Sul paese di nascita di San Gennaro tanto s’è detto e tanto s’è scritto. Fino alla eventuale scoperta di documenti incontrovertibili, si continuerà a dire tutto ed il contrario di tutto. Ma ammettendo il Santo nato a Napoli, una delle ipotesi più percorse è che San Gennaro fosse nato al n.41 di Via San Gregorio Armeno. O meglio, in ciò che si trovava un tempo lì dove ora trovate scritto quel numero. Pochi passi più in là, all’incrocio con Via San Biagio dei Librai, la prima chiesa dedicata al Patrono di Napoli: San Gennaro all’Olmo.
Un barlume di certezza in una fitta rete di leggende e recriminazioni? Niente da fare. Anche in questo caso la prima dedica ufficiale a San Gennaro sotto forma di edificio, resta e resterà a lungo un mistero. Alcuni studiosi fanno risalire la sua fondazione ai tempi di Costantino, nel IV secolo, e ritengono San Gennaro all’Olmo fosse una delle sei chiese fatte erigere dall’imperatore romano per meglio diffondere il Cristianesimo.
Altre fonti ritengono invece che l’edificio nacque per volontà del Vescovo Sant’Agnello, nel VII secolo. Il Vescovo volle così ringraziare il Santo che preservò Napoli dall’incendio che divampò in seguito ad un’eruzione del Vesuvio, e che si avvicinò pericolosamente alla città, fermandosi miracolosamente prima che fuoco e fiamme vi penetrassero. Era il 680 circa, e una serie di conferme storiche rende quest’ipotesi più plausibile della precedente.
C’è un ma. La chiesa, prima di chiamarsi San Gennaro all’Olmo, si chiamava San Gennaro ad Diaconam. Il che confermerebbe quanto si sapeva circa l’operato dei diaconi, che proprio in quella zona, a partire dal III secolo, agivano per il bene dei bisognosi raccogliendo carità elemosine ed elargizioni. Terzo secolo: la chiesa potrebbe quindi essere addirittura anteriore a Costantino.
C’è anche chi, come Bartolomeo Capasso, identifica nei luoghi in cui sorse la chiesa di San Gennaro all’Olmo, il Caesareum, un tempietto per chi, tra i patrizi, intendeva proseguire il culto di Augusto e di tutta la Gens Julia. Origini tutt’altro che cristiane, insomma, che comunque non negherebbero necessariamente le ipotesi suddette. Si parlerebbe in questo caso di rifunzionalizzazione, riqualificazione, riutilizzo edile o quant’altro riguardasse la sostituzione di un luogo di culto con un altro.
Torniamo a quanto c’è di più certo, e cioè la presenza della chiesa nel settimo secolo. Certo perchè documentato. Al tempo la chiesa poteva considerarsi la prima chiesa dedicata a San Gennaro all’interno della città, poiché all’esterno una dedica architettonica al Santo era già avvenuta, nei pressi delle catacombe.
Nell’ottavo secolo la chiesa ospitò alcune suore armene, sfuggite miracolosamente alla furia omicida degli iconoclasti orientali. Portavano in dote un tesoro preziosissimo: le reliquie di San Gregorio Armeno, e il cranio di San Biagio. Custodire le reliquie di San Gregorio e San Biagio in una chiesa che si trovava all’incrocio di due strade celebri di Napoli, che nel tempo sarebbero state intitolate alluno e all’altro Santo, a posteriori, sembra predestinazione.
E invece è storia. Ciò che potrebbe non esserlo, è l’olmo che ha dato il nome alla chiesa nota come Chiesa di San Gennaro all’Olmo. Potrebbe essere leggenda, come potrebbe trattarsi dell’olmo a cui si dice venivano appesi i premi conquistati dai partecipanti ai giochi cittadini, come ex voto per San Gennaro. O potrebbe trattarsi dell’olmo a cui venivano appesi gli stessi premi, nell’attesa di essere consegnati ai vincitori.
Nel 1583 l’Abate Agnello Rosso dà il via ad una profonda opera di restauro della chiesa, e durante i lavori viene rinvenuto il corpo di San Nostriano. Nel 1612 le sue spoglie sono esposte a beneficio dei fedeli. Tre anni dopo la congregazione dei 72 Sacerdoti acquista la chiesa e prosegue i restauri, modificando massicciamente l’aspetto dell’antica chiesa, e rendendola più moderna. La moda del tempo era il barocco.
E in stile barocco furono realizzati anche molti dei restauri successivi, a cavallo tra il 1600 e il 1700. Nel diciannovesimo secolo fu la volta della pavimentazione maiolicata e delle pareti bianche e azzurre. Appare del tutto incoerente con l’interno la facciata in stile neoclassico, realizzata agli inizi del 1900. Poi il nulla. La chiesa è rimasta abbandonata per quasi cinquant’anni, finché la Fondazione Vico non ha preso di petto la faccenda, finanziando lavori di restauro che hanno restituito ai napoletani la chiesa di San Gennaro all’Olmo nel 2010.