Voce di Napoli | Navigazione

San Giovanni a Carbonara, una delle chiese più belle di Napoli

La Chiesa di San Giovanni a Carbonara è uno dei tanti tesori di Napoli. Descriverla è come immergersi volontariamente in un labirinto inestricabile, perchè la Chiesa di San Giovanni a Carbonara è in realtà solo la chiesa originaria intorno alle cui pareti ne sono sorte molte altre. Si tratta quindi di un complesso religioso in origine di proprietà degli agostiniani, che comprende la chiesa originaria del 300, la Cappella di Santa Monica (coeva), la Cappella Seripando (1500), e la Chiesa della Consolazione a Carbonara (settecentesca, e sottostante, tanto da fungere da cripta).

Le integrazioni architettoniche nel corso dei secoli sono state pressoché inesauribili, visto che molti personaggi influenti hanno voluta impressa la propria testimonianza nel prestigioso complesso religioso. A giudicare dalla quantità di simboli massonici ed esoterici presenti nelle integrazioni alla chiesa originaria, alcuni di questi personaggi devono aver rivestito un ruolo chiave anche all’interno della Massoneria, ed in alcuni casi, come vedremo, avrebbero addirittura messo a disposizione la struttura per le loro riunioni segrete.

I lavori per la Chiesa di San Giovanni a Carbonara cominciano nel 1339, grazie alla generosità di un patrizio, Gualtiero Galeota, il quale dona all’ordine religioso degli agostiniani alcune terre di sua proprietà, utilizzate in realtà come discarica per rifiuti inceneriti (da qui il nome “a Carbonara”), che poi defluivano nel mare attraverso fiumi.

Dal 1400 in poi re Ladislao, ultimo degli angioini, inaugura una stagione di modifiche alla chiesa destinata a durare all’incirca 600 anni, fino ai nostri giorni. Mentre era in vita fece in tempo ad ammirare i marmi policromi di cui disseminò San Giovanni a Carbonara, e un chiostro aggiuntivo. Alla sua morte, la sorella Giovanna II trovò opportuno continuare l’opera del fratello.

La struttura originaria della chiesa (a croce latina) prevedeva una semplice navata centrale, che culminava in un’abside con le volte a crociera, inondata di luce da due finestroni laterali. In quest’abside la regina Giovanna II decise di omaggiare la memoria del fratello Ladislao, costruendogli un monumento funebre di 18 metri d’altezza.

La struttura sembra sorretta da quattro enormi statue (le quattro virtù teologali, temperanza, fortezza, prudenza, magnanimità). Il piano centrale è dominato da Ladislao e Giovanna, che sembrano ricevere la benedizione di un sovrano a loro superiore (terzo piano). Il culmine del monumento è la classica statua equestre del prestigioso morto da celebrare.

Anche la potente famiglia dei Caracciolo del Sole, di cui Sergianni particolarmente caro a Giovanna, visto che ne era consigliere e amante, nonché Gran Maniscalco del Regno di Napoli delle Due Sicilie, volle partecipare alle integrazioni architettoniche. I Caracciolo fecero costruire ben due Cappelle: la prima situata dietro l’abside, chiamata Cappella Caracciolo del Sole; la seconda conserva l’altare dell’epifania, e si chiama Cappella Caracciolo del Vico.

La prima è particolarmente suggestiva grazie alla scelta di pavimentarla con maioliche di colore bianco e blu. Il blu di queste maioliche, ora sbiadito, in passato molto più brillante, faceva sentire chi era all’interno di questa cappella leggermente stranito, in un’atmosfera sospesa e surreale. E non solo. Le mattonelle s’intrecciano creando disegni a forma di otto, numero massonico.

Ed è stata rinvenuta nella Cappella Caracciolo del Sole anche un’incisione che riporta le parole: “antico ed accettato”. Questi erano i termini con cui venivano accolti nuovi adepti nelle logge massoniche. Se ne desume che questa cappella veniva utilizzata, probabilmente nel diciottesimo secolo, come sede di riunione per facoltosi massoni in calzamaglia.

Anche nel secolo seguente si continua a costruire intorno al nucleo iniziale di San Giovanni a Carbonara. E’ la volta di un nuovo chiostro, firmato Ciancia Caracciolo, e su richiesta del Cardinale Saripando, Cappella Somma, e Cappella del Crocifisso. E perché il Cardinale avrebbe dovuto essere da meno rispetto a Ciancia Caracciolo? Terzo chiostro per il Cardinale.

Non mancano anche in questo caso richiami espliciti alla Massoneria. Satiri, Pigne, il classico occhio all’interno del triangolo, simbolo di Libertà, Eguaglianza, Fraternità, A Gloria Del Grande Architetto dell’Universo (A.G.D.G.A.D.U.). In un’altra Cappella (Miroballo) ritroviamo ulteriori simbologie massoniche: l’aquila, l’unico animale in grado di fissare il sole.

Nel 1688 un violento terremoto lesiona gravemente San Giovanni a Carbonara. Partono immediatamente i lavori di restauro, e si approfitta degli stessi per qualche nuova annessione di edifici. Vengono aggiunti un noviziato e un educandato, che in breve tempo diventano frequentatissime istituzioni scolastiche per i giovani rampolli della nobiltà napoletana.

Il 1700 è l’anno della grande scalinata a doppia rampa di Ferdinando Sanfelice. San Giovanni a Carbonara aveva un nuovo monumentale ingresso dall’esterno, così come Cappella di Santa Monica (altro nucleo antico del complesso di San Giovanni). Al principio della scala vi era anche l’ingresso per la Chiesa della Madonna Consolatrice degli Afflitti, di nuova costruzione, e su un livello inferiore rispetto a San Giovanni.

Un’opera davvero fantasiosa, questa scala sui generis, da parte di un architetto, il Sanfelice, che si era già confrontato con sfide artisticamente stuzzicanti. Qui riesce a risolvere brillantemente i problemi d’ingresso del complesso di San Giovanni a Carbonara, e al contempo non rinuncia a firmare l’ennesimo richiamo massonico: la scala forma un disegno ad otto, che, coricato, è un simbolo particolarmente caro agli illuminati: l’infinito.

Da metà settecento le sorti di San Giovanni a Carbonara cominciano a cambiare. La città di Napoli aveva bisogno di una Caserma nuova. Ed ecco riconvertiti alcuni locali di San Giovanni in quella che, successivamente all’Unità d’Italia, diventerà la Caserma Garibaldi. Non si può non citare tra le cose notevoli di San Giovanni a Carbonara, La Crocefissione, del Vasari, che si può ammirare ancora oggi in Sacrestia, o la Cappella Recco, che ospita un presepe del 1400, inizialmente fornito di 45 pastori originali.