“Agnelli incontrava i mafiosi”. E’ il titolo pubblicato questa mattina in prima pagina su Il Fatto Quotidiano, giornale diretto da Marco Travaglio.
La dura accusa nei confronti di Andrea Agnelli, giovane presidente della Juventus, arriva direttamente dalla Procura della Federcalcio attraverso le parole del prefetto Giuseppe Pecoraro, oggi numero uno della procura della Figc. La doppia inchiesta – una condotta dalla procura di Torino, l’altra appunto da quella della Figc, riguarda il presunto accordo tra la Juventus e i gruppi ultras per garantire tranquillità allo stadio, il bagarinaggio massiccio e sempre più remunerativo e gli affari della malavita organizzata.
Come pubblicato oggi da Il Fatto Quotidiano, che ha avuto accesso ai documenti di chiusura delle indagini (spedito anche al figlio di Umberto Agnelli e agli altri dirigenti coinvolti), il procuratore Giuseppe Pecoraro scrive quanto segue: “Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ‘ultras’, (Agnelli) non impediva ai tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazione di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizione di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.
INCONTRI CON LA MALAVITA
L’accusa più grave nei confronti di Andrea Agnelli è un’altra. Per la Procura della Federcalcio il presidente della Juventus “ha partecipato personalmente, inoltre, in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ‘ultras’”.
L’inchiesta del procura federale della Figc fa seguito a quella dei magistrati di Torino, nel corso della quale non sono emerse frequentazioni e incontri diretti con la Juventus. Ma una intercettazione ha avanzato qualche dubbio. Dubbi che gli investigatori hanno approfondito la scorsa estate anche se al termine delle indagini nessun dirigente della Juventus è stato indagato in sede penale.
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LA MOSSA DELLA PROCURA FIGC
Pecoraro lo scorso novembre ha ricevuto gli atti dalla procura di Torino e, dopo ulteriori accertamenti, ha deciso di non archiviare ma continuare ad approfondire la questione. La Juventus – come riportato ieri sempre dal Fatto – ha indicato come persona informata l’amministratore delegato Beppe Marotta, anche se come visto, le parole di Pecoraro sono riferite direttamente al presidente Agnelli.
LA REPLICA DELLA JUVENTUS IN UNA NOTA:
Juventus Football Club e il Presidente Andrea Agnelli, alla luce di alcuni articoli pubblicati in questi giorni, comunicano di aver affidato ai legali la tutela della propria onorabilità e rispettabilità.
Si precisa che la Procura della Repubblica di Torino ha avviato, e recentemente concluso, un’indagine su alcune famiglie ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta alle quali si contestano oltre a reati contro persone e patrimonio, anche il tentativo di infiltrazione in alcune attività di Juventus Football Club. Si ricorda inoltre che nessun dipendente o tesserato è stato indagato in sede penale.
Si precisa altresì che, nel pieno rispetto delle indagini e degli inquirenti, la società ha sempre collaborato mantenendo uno stretto riserbo a tutela del segreto istruttorio.
Per quanto attiene alla giustizia sportiva, la società ha già dimostrato fattivamente la propria disponibilità a collaborare.