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“Via Oronzio Costa come Baghdad”: guerra nata da un tradimento, poi lo champagne

Via Oronzio Costa come Baghdad. L’avevano ribattezzata così Gennaro Buonerba e i suoi giovani comparielli.  Quella “via della morte” dove nell’estate del 2015 venne ucciso da un colpo d’arma da fuoco alla schiena Emanuele Sibillo, 19 anni, capo della paranza dei bimbi che in quei mesi aveva messo a ferro e fuoco le vie del centro storico di Napoli.

Da destra Maurizio Overa, Emanuele Sibillo e Gennaro Buonerba

Sono stati arrestati questa mattina dagli uomini della Squadra Mobile, diretta dal neo dirigente Luigi Rinella, i responsabili dell’omicidio del baby-boss avvenuto il 2 luglio del 2015. Decisive ai fini delle indagini le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Overa, ex affiliato al clan Mariano dei Quartieri Spagnoli.

Overa ha fornito informazioni importanti ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia Napoletana ricostruendo quel che accadde dopo il 9 giugno, data chiave nell’esplosione della faida tra il cartello Giuliano-Sibillo-Amirante-Brunetti e i Buonerba.

Prima dei 60 arresti effettuati dalla polizia a Forcella, i Capelloni di via Oronzio Costa pagavano regolarmente il pizzo ai capi della paranza dei bimbi per vendere la droga nella loro zona. Un accordo quasi obbligato in virtù dell’ascesa, e della continua follia, de giovani criminali, guidati proprio da Emanuele Sibillo, che su Facebook, dietro l’account “Numero FS Diciassette“, lanciava messaggi bellici.

Dopo il 9 giugno, giorno del blitz che ha inferto un duro colpo all’organizzazione, i Buonerba hanno iniziato a cacciare la testa fuori dal sacco annunciando ai due capi latitanti della paranza, Emanuele e il fratello Lino Sibillo (arrestato nel novembre del 2015 a Terni), l’intenzione di non pagare più la tassa per garantirsi lo spaccio.

Una decisione che scatenò la folle reazione della paranza. Così via Oronzio Costa in quelle settimane si trasformò in una vera e propria Baghdad. Una stradina del terrore, compresa tra piazza De Nicola e via Carbonara, dove quasi tutte le sere si susseguirono veri e propri conflitti a fuoco che hanno poi provocato la morte del baby boss e il ferimento di altri tre giovani affiliati.

Da una parte le scorribande in moto dei Sibillo, che attraversavano il vicolo a velocità sostenuta esplodendo colpi d’arma da fuoco contro le abitazioni dei Capelloni, dall’altra i Buonerba, che dai bassi o dai balconi ai piani superiori replicavano sparando all’impazzata.

Amoroso-Antonio-nato-23.10.1994

In questa delicata situazione, un ruolo chiave è stato svolto proprio dal pentito Maurizio Overa, all’epoca dei fatti affiliato di spicco del clan Mariano dei Quartieri Spagnoli, arrestato in un blitz nel settembre del 2015. I Buonerba infatti tramite i buoni rapporti instaurati con i Picuozzi passarono sotto l’orbita dei Mazzarella, la storica famiglia criminale che in quei mesi la ‘paranza dei bimbi’ ha provato in tutti i modi a cacciare da Forcella e dai mercati della Maddalena e della Duchesca.

Overa dopo l’omicidio di Emanuele Sibillo offrì appoggio a Gennaro Buonerba, Andrea Manna, Luigi Criscuolo, Antonio Amoroso e Vincenzo Rubino, affittando loro anche un gommone per aprire una bottiglia di champagne in mezzo al mare in segno di festeggiamento.

 “Raggiunsi Andrea Manna alla Riviera di Chiaia, dove lo trovai insieme a Luigi Criscuolo, Gennaro Buonerba e questo ragazzo di nome Antonio. Ricordo bene che era il tre luglio e che Andrea Manna mi raccontò che erano stati loro a commettere l’omicidio di Emanuele Sibillo e mi chiese appoggio. Io gli diedi le chiavi di casa mia e li ospitai per tre giorni. Diedi disposizioni al proprietario di un bar di offrire ai quattro ragazzi tutto ciò che volevano a mie spese. Mi chiesero di fittargli un gommone da un ormeggiatore che conoscevo, all’altezza di Santa Lucia, di fronte al vecchio Club 21. Pagai il fitto del gommone, Gennaro Buonerba lasciò i suoi documenti al titolare dell’ormeggio per garanzia. I quattro mi chiesero anche di fornirgli anche una bottiglia di Champagne e quattro bicchieri di cristallo che servivano per brindare sul gommone”.