigliano perché “Salvatore Di Lauro aveva paura delle microspie”. Accurso precisa anche che nell’incontro il sesto figlio maschio di Paolo Di Lauro non nominò né fece riferimenti al fratello Marco, latitante già da diversi anni.

Salvatore Di Lauro ha avuto un ruolo attivo nel clan, seppur limitato al traffico di droga che la cosca di via Cupa dell’Arco smistava, grazie anche alla Vanella Grassi (che forniva cocaina per 42mila euro al chilo), sia a Scampia e Secondigliano che in altre zone di Napoli (vedi Pianura grazie alla presenza del clan Pesce-Marfella), così come in Puglia dove, con l’aiuto di due finanzieri infedeli e grazie ai contatti di Giovanni Cortese, altro elemento di spicco dei Di Lauro arrestato nei giorni scorsi, arrivavano grosse partite di stupefacenti.